ALBA WINE EXHIBITION 2005 – Le istantanee

La prima mattina ho fatto colazione allo stesso tavolo a cui era già intenta, evidentemente già da tempo, una giornalista giapponese. Io avevo davanti a me una semplice tazza di tè verde da cui pendeva l’etichetta del filtro con disegni orientaleggianti; lei mangiava voracemente un panino con la mortadella, forse al tartufo, accompagnandolo con uno schiumoso cappuccino. Erano le 7,50 del mattino.

La stampa estera rappresenta quasi il 50% degli accreditati.
Gode della perfetta organizzazione e puntualità: qui nulla è lasciato al caso e non esistono tempi morti. Da buon meridionale, non ho potuto fare a meno di pensare tutti loro nella mani di una “mamma del sud”, il giorno prima diffidente per l’arrivo dei forestieri, poi soddisfatta dal piacere indotto e pronta ad esagerare.
Qualunque rigida organizzazione vacillerebbe sotto i colpi insistenti del suo accudimento, qualunque manifestazione dovrebbe rivedere il proprio programma. Troppe cose da mettere in discussione.

Abbiamo mangiato tanto e bene. Anche giovedì sera al Combal.Zero di Rivoli dove si festeggiavano i 10 anni di Alba Wines Exhibition. Lo chef ha avuto pietà di noi e ci ha preparato uno splendido menù che tutto avrebbe chiesto ad accompagnarlo meno che il vino delle Langhe. Cappuccino di pomodoro, affogato di merluzzo, ostriche virtuali, …
Noi abbiamo rifiatato e ci siamo purificati bevendo tanta acqua.

L’organizzazione e l’assistenza alla stampa sono tutte rigorosamente al femminile e abbastanza glamour per riuscire a tenere insieme orchi solitari, iene spiritate e tristi orsacchiotti di peluche. Sono state impeccabili e di grande pazienza, tanta pazienza. Noi non sempre cortesi e a modo. Così l’ultima sera, con la sensibilità di chi non vuole infierire sulla disperazione altrui, hanno tamponato con l’eleganza di un abbraccio l’irruenza della versione un po’ brilla di un giornalista che, nella frenesia dei reciproci ringraziamenti, ha pensato bene di chieder loro per il prossimo anno anche una prestazione da seducenti cubiste. In cuor loro immagino avrebbero preferito di gran lunga rifilargli una liberatoria ginocchiata nei coglioni.

Ricordiamo con affetto anche una materna redattrice che dispensava erronee lezioni di galateo della tavola, imbarazzanti confronti tra la pazienza dei produttori e l’ignoranza di alcuni giornalisti sorpresi a sorprendersi dell’illuminante rivelazione che le caratteristiche del vino sono conservate tutte nella buccia dell’acino, assaggiatori meteore in grado di testare anche 70 vini semplicemente apparendo per alcuni minuti nella sala e stomaci sopraffatti, il mio, dalla prepotenza olfattiva della troppa vicina fabbrica della Nutella.

Il pranzo è il momento in cui si scambiano le prime impressioni sugli assaggi. A tavola, da sempre, si fanno i migliori affari ed è così anche qui: si creano tendenze. I grandi politicanti sanno quale è il momento giusto per mettere in giro la voce vincente ed ecco che tutti oggi sono alla ricerca del vino perduto, rispettoso del terroir. Diffidate dalle imitazioni.

onepablo dal fronte