ANTEPRIMA VINI della COSTA TOSCANA 2004

Back on the coast…

Tornare a Lucca un anno dopo è stata un’esperienza utile. A maggior ragione poiché la nostra prima visita ad Anteprima Vini della Costa Toscana era stata segnata da varie perplessità, che avevamo il dovere e il desiderio di verificare e inquadrare meglio.

Innanzi tutto la questione dell’assaggio en primeur. E’ difficile, e potenzialmente ingannevole, farsi un’idea precisa e attendibile di vini destinati a una parabola evolutiva medio-lunga a uno stadio così giovane. Abbiamo avuto modo di condividere quest’opinione in loco con vari colleghi, che si sono trovati di fronte alle medesime incertezze e agli stessi nostri dubbi. Proprio per questo motivo, e anche grazie alle conversazioni e agli scambi d’idee con gli altri degustatori, ci è sembrato utile ridefinire i termini della questione. L’assaggio en primeur doveva avere il mandato di provare innanzi tutto a farsi un’idea globale dell’annata 2003 – la vendemmia che veniva presentata. In secondo luogo, sotto la lente d’ingrandimento poteva finire lo “stile maison”: se la materia prima si trovava in una fase ancora così cruda, ciò che poteva forse trasparire meglio era la “mano” del vinificatore, l’impronta che il produttore avrebbe in una certa misura deliberato di lasciare sul suo vino. Diamo in effetti per plausibile l’ipotesi che i campioni in degustazione fossero stati seguiti e preparati con la più grande cura, proprio anche in prospettiva di doverli sottoporre all’attenzione di un assaggio precoce. Quindi riteniamo che l’en primeur possa offrire anche uno scorcio della filosofia interpretativa del produttore. Una prova – o un gioco, perché anche in questo senso va letta Anteprima Vini – che supponiamo anche particolarmente impegnativa e rischiosa per i produttori, dato che rispetto all’edizione precedente è diminuito di una ventina il numero totale dei vini presentati.

 

Profusione d’impegno

Organizzare un evento della portata di Anteprima Vini è probante di una forte volontà di crescita. Notevole il dispiegamento di mezzi e uomini, e senza dubbio notevole anche lo sforzo economico di un’organizzazione che ha profuso, anche quest’anno, un grande impegno nella gestione delle degustazioni, della preparazione dell’aspetto comunicazione, nella premurosa accoglienza di un gran numero di ospiti… Apripista e capofila della cordata di soggetti impegnati in questa manifestazione, l’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana, nata un anno fa. La presidentessa Ginevra Venerosi Pesciolini mostra grande soddisfazione: “Siamo passati da una dozzina di iscritti a oltre settanta. Il nostro primo ruolo è quello della comunicazione, rivolgendoci all’esterno per far conoscere i nostri vini, i nostri territori, il nostro potenziale. L’esempio dell’Union des Grands Crus di Bordeaux per noi è stata un riferimento importante”. Oltre ad Anteprima, che è un po’ il fiore all’occhiello annuale dell’attività dell’associazione, sono vari gli eventi che quest’ente sta promuovendo nel corso dell’anno, a testimonianza di un dinamismo significativo e del desiderio di crescita ed espansione di questo gruppo di produttori.

La Cattedrale di Lucca

 

Il torrido 2003

L’annata 2003 ci ha aiutati di più del 2002 nella comprensione dei vini. Due millesimi estremamente diversi sotto il profilo climatico, che hanno manifestato i propri esiti enologici in modi altrettanto differenti.

Il 2002 era stata un’annata sofferta e tormentata; lo sforzo per recuperare in cantina ciò che la natura non aveva concesso in vigna si leggeva con nitidezza. La nostra impressione è che i vini, anche en primeur , avessero subìto non solo un livellamento della qualità verso il basso, ma un appiattimento delle diversità. Ci sembra comprensibile: è una delle cose che più o meno inevitabilmente accade quando si è costretti a intervenire pesantemente nel vigneto e in cantina.

Il 2003 – che resterà negli annali della viticultura e della meteorologia come un’estate rovente – ha dato risultati molto diversi. I vini infatti sono per lo più generosi di alcol e “liquidi”, guizzanti, potremmo dire anche sostanzialmente spontanei. Ma è frequente il caso di carenza di struttura, di diluizione della materia, di incapacità a colmare la misura e a coprire gli spazi. Lungi dall’essere di per sé un limite insormontabile, abbiamo avuto l’impressione che chi ha lasciato liberi i vini di esprimersi secondo immediatezza e agilità ne abbia tratto beneficio e maggior “verità”. Anche grazie a qualche colloquio informale con i produttori, qui come altrove, pensiamo che l’estremo caldo e la siccità abbiano determinato una frattura fra maturità tecnologica e maturità fenolica. Uve cariche di zuccheri e acidità in discesa precoce devono aver costretto a vendemmiare prima che il patrimonio di polifenoli potesse completarsi e organizzarsi, determinando anche una natura differente (forse carente) dello spettro odoroso. Ma stiamo parlando, rimarchiamolo, di ipotesi.

Uno dei risultati di questa situazione ci è parsa essere una più franca definizione delle differenze territoriali. Il limite tecnico dell’annata potrebbe essersi convertito in un’opportunità per mettere in rilievo la diversità. Come dire: meno muscoli a tutti i costi hanno favorito la visione delle altre parti del “corpo”… E’ un bel modo per ricordarci che chi decide alla fine è sempre la Natura.

Sarà dai prossimi mesi, ne siamo convinti, quando inizieranno gli imbottigliamenti, quando i vini usciranno dal loro “limbo”, che si potrà cominciare a farsi un’idea più attendibile su questo 2003 difficile da inquadrare. Bizzarra è la vicenda di questo 2003, torrido in Italia e altrove: osannato settimane prima della raccolta, ridimensionato durante le vinificazioni, oggi ci si avvicina con curiosità e una certa diffidenza a mano a mano che i suoi frutti si definiscono lentamente, e non sono rari i casi in cui la vita ci impone di ricrederci…