Chianti Classico Collection – Anteprima Vini 2007

Nel Medioevo le repubbliche di Firenze e Siena erano in lotta per i confini; il territorio del Chianti era uno degli oggetti della contesa. Per deciderne le sorti, due cavalieri partirono dalle rispettive città; il punto del loro incontro avrebbe determinato i rispettivi territori.

Nel Medioevo le repubbliche di Firenze e Siena erano in lotta per i confini; il territorio del Chianti era uno degli oggetti della contesa. Per deciderne le sorti, due cavalieri partirono dalle rispettive città; il punto del loro incontro avrebbe determinato i rispettivi territori. Risveglio al canto del gallo. Si narra che i Fiorentini scelsero un gallo nero esasperato dalla fame e dall’isolamento subito nei giorni precedenti al canto, che avvenne con netto anticipo rispetto a quello del gallo bianco senese. Il cavaliere fiorentino percorse così una distanza più lunga, facendo ottenere quasi tutto il Chianti alla vincitrice Firenze (riconsegnato comunque in gran parte a Siena al momento della suddivisione in province). Dal Gallo Nero (oggi simbolo del Chianti classico), dal fiasco (primordiale ma efficace forma di marketing) e dal forte apporto di uve bianche ne è passato di tempo. Non che paglia e Trebbiano vadano rimpianti, ma certo possono fare riflettere sui passaggi di un prodotto che da secoli racconta la storia enologica italiana. La Chianti Classico Collection Anteprima Vini 2007 è un’occasione per comprendere i gradini più recenti – a salire o a scendere, la visione non è unanime – percorsi da un vino e un’uva straordinari. Le aziende presenti il 19 e 20 febbraio alla Stazione Leopolda di Firenze erano centotrentaquattro: un panorama abbastanza completo di una zona “simbolo”. Già nel 1932 un decreto ministeriale distinse questo Chianti da quello prodotto in altri territori toscani. Dal 1996 il Chianti Classico è anche DOCG autonoma: il territorio è quello originario del Chianti, le uve sono Sangiovese minimo 80% eventualmente abbinato a Colorino, Canaiolo o vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon e Merlot, vigneti di minimo quattro anni, rese basse, gradazione alcolica minima di 12 per il base e 12,5 per la riserva, messa in commercio dal primo ottobre dell’anno successivo alla vendemmia. In due giorni abbiamo assaggiato una sessantina di vini e conosciuto più di trenta cantine. Aziende da pochi ettari, castelli storici, marchi che “tirano” passando per ricchi possidenti, umili agricoltori e pochi artigiani. E molto Sangiovese moribondo già a pochi anni di vita, senza spinta e personalità, sfigurato al limite della riconoscibilità varietale. Talvolta è il risultato dell’omologazione legnosa, spesso di mollezza e diluizione, altre volte di vitigni internazionali che poco apportano e di molto privano. Eppure affermati produttori parlano di grandi annate e soddisfazioni, di tecnologie correttive sempre più efficaci: ottima l’annata o la correzione, quindi? A fianco visi abbronzati a febbraio – di chi in vigna ci sta – propongono un vino diverso dai più, le cui caratteristiche organolettiche raccontano un clima, un terreno, una regione, in una particolare annata; nel calice ritrovi tutto, cambia solo il canale comunicativo: prima le parole, ora il liquido, senza alcuna contraddizione. Il primo giorno è stato dedicato ad assaggi individuali. La ripetizione lessicale nelle schede di degustazione è indice della grande lacuna di molti Chianti Classico moderni: la rappresentazione di una tipologia accettata e costruita. Sentori terziari sgraziati e slegati, dolcezza artificiale. Il riassaggio è una fatica; troppi i vini fuggiaschi, che scivolano via; vini senza linfa a quattro anni di vita. Abbiamo tentato di giustificare la frequente diluizione con le peculiarità dell’annata, ma se così fosse la caratteristica dovrebbe essere maggiormente presente nell’ostile e piovoso 2005. E’ meno giustificabile nel 2006. I vini naturali testati sono estranei alla sensazione, per cui è facile pensare a pratiche di cantina interventiste, come chiarifiche mirate a smussare i tannini, magari quegli stessi, precedentemente aggiunti. O forse a un mercato – con un 30% di vendita agli Stati Uniti e un 27% in Italia – che premia facilità e prontezza di beva. Più della metà dei vini assaggiati è segnata da un’entrata dolciastra, nessun peso sulla lingua, slegata astringenza finale. Sono pochi i testimoni di un determinato areale e delle sue peculiarità climatiche e morfologiche.
Per il 2007 – con le alte temperature che hanno anticipato notevolmente la ripresa vegetativa ma una vendemmia avvenuta in media una sola settimana prima del 2006 – si è temuta una stagione siccitosa, salvata dalle precipitazioni di giugno e agosto. In media sono stati rilevati una buona acidità totale, un discreto contenuto di polifenoli, ottimali gradazioni alcoliche e zuccherine. Gli assaggi delle anteprime rivelano una materia prima generalmente buona, notevole struttura, aromi intensi e giovanili di frutti rossi. Pochi 2007 sono criticabili, anche grazie a un’appagante e fresca giovane età: merito di un’annata eccezionale, di un’invasività enologica non ancora compiuta o di un approccio meno interventista che si sta diffondendo?
Dedichiamo una segnalazione particolare per qualità e tipicità a Badia a Coltibuono e Caparsa. Nonostante qualche riserva su annate specifiche, su alcune pratiche di cantina peggiorative o per lo scarso numero di prodotti testati, va seguito anche il lavoro di Le Cinciole, Fattoria San Giusto a Rentennano, Felsina, Fontodi, Monte Bernardi, Querciabella, Riecine e Rocca di Montegrossi.

Badia a Coltibuono, Gaiole in Chianti (SI)
Chianti Classico Cultus Boni 2004: naso cupo e complesso; ben disteso.
Chianti Classico 2005 Riserva: elegante ed esile, appagante.
Chianti Classico 2006: fresco, giovanile e sincero. Al riassaggio dona maggiori finezza ed equilibrio.
Chianti Classico RS 2006 (le uve sono acquistate da piccoli produttori locali): spiccata etereità, poi bei sentori di viola. Astringenza marcata che lascia un finale amaro.

Caparsa, Radda in Chianti (SI)
Chianti Classico Riserva Doccio a Matteo 2004: piacevoli terziari, sentori cupi di viola macerata; corpo non eccessivo, astringente; buon compagno della tavola.
Chianti Classico Doccio a Matteo 2005: naso ancora giovanile e fruttato con un punto di crudezza vegetale; in bocca fresco, tannico, pulito.
Chianti Classico Doccio a Matteo 2006 campione da botte: intenso e fruttato; buona spalla acida, tannini spiccati ma non sgraziati.
Chianti Classico anteprima 2007: vinoso, fruttato, schietto, goloso. Una delle migliori anteprime.

Le Cinciole, Panzano in Chianti (FI)
Chianti Classico Riserva 2003 Petresco: naso etereo, speziato e floreale; entrata troppo morbida, vino "marcato" e voluminoso, caldo ma interessante.
Chianti Classico 2005: forte etereità; entrata un po’ molle, corpo moderato.
Chianti Classico anteprima 2007: racconta un buon lavoro in vigna e un’uva sana.

Fattoria San Giusto a Rentennano
, Gaiole in Chianti (SI)
Chianti Classico Riserva 2005: etereità fortissima; tannini accentuati, chiusura amara.
Chianti Classico Riserva 2006: terziari spiccati con inchiostro e mallo di castagna; l’astringenza un po’ slegata limita la piacevolezza dell’assaggio.
Chianti Classico 2006: naso complesso di frutta rossa e sentori balsamici; entrata un po’ molle ma buona distensione e notevole persistenza.
Chianti Classico anteprima 2007: fruttato, vinoso, franco; di corpo.

Felsina, Castelnuovo Berardenga (SI)
Chianti Classico Riserva 2004: piatto in entrata ma maggiormente presente sul cavo orale.
Chianti Classico Riserva Rancia 2004: naso complesso, minerale; buoni l’equilibrio e la persistenza.
Chianti Classico 2006: impatto olfattivo dominato da sentori terziari di smalto e vaniglia, poi frutta rossa non troppo matura e viola. In bocca scivola via troppo presto.

Fontodi, Panzano in Chianti (FI)
Chianti Classico Riserva Vigna del Sorbo 2004: etereità eccessiva; poco disteso all’assaggio nonostante una ricca materia prima.
Chianti Classico 2005: anche a causa dell’annata corpo leggero, sapore diluito.
Chianti Classico 2006 campione da botte: naso che vuole impressionare, complessità non pulita di cuoio, mangime e caffè; in bocca voluminoso e bruciante.

Monte Bernardi, Panzano in Chianti (FI)
Chianti Classico 2006 campione da botte: sentori terziari spiccati, viola appassita; in bocca buona distensione, non se ne va.

Querciabella, Greve in Chianti (FI)
Chianti Classico 2006: naso netto e cupo di sottobosco e ciclamino, in bocca è pieno, voluminoso e persistente.

Riecine, Gaiole in Chianti (SI)
Chianti Classico 2005: naso alcolico, sincero e complesso di frutti rossi un po’ acerbi, terra e cioccolato. In bocca è ricco e equilibrato, significativa la voglia di riassaggiarlo.

Rocca di Montegrossi, Monti in Chianti (SI)
Chianti Classico Vigneto San Marcellino 2004: naso complesso di piccoli frutti rossi, tostatura e terra; entrata dolciastra ma recupera nella buona distensione, equilibrato nonostante il finale leggermente amaro.
Chianti Classico 2005: naso varietale e franco di viola e sottobosco, arricchito da lievi sentori tostati. In bocca è fresco e pienamente coerente.
Chianti Classico San Marcellino anteprima 2007: sentori vinosi e di frutta rossa matura; assaggio pulito e sano per una delle migliori anteprime.