Le miniature di Sandro Sangiorgi - Porthos Edizioni

Ciao 2015, non ti dimenticherò

Basta la perdita di Alessandro Zamboni a rendere il 2015 un anno terribile. E non importa che l’evento sia avvenuto il 13 agosto, quell’incidente, quella morte assurda sembra portarsi via tutto, apparentemente senza distinzioni; ma forse non è così. Onorare la memoria di un amico significa anche alzare la testa e costatare che si è ricevuto, che si è fatto, a cominciare proprio da ciò che con Ale è stato condiviso. Sono diverse le persone che stanno leggendo queste righe ad avere avuto il mio stesso privilegio, aver abbracciato Alessandro, mangiato e bevuto con lui, lavorato e parlato, riso… (e pianto).

Le miniature di Sandro Sangiorgi - Porthos Edizioni

Il 2015 è stato un anno all’inseguimento. Io sono stato sorpreso, quasi travolto, eppure le premesse erano chiarissime già nell’autunno del 2014, sarebbe bastato guardare, ascoltare, sentire per essere preparato, almeno un pochino. Eccola una lezione dell’anno che se ne va, di sicuro non l’unica: nulla accade per caso e non esistono coincidenze. Già il numero elevato di negazioni dice molto. Che lotta… Amiche e Amici di Porthos. Talvolta, ciò che s’impara è talmente doloroso… che si vorrebbe rinchiuderlo nel luogo più profondo, credo non tanto per dimenticare quanto per proteggerne la vita.
Scrivo e l’anno scorre, lo rivedo e accarezzo col pensiero ogni giornata. La presunzione, le aspettative, le promesse, nulla che non sia dipeso da me. Quest’ultima frase, lo avrete sicuramente notato, ha sempre un che di fallimentare, spesso si riferisce agli errori… E invece stavolta no! Mi tengo stretto lo slancio sincero, le intenzioni, il bello del fare, sebbene molto sia rimasto in sospeso, incompleto. Tra poche ore riprenderà il cammino, il sacco non si è certo alleggerito, io però ci sono. Eccolo il mio augurio: alla fine di tutto, resta ancora molto.

Le miniature di Sandro Sangiorgi - Porthos Edizioni
foto di giulia angela fontana

Prima di lasciarvi, alcuni frammenti di Sandro Penna, poeta (Perugia 1906 – Roma 1977).

Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita.

Le porte del mondo non sanno
che fuori la pioggia le cerca.
Le cerca. Le cerca. Paziente
si perde, ritorna. La luce
non sa della pioggia. La pioggia
non sa della luce. Le porte,
le porte del mondo son chiuse:
serrate alla pioggia,
serrate alla luce.

Felice dono
la vita mia.
Lieto abbandono
l’ortografia.

Non c’è più quella grazia fulminante
ma il soffio di qualcosa che verrà.

Tratti da volume “Sandro Penna Poesie”, edito da Garzanti, Milano, collana Gli Elefanti, 1989; prefazione di Cesare Garboli.