Collio

La sottile linea gialla, il Collio

La degustazione dei vini del Collio si è svolta il 28 marzo presso la sede di Porthos, è stata organizzata da Matteo Gallello, con l’aiuto di Miriana Baraboglia e Claudio Caputo, e condotta da Emanuele Giannone con Sandro Sangiorgi. Un grazie particolare va a Roberto Terpin per il tema.

Nel ripercorrere i vini della degustazione, come complesso di elementi, è emersa forte la spiccata identità di ogni singolo liquido, nonostante il “comune territorio di confine”. L’impronta identitaria mi ha fatto pensare a una premessa strutturalista la cui definizione generale, letta qualche tempo prima sull’Enciclopedia Italiana Treccani, mi è parsa calzasse a pennello per l’occasione: l’intera degustazione «costituisce una struttura, ossia un insieme organico e globale i cui elementi costitutivi non hanno valore funzionale autonomo ma lo assumono nelle relazioni oppositive e distintive di ciascun elemento rispetto a tutti gli altri dell’insieme».

Collio

foto di claudio caputo


Pikotno (friulano) 2006 Klinec (Medana)

Vegetale e agrumato, cera, si sofferma su toni sulfurei. L’ingresso in bocca è grasso, l’acidità incide così come la componente salina. Inizialmente è chiuso, poi vira su toni maturi. Il vino ha un’integrità che s’intreccia a un evocativo lato ossidato, ma non così libero da emergere serenamente.

Malvazija 2011 Sirk (Višnjevik)
Statico, odori di calcio e succo di pompelmo. Deodorato, protetto. In bocca entra con note di fiori e di frutta morbida, riesce a soffermarsi ma è poco “servizievole”, ripetitivo in una commistione di pungenza e ariosità che lasciano sempre una sensazione di distacco.

Jakot 2005 Franco Terpin (San Floriano del Collio)
Burro, carne secca, succo d’arancia fermentato. Il lato ossidativo è pressante, il passare dei minuti gli consente d’integrarsi. In bocca l’alcol abbondante non tradisce la fisionomia di un vino ben delineato dall’acidità che si fonde con la materia di notevole portata.

Rebula 2006 Nando (Plessiva)
Dolci sentori di distillato di pere. Colpisce il frutto integro in un contesto odoroso di terra bagnata. Si allargano i toni cremosi, caldi. Bel sentore di erbe aromatiche mediterranee. In bocca sta bene, conserva un’interezza grazie alla linea fresca, amara e ordinata. Impressiona il tannino definito e assestato.

Jakot Villa De Mandan 2010 Klinec (Medana)
Carne in frollatura che diventa brodo freddo, come a ricordare un elemento di compattazione, erbe officinali. Cangiante e aperto, fuso, unito; in bocca ripropone il suo nervosismo e rievoca la finezza del precedente. L’acidità è in leggera flessione e lascia alla delicata vena sapida lo spazio per evocare la bellezza delle sensazioni finali.

Rebula 2007 Stekar (Snežatno)
Severo e difficile da afferrare, esprime duri richiami salmastri, di frutto sotto spirito e salsiccia cruda. La volatile punge, affatica il vino e ne evidenzia il tono ossidativo. In bocca è nervoso, dal tannino graffiante, generoso ma poco profondo proprio per gli eccessi e i limiti sostanziali.

Ribolla gialla 2009 Il Carpino (San Floriano del Collio)
Tono iniziale di formaggio fresco. È tenue, leggermente floreale, snello, essenziale. Spinge a cercare tra note di agrumi, terra e mare. Si trasforma silenzioso, in bocca è lieve, rinfranca, chiude con un accenno amaricante e un tannino serio. Rimanda ai gusci marini che fonde con la sua integrità portata dalla macerazione sulle bucce; gli odori organici di verdure vanno ridefinendosi in infusi di erbe.

Jakot 2003 Radikon (Oslavia)
Ricco e sfaccettato, benzene. La lieve volatile vivifica lo spettro odoroso fatto di maturità e sottigliezze. Un’ossidazione spinta e i toni di camomilla essiccata ci consegnano un sole pieno, meridionale. Vino condensato e di estrema libertà, in bocca esibisce tratti erbacei e di frutto compiuto, albicocca e uva. Si afferma con un tannino grintoso e avvincenti aspetti ematici. La sua grande generosità, la tensione e la successiva estensione non pregiudicano la leggerezza del respiro e il valore della materia.

Ribolla gialla 2009 Podversic (Gorizia)
Negli strati superficiali pietre e buccia di lime. Sorprendente, sottilissimo e deciso. In bocca è compreso tra la cremosità, la forza unita del volume e l’acidità nervosa. Severo, dagli aspetti sanguigni e di terra magra, lascia libero il tannino che s’innerva nel corpo insieme all’acidità. Colpisce per il rigore; è tenace, strutturato da uno scheletro salino compatto; ma la parte migliore arriva nel ricordo, nella sua ricerca di un modo delicato per farsi spazio.