L’asta del Barolo

Quella che viene pubblicizzata come l’’Asta del Barolo è una mera attività promozionale dell’’Azienda Gianni Gagliardo di La Morra. Poco male, ma è sempre bene chiarire la reale natura delle cose. Non c’’è alcun patrocinio del Comune o del Consorzio di Tutela, nessuna collaborazione tra produttori. E’ solo promozione aziendale, quasi a costo zero, di cui quest’anno si è svolta l’’ottava edizione.

Gianni Gagliardo, con largo anticipo su tutti, ha intercettato e resa esplicita anche nell’universo del vino quella perversione maniacale che porta l’uomo a godersi con maggiore piacere il possesso delle cose conquistate in battaglia, spesso in modo assolutamente indipendente dal godimento che l’oggetto del contendere gli potrà realmente procurare. Così ha pensato che la competizione tra potenziali compratori di bottiglie storiche di Barolo sarebbe potuta essere una tra le migliore occasioni possibili per promuovere la sua azienda. Certo non ha organizzato, anche se sarebbe stato molto divertente, un torneo di lancio dell’uovo (attività molto diffusa a Barolo), o gare di tiro alla fune o un campionato di lotta nel bianco fango langarolo; si è orientato invece sulla modalità di competizione più adatta ai salotti buoni dove le battaglie si combattono a suon di quattrini e così i vini sono finiti all’asta. L’asta del Barolo.
La sua azienda ha acquistato e continua ad acquistare le bottiglie da collezionisti, da ereditieri più o meno consapevoli e persino da alcuni produttori per poi una volta all’anno venderle al miglior offerente. C’è un rischio economico che, considerata la fama internazionale del re delle Langhe, è assolutamente risibile, anzi, probabilmente, il ricavo ottenuto copre la gran parte delle spese organizzative. Inoltre l’asta si svolge all’interno dell’azienda stessa e gli ospiti sono quindi sempre circondati dai baroli di casa, alcuni dei quali se li ritrovano anche tra i lotti messi in vendita. Marketing esemplare, tanto di cappello!

L’asta 2005 ha visto battere 40 lotti. Tra gli altri, sette erano dedicati ai vini di Giacomo Conterno di cui sei a base di Monfortino (3 bottiglie del 1990, 1 del 1952, 3 del 1978, 3 del 1964, 6 del 1971 e 12 del 1974), due ai vini di Bartolo Mascarello (1 bottiglia del 1985 e 2 magnum del 1982). Merce rara che ha scatenato reazioni diverse e a tratti scomposte. I vini di Bartolo Mascarello, ad esempio, sono stati gli unici ad essere applauditi prima dell’inizio dei rilanci. E’ stato un evidentemente omaggio alla memoria di Bartolo, ma, un po’ come succede per i quadri degli artisti morti, i presenti sono caduti in uno strano stato di fibrillazione come se si trovassero al cospetto di qualcosa di unico e irripetibile, dimenticando che questa è una condizione che si ripete per ogni annata diversa di qualunque vino e mostrando anche poca fiducia nel lavoro della bravissima figlia del produttore.
Tra i lotti meno apprezzati vanno segnalati i due dedicati ai vini di Giacomo Borgogno (1 bottiglia del 1955 e 2 del 1957), che sono stati aggiudicati dopo pochissimi rilanci a prezzi non da delirio collettivo (personalmente avevo lasciato a casa il libretto degli assegni!). L’“effetto gregge”, insomma, ha avuto la meglio e il pubblico si è concentrato compatto sulle stesse bottiglie e i più che non hanno partecipato ai rilanci si sono limitati a godere dell’aumento ad oltranza del prezzo delle bottiglie elargendo applausi ai combattenti più agguerriti: chissà perché vedere spendere i soldi altrui rallegra sempre gli animi…
Non poteva mancare il lotto di beneficenza. Rigorosamente un vino dell’azienda ospitante che quest’anno ha avuto un rialzo percentuale del 1440%, di gran lunga il più alto di tutti. Una sorta di 31 salvatutti, quasi un’espiazione della colpa collettiva di essere lì, che ha alleggerito le coscienze di tutti, organizzatori, vincitore e vinti.
Inaspettata è stata invece la razzia fatta da Gianni Giordano della Giordano Vini che ha monopolizzato la prima parte degli acquisti aggiudicandosi 4 dei primi 10 lotti (alla fine ne comprerà 6), tra cui anche l’intera barrique messa in vendita dai Gagliardo stessi (14.000 euro il prezzo finale con base d’asta di 3.600). Sembra che questo vino, che sarà imbottigliato con l’etichetta personalizzata (una sorta di joint venture Gagliardo-Giordano), sarà utilizzato come gadget per i clienti più affezionati dell’azienda dagli inconfondibili cataloghi patinati. La foga impiegata nello sbaragliare la concorrenza ha costretto il mattatore a una lunga pausa sigaretta nel cortile esterno: le maniche arrotolate e il sudore sulla sua fronte suggerivano l’immagine dei postumi di una vera battaglia… grande interpretazione!
Tra gli altri protagonisti va sicuramente segnalata la prestazione del cognato del padrone di casa che con grande coinvolgimento ha riportato i rilanci fatti telefonicamente dall’altra parte dell’oceano dalla Blair Taylor, un’enoteca americana, che alla fine dei giochi si è portata a casa ben 6 lotti.
Non poteva poi mancare l’amico internazionale. Oltre alla presenza in sala di molti orientali, pochi americani e pochi tedeschi, c’era Hong Kong collegata via internet; del resto si sa che morto un papa se ne fa un altro! E’ questa una discutibile soluzione ad un problema che in parte abbiamo già affrontato (Alba Wine Exhibition).
Il collegamento tramite webcam aveva l’inquadratura fissa sul vuoto di una sala di albergo che non ha reso possibile né partecipare al giubilo orientale post-aggiudicazione, né tantomeno capire quanti fossero gli astanti lì presenti (si parla di cento persone, tutte ben nascoste dietro la telecamera: timidezza?): le loro vincite sono state quindi classificate tutte sotto la generica sigla Hong Kong!

Grande agitazione, tanti rilanci e pochi vincitori: una bella festa carica di leciti secondi fini, non solo degli organizzatori.

P.S.: Chi volesse ricevere il dettaglio delle vendite, può scrivermi.