Miniature di Novembre 2008

La notizia. Una vittoria… e una sconfitta.

La notizia
Gambero Rosso e Slow Food sono stati condannati a pagare le spese legali (circa 12.000 euro) della causa intentata nei confronti di Sandro Sangiorgi e di Porthos. Il giudice ha respinto la richiesta di risarcimento di un milione di euro (500mila ciascuna) che le due società, solidali nella realizzazione della guida ai vini d’Italia, avevano richiesto per le dichiarazioni di Sangiorgi durante la trasmissione Report dedicata al vino del settembre 2004.
Il giudice ha altresì condannato Sangiorgi e Porthos a pagare le spese legali alla Rai (circa 3.000 euro), disattendendo la domanda da noi proposta nei confronti della società di viale Mazzini.
A questo punto si attendono le motivazioni della sentenza per comprendere nei particolari la linea adottata dal giudice.
 
 
Una vittoria…
Credo di aver provato la medesima emozione di chi vince una medaglia olimpica. Un sentimento così inebriante da poterlo inserire tra i momenti più belli della mia vita. Sono un tifoso e so che quando vince la squadra del cuore si possono nutrire emozioni indimenticabili –– per me la più intensa è ancora Brasile-Italia 2-3 al mondiale dell’82 –– ma questa volta mi sono detto: «Sono io la squadra del cuore!».
La vicenda è da tempo di dominio pubblico, qui voglio solo esprimere un paio di riflessioni che mi aiuteranno a far capire quanto è profonda la delusione di vedere e sentire Arcigola Slow-Food e Gambero Rosso così distanti dal sogno che li aveva generati.
Innanzitutto, se Porthos e Sangiorgi hanno avuto ragione, almeno in questo grado di giudizio, è sano considerare chi ha avuto torto e perché.
Alcuni amici mi hanno subito chiesto se mi sentivo sollevato. In effetti la veracità delle mie affermazioni e la consistenza delle testimonianze a nostro favore avevano solo attenuato il timore di non farcela, ma non ho provato alcun senso di liberazione. Anzi, dopo un paio d’’ore, mi è progressivamente salita una tristezza profonda e quasi inspiegabile. L’’arrivo della sera e il contributo di un bel temporale hanno chiarito quanto sia ancora vivo il lutto per una parte della mia vita conclusa così male. Mi riferisco all’’amicizia con Daniele Cernilli e ai rapporti di affetto e di lavoro con molte persone di Arcigola Slow-Food. Allo stesso modo non ho avvertito un senso di rivincita o di “vendetta” per la vigliaccata ricevuta.
Non ho intenzione di rivalermi. La mia attività si fonda sulla stima dei miei interlocutori, siano essi produttori di vino, persone consumatori, abbonati e collaboratori di Porthos; non ci sono ragioni economiche, scelte di potere o secondi fini. La principale motivazione è stata sempre l’’amore sconfinato per la divulgazione, raccontare le vicende per consegnare i valori più importanti. Questa vittoria conta perché ribadisce la bontà del lavoro fatto finora e la correttezza di una strada da me intrapresa nel 1986, l’’anno della fondazione di Arcigola e della nascita del Gambero Rosso, e mai abbandonata.
Per completare la riflessione voglio condividere una delle parti più belle del film di Michael Mann “The Insider”. Siamo quasi alla fine, Lowell Bergman (Pacino) ha smascherato le trame dei suoi datori di lavoro della CBS, il suo collega Mike Wallace (Plummer) lo raggiunge in una camera d’albergo con in mano il New York Times che ha riportato tutta la storia: ci sono una profonda malinconia, la stessa di chi si sente sconfitto anche se è oggettivamente vincitore, e una forte tensione perché Wallace, seppure consapevole della bontà delle intenzioni, si sente tradito da Bergman. E gli dice: «Hai ragione, alla CBS pensano che tra qualche mese nessuno ricorderà più questa storia, e invece l’’infamia, seppure generata in un giorno, non ci abbandonerà; è la fama ad aver bisogno di una vita».
 
 
… e una sconfitta
Alla fine la Rai e la trasmissione Report non sono state coinvolte. Avevamo chiesto che rispondessero del tono scandalistico con cui il signor Iovene e la signora Gabanelli avevano impostato la trasmissione riducendone drasticamente la ricchezza di contenuti, ma il giudice ha respinto la nostra richiesta. Qualche anno fa avevo ammesso di aver sbagliato a fidarmi del signor Iovene, visto l’’uso non corretto che aveva fatto delle informazioni, dei contatti, delle interviste da me cedute. In un primo tempo lo avevo ringraziato perché sembrava avesse fatto un bel favore a Porthos; poi, ripensandoci e rivedendo la trasmissione, ma soprattutto provando a ricontattarlo per approfondire gli argomenti lasciati in sospeso, mi ero accorto del suo modo di fare. Il mio fu un errore d’’immaturità che sono certo di non commettere più. Un altro sbaglio fu di non insistere abbastanza per incontrare la signora Gabanelli dopo una sua telefonata arrogante e un po’’ minacciosa; non era certo una persona facile da trovare, ma sono certo che non saremmo finiti dal giudice e, forse, avrei potuto convincerla a tornare sull’’argomento per usare la incredibile quantità di materiale prodotto e rimasto nei loro archivi.
Quando chiedemmo alla Rai e alla redazione di Report l’’intera registrazione delle mie interviste, utile a smontare le tesi di Gambero Rosso e Slow-Food, trovammo un muro di indisponibilità e di omertà difficilmente spiegabile, soprattutto alla luce di ciò che viene propugnato dalla trasmissione e dai suoi autori. Sono convinto che se fosse stato un altro dei bravissimi giornalisti che animano Report a occuparsi di vino, quella trasmissione del settembre 2004 non si sarebbe fermata allo scandalismo e avrebbe lasciato nella memoria testimonianze e argomenti quanto mai attuali.