Sarà che il tempo

Sarà che il tempo non è stato molto clemente queste sere d’estate, sarà che mi sto impigrendo, sarà quel che sarà… fattostà che le mie uscite si sono diradate in modo drastico. E quando dico uscite, dico degustazioni, assaggi, esami di riparazione o di maturità per il palato. Occasioni di affinamento perdute. Ma verranno tempi migliori, lo so.

Intanto passo più tempo che posso in cucina. Vorrei spadroneggiare lì dentro e di cucina sapere tutto, dall’aglio alla zucca.
Mi ritrovo invece, così fan tutte, a gongolare tra le ricette che mi riescono meglio. E di approfondire le conoscenze… se ne riparla al cambio di luna.
Nei giorni di luna piena – no, non divento pallida – le ricette mi ululano in testa per poi uscire a riempirmi la cucina e quelli che mi stanno attorno adorano il plenilunio.
E il vento? Mi soffia nella gola e nelle narici talmente tante idee che devo rincorrerle prima che si confondano e poco dopo si fondano con le erbe aromatiche nella grande padella Agnelli che troneggia sul fornello, consapevole della sua importanza.

Pentola di alluminio dunque, stampo di silicone, coltello di ceramica, piano di marmo, “mandolina” di acciaio, tagliere di legno mi danzano sotto gli occhi, aspettando trepidanti di essere protagonisti.
Praticamente la mia cucina è un gran casino, ma certi piaceri nascono proprio lì.
Sai che a volte sono infastidita dagli attrezzi che mi si accumulano nel lavello, in fila per la doccia come tedeschi in un camping? Altre volte invece me li ammiro, faccio coccole e complimenti e, gelosa e orgogliosa di loro tutti – tu ce l’hai quello che fa spirali delle patate da friggere? – li depongo ben puliti e asciutti nel cassetto giusto, a riposare fra i propri simili.

Stampo tubolare a forma di margherita, oggi. Lo riempio a tre quarti di pasta di pane farcita di ragout di verdure e lo metto nel forno caldo caldo. Sono impaziente di affettare quel bendiddìo una volta tiepido: ogni fetta a forma di margherita con un bocciolo centrale puntinato di piselli, porro, carota, peperone e altri amici a julienne.
Quando finalmente è il momento, dispongo i fiori di pane leggermente sovrapposti al centro della tavola, poggiati sulle foglie verdi del giardino, qualche fiore qua e là, studiata nonchalance.
Il vino… aspetto l’ultimo momento per portarlo su dalla cantina. La temperatura sarà ideale.

Ascolto il mormorio sommesso della radio – avevo abbassato il volume per non sentire quelle antipatiche voci di politici burlesconi che sicuramente mi avrebbero bloccato il lievitare del pane – ma sento ugualmente notizie che mi turbano, cristosanto è sempre così. Mi ritrovo allora a girare la manopolina birichina e a fermarmi sulle note di Mr. Tambourine Man. Canto insieme ai Byrds e sorrido ai ricordi che affiorano fin dal primo “Ehi, Mister…”. Penso a quanto credevo, illo tempore, in politici migliori, a quanto mi impegnavo, convinta di migliorare il mondo.
Il mio mondo ora, libera scelta, è soprattutto qui a casa, dove spadroneggio in cucina anche se non saprò mai tutto dell’aglio e della zucca! E qui cucino cantando i Byrds nonostante l’aviaria (ma c’è ancora?) e rido di quei vacui personaggi che, pur avendo poco sale in zucca, sono dappertutto come l’aglio.