Wislawa

Finalmente l’ho vista da vicino. Non vicinissimo perché mi sono sottratto alla ressa degli autografi che si è scatenata appena finita la lettura. Ma l’ho ascoltata e, pur non conoscendo che una sola parola in polacco, l’equivalente di «ciao», mi è sembrato di averla accanto come se mi parlasse in un orecchio. Eppure eravamo in tanti, almeno trecento, nell’auditorium del Goethe Institut di Roma, dove la poetessa più celebre del mondo, ospite dell’ambasciata di Polonia e dell’Istituto di cultura polacco, ha fatto la sua apparizione. Affabile, attenta ai particolari, ha chiesto di poter essere fotografata solo prima della lettura, cosa che chiaramente non è avvenuta, ma questo mi ha convinto a fotografare il suo posto vuoto. La sua timidezza, l’inadeguatezza di questa piccola donna al clima da stadio che si stava creando, l’impossibilità di sottrarvisi, meritavano uno scatto in linea con alcune delle sue poesie più celebri.
Wislawa Szimborska (si legge scimborsca) ha ringraziato i suoi editori, Scheiwiller che l’ha portata in Italia e Adelphi che le ha dato una diffusione capillare, ma soprattutto Pietro Marchesani, professore di Letteratura a Genova – dopo tanti anni a Milano – e suo traduttore. Ci ha spiegato che il suono della poesia è quasi tutto il valore della stessa, per questo considera Marchesani il suo interprete migliore, nonostante la distanza linguistica tra polacco e italiano.
In un’intervista che presto pubblicheremo Franco Marcoaldi ci ha detto che la lettura delle poesie dovrebbe essere solo dell’autore, che non serve un attore che declami versi con voce intensa, sommessa o stentorea: nell’ascolto deve emergere il percorso della nascita della composizione, il valore dei suoni e dei vocaboli, l’intonazione vera.
È probabile che per la Szymborska sia così, lo abbiamo colto da come proteggeva i versi durante la lettura, da come spegneva qualsiasi spinta lirica per portare a noi il senso di quotidiana leggerezza, o pesantezza, che attraversa la sua opera. A tratti sembrava discorrere col pubblico nel tentativo di consegnare l’ironia, sovente amarissima, che è una delle sue peculiarità distintive. Ma la signora di Cracovia ha ben altre profondità, per questo si comprende la fatica di Marchesani per non tradire la purezza della poesia, come aveva già fatto con successo nelle opere di Milosz ed Herbert.
Mettiamo qui due delle poesie che amiamo e che sono state lette quel sabato, perché per quanto ne dicano Marcoaldi e i poeti viventi, la lettura rimane un emozionante e personalissimo momento di intimità che tutti noi vogliamo ancora permetterci.

Due poesie:
Ad alcuni piace la poesia
Incidente stradale