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Seguire le briciole, il vino e la sua intimità

a cura di sandro sangiorgi
con la collaborazione di elisabetta virgili
foto di paolo parise

Perchè il vino ci fornisce uno spioncino per guardare nell’intimo dell’uomo

(Alceo)

 
Il giorno in cui ci siamo trovati al ristorante Granpasso di Velo d’Astico è arrivato l’autunno. Dopo un’ultima settimana d’estate, le temperature si sono abbassate e hanno lasciato spazio alla pioggia e ai bellissimi colori pastello del paesaggio rinnovato all’interno della Val d’Astico, nascondendo le creste del Summano e i pendii del monte Cengio.

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Qualche tempo prima avevo raccontato a Sandro un episodio accadutomi in Australia: mi trovavo al largo di Cairns, Queensland, su una piccola imbarcazione che porta i turisti ad ammirare la Grande Barriera Corallina. Con muta e boccaglio ci tuffiamo in acqua per fare snorkeling con lo sguardo fisso sul fondale meraviglioso e misterioso, pochi metri sotto la superficie del Mar dei Coralli, Oceano Pacifico. Istintivamente però decido di riportare a bordo il boccaglio e scendere in apnea per pochi metri: mi sento libero, faccio parte anch’io di quella strana foresta popolata da creature colorate. Meraviglioso e spaventoso. Mi è bastato provare ad andare più a fondo, fin dove sapevo di poter scendere, per trovarmi tra stimoli ed emozioni impensabili solo poco più in alto, in superficie.
Ecco cosa avevo chiesto a Sandro: di andare in profondità. Grazie al racconto di questo episodio sono riuscito a mostrargli cosa mi sarebbe piaciuto che ci aiutasse a capire in quel primo giorno d’autunno.

Il vino e la sua intimità, recita il sottotitolo a questa serata, Seguire le briciole.
Ma cos’è l’intimità del vino, com’è fatta, di che cosa ci parla?
La risposta può essere facile, de te fabula narratur, è di te che si parla in questa favola, come spesso accade. Ci parla di noi, di come siamo fatti e di ciò che vorremmo essere. Questa serata al Granpasso è stata un’indagine che è partita dalla nostra libertà di espressione e da un senso d’imprevedibilità legato alla manifestazione di suggestioni, ricordi e stupori che ci dà il vino.

Il vino ci suggerisce la via principale, la via emotiva verso l’estetica, verso ciò che ci colpisce e stupisce, e sarà un mezzo verso la comprensione della bellezza. È il potere dell’alcol, ci rimanda ciò che siamo, come uno specchio, o come uno spioncino per tenere il termine felicemente utilizzato dal traduttore di Alceo. Altresì il potere del degustatore appassionato che si avvicina al vino è importante quanto più vi sia una sua libertà soggettiva, quanto più sia lontano da breviari di odori e aromi e maggiore sia la consapevolezza che sta nel bicchiere e nel semplice gesto dell’avvicinarlo al naso e alle labbra; questo solo deve essere il fondamento del suo giudizio perché abbiamo già dentro di noi le capacità per poter ascoltare quanto riusciamo a cogliere durante l’assaggio.

Qui e ora. Sta tutto lì. Il bicchiere è vero: è lo strumento utile a raccontare, disvelare questa intimità, che ci permette di avvicinarci al vino in maniera più istintiva. Dobbiamo abbandonare il boccaglio e prendere fiato per scendere sotto il pelo dell’acqua.

Questa sera le briciole sono state lasciate cadere al suolo e ci hanno restituito delle verità che andranno a formare il nostro gusto, ad arredare la nostra interiorità, a dare forza e coraggio anche alla nostra responsabilità. Nel cammino verso la comprensione di questa forma d’arte, dobbiamo avere sempre come punto fermo il rispetto dell’intimità del vino, visto nella sua interezza, senza giocare a scomporla in pezzi separati fra loro; il vino non conosce le nostre aspettative e non sa di essere colore, odore, aroma e gusto.