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Seguire le briciole, il vino e la sua intimità

I sei vini sono stati divisi in due gruppi da tre, ai quali si è aggiunto il settimo vino, ad accompagnare il piatto della cucina del Granpasso.
I primi tre vini, serviti assieme, sono scoperta dell’esuberanza, della spensieratezza anche, della superficie, della giovinezza, con un approccio più beato, uniti da un’idea di tensione che è proseguita anche coi campioni 4 e 5, che si è svolta su spigoli, odori organici (1 3 e 5) e tannini pungenti (1 3 e 4). Altre connessioni sono poi emerse, tra vitigni utilizzati, amicizie tra interpreti o tecniche di vinificazione, connessioni particolari che hanno reso più gustoso il senso della scoperta. Questo viaggio immaginario è stato accompagnato da alcuni brani di Bruce Springsteen, canzoni e storie di viaggi polverosi su sentieri poco battuti, tratteggiate da una voce essenziale, graffiante e penetrante.
Le percezioni superficiali sono importanti, sono descrittori dell’involucro, ma a seguire le briciole viene spontaneo andare più a fondo, in apnea, a occhi chiusi, per mettere in gioco altri parametri che albergano dentro di noi.
 
“Have you ever seen a scarecrow filled with nothing but dust and wheat?
If you’ve ever seen that scarecrow then you’ve seen me”
Hai mai visto uno spaventapasseri pieno solo di polvere e fieno?

Se tu lo hai visto, allora hai visto me.
(Bruce Springsteen – The Wrestler)
 
 
1. Primitivo Amphora 2014 Guttarolo (Gioia del Colle)
Questo viaggio inizia dalla freschezza, dalla pungenza, dai profumi croccanti di spezie e da un’acidità che dà la scossa e, prendendoci per mano, invita a giocare e correre per sentieri che non conosciamo. Sono sensazioni balsamiche, di unità e di levità, di grande delicatezza, come uno sguardo che si fa cercare. Salinità e acidità emettono vibrazioni di simile frequenza, si può tastarne la sostanza, la trama tannica fitta. Sguardo al futuro.
 
2. Saittole (trebbiano, malvasia di Candia e puntinata) 2015 Ribelà (Monteporzio Catone)
Vi è un’impronta confortevole di serenità, di dolcezza accennata, di un tramonto tra isole vulcaniche; si porta appresso il bagaglio generoso di stelle e calore, di nubi e fumi sulfurei. Un respiro profondo prima di ripartire. Ha spiazzato per il mantenersi comunque dritto in piedi, senza distrazioni.
 
3. Collepazzo (cesanese di Olevano Romano) 2014 Riccardi Reale (Bellegra)
Dietro la porta chiusa vi è molto. La struttura è più importante. Qualcosa bolle laggiù. Calore. Polvere da sparo e foglie secche disegnano un’austerità autunnale, punteggiata di fragole di bosco e odori fermentati come di terra bagnata; i tannini giocano ad accarezzarti e mordicchiarti. Uno degli Argivi, tornato in patria dopo dieci anni di guerra a Troia ha finalmente gettato lo scudo in un angolo e si è seduto accanto al fuoco con un cratere di questo vino.
 
I vini del secondo gruppo invece lavorano con il tempo, con una complessità più importante, e nel brano musicale che li accompagna accanto a Bruce Springsteen vi è Dylan, con un suo vecchio pezzo che introduce così bene questo rapporto con il tempo: Forever Young. Ogni vino che vuole invecchiare deve avere l’ambizione a trasformarsi, possibilmente a evolversi.
 
May you build a ladder to the stars, and climb on every rung
May you stay forever young, forever young, forever young.
Possa tu costruire una scala verso le stelle, e salirne ogni gradino

Possa tu restare per sempre giovane, per sempre giovane, per sempre giovane.
(Bob Dylan – Forever Young)

 
4. Dinavolo (malvasia aromatica di Candia, ortrugo, marsanne) 2008 Denavolo (Travo)
La valigia è sempre piena di mille cose, per questo miracolo alla sera, mentre la brezza porta ricordi e altre storie ancora da raccontare. Agrumi, mandarino ed energia per un rapporto con l’aria intimo e salutare, miele e sensazioni smaltate. Non ha bisogno di nulla in più. No sbavature, ma essenzialità. Tè, pesca, grinta, acidità, profumi terziari, frutta gialla matura, frutta secca. Avvolgente e strutturato, vi è durezza e succosità.
 
5. Pecora Nera (freisa in prevalenza, barbera, dolcetto, merlot) 2004 Tenuta Grillo
(Gamalero)
Odore d’animale, di salame, soppressa e sottaceti vari, cuoio e fumo, i tannini si sistemano mentre tutto l’insieme ruota e si porta appresso la stessa valigia per arrivare al cuore di tutte le storie. Non fa snorkeling, si butta direttamente in profondità, senza luce e senza sonar, sa dove andare, come Enzo Maiorca. Note speziate e dolci, cannella, macchia mediterranea; è caleidoscopico nel mostrarci le sue facce, di terra e graffi, di calore e frutta matura, di grande seduzione. Per sentieri di lentezza. Odori organici si consolidano. Note terrose non facili, ma la freschezza e l’autorevolezza balsamica è da Forever Young.
 
6. Malvasia Riserva 2011 Marko Fon (Brje pri Komnu, Komen)
Il viaggio è giunto al termine e la valigia ora è aperta e rovesciata con mille cose sparse accanto; l’ultimo gradino è stato scalato e quasi intimorisce la vista da quassù. Difficile tenerlo, fa quello che vuole e lo fa perché può. S’impossessa. Trama sottile e salata. C’è da raccogliere tutto per riportarlo a casa, se si può, Bringing it all back home. L’olfatto è cangiante di erbe aromatiche miele e canditi, ricco e persistente; un vino aereo ma molto presente, sempre in equilibrio tra acidità ed alcol, un Philippe Petit che passeggia ondeggiando su un cavo teso, con infinita delicatezza, passo dopo passo, ondeggiando da una parte e dall’altra. Agrumi, timo, salvia, fieno e fiori di campo individuano la sua solarità.
Il viandante può finalmente posare il cappello impolverato e godersi il momento di riposo sulla veranda, circondato dagli affetti. Ribalta la prospettiva, non vi è traccia di macerazione, bianco aereo senza gravità: con forza che impressiona. L’unità non si perde mai, la bocca esce sempre pulita, netta, vede l’essenzialità del vino, l’aspetto magro. Scava dentro di te e non c’è mai un residuo. È sensuale, molto sensuale.
 
7. Tauma (montepulciano vinificato in rosato) 2015 Pettinella (Silvi Marina)
Viola e ciliegia matura, fragole e marasca, acidità rinfrescante ed elegante. Troviamo delicatezza e al tempo stesso irruenza nel farsi strada e accompagnare la pasta col sugo d’agnello; la persistenza nella memoria sta nella sensazione amarognola. Salvia e china. Ricordo di un sole basso tipico delle giornate estive. 

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In questo primo giorno dipinto d’autunno abbiamo ascoltato storie lontane, eppure così vicine, con la disponibilità e l’energia giuste per accoglierle, lasciandoci ammaliare da questa intimità altrimenti velata, sfiorando memorie d’esperienze precedenti. De te fabula narratur: un punto di partenza per la ricerca della bellezza, quella che si trova dentro di noi, che autorizza i nostri sentimenti. La lezione e la discussione ci hanno spinto a esaltare questa capacità di valutazione e di critica, uscendo da facili schemi, da percorsi e indicazioni; lo smarrimento sembra necessario, in queste acque profonde dove ci ha portato a immergerci Sandro, al largo del Granpasso, Velo d’Astico, Mar dei Coralli. A contraddire la notte.