Vini 1000 metri - Porthos Edizioni

Mille metri

  a cura di sandro sangiorgi

Nelle prossime settimane pubblicheremo i resoconti di alcuni degli eventi più significativi dell’attività didattica svoltasi a Porthos tra novembre e dicembre. Iniziamo da “Mille metri”,l’incontro si è svolto il 14 ottobre, organizzato da Matteo Gallello, realizzato con la collaborazione della Bottega del Macellaio di Casalvieri e di Pane&Tempesta, grazie all’aiuto di Chiara Guarino, Laura Pinelli, Roberto Muzi e Pino Carone, condotta da Sandro Sangiorgi. Con la partecipazione di Giancarlo Gentile della Bottega del Macellaio.

Vini 1000 metri - Porthos Edizioni

Per comprendere il valore qualitativo dell’altitudine nel vino è fondamentale metterla in relazione con la latitudine. La coltivazione della vite avviene quasi esclusivamente fra il 30º e il 50º parallelo, nell’emisfero nord come in quello sud.


Il confronto tra la Borgogna e l’Etna è illuminante. Nella Côte d’Or già a 300 metri di altitudine il Pinot Noir ha difficoltà a maturare. I vigneti del Mongibello garantiscono una reale finezza espressiva dai 700 metri insù. In mezzo ci sono casi particolari, come i filari del Blanc de Morgèx et de la Salle a oltre 1000 metri poco sopra il 45° parallelo. In generale, andando verso sud, molti vini buoni sono prodotti ad altezze rilevanti: alcuni dei vigneti migliori del Chianti si trovano sopra i 500 metri; Montemarano, in Irpinia, è sui 600; Mamoiada, in Sardegna, è a 700.
L’altitudine ha peculiari prerogative, in primis la luce solare che, oltre i 900 metri, ha un riverbero molto forte, potrebbe essere definita una diversa consistenza. Questo incide inevitabilmente sulla fotosintesi, sulla struttura della pianta e delle foglie, così di riflesso ne risentono le sostanze volatili contenute nella buccia e nella polpa, un irraggiamento che di certo qualifica i profumi. Altro elemento è l’aria: la forte escursione termica e la ventilazione caratterizzano ulteriormente i vigneti di altitudine. A questo fattore è legata la presenza d’acqua, sotto forma di pioggia e di bacini. Non è detto che in altitudine piova tanto; sarà riduttivo dichiarare che il vino viene bene nei posti in cui l’acqua scarseggia, tuttavia è una condizione ricorrente in alcune grandissime zone.
Le temperature più basse permettono un migliore riposo alla terra e ciò non riguarda solo il vigneto ma anche i pascoli o gli altri terreni agricoli. La stagione invernale, in particolare, ha un potere di risanamento della sua superficie perché il freddo ha anche la capacità di equilibrare la presenza e il rapporto tra i patogeni, in particolare i funghi. Alcuni proprietari di aziende biodinamiche situate in montagna, in annate complicate, possono contare su un uso inferiore di sostanze per la gestione sanitaria e si accorgono che i tempi di reazione delle piante sono molto più elevati.
Luce e aria, in altitudine, alimentano il fuoco della terra e delle rocce che raccolgono l’insolazione e la restituiscono sottoforma di tepore. Questo rilascio graduale è, di solito, un vero e proprio parametro emotivo per noi che sentiamo: la vitalità del vino.
La parola altitudine contiene tra le sue collegate vertigine. È più di una sensazione. Nella pratica della viticoltura eroica non riguarda necessariamente l’altezza, mentre prevede di sicuro la pendenza, una di quelle condizioni nelle quali la presenza del viticoltore è quanto mai indispensabile. Cinque Terre, Valtellina, Mosella, luoghi caratterizzati da pendii considerevoli, vertiginosi appunto, magari ad altitudini non così elevate, dove non è possibile usare le normali macchine agricole e le ore di lavoro sono spesso quadruplicate. Sacrifici e costi inevitabilmente più elevati, in compenso emozioni e armonie vibranti.

1000 metri 4

1. Blanc de Morgex et de la Salle (priè blanc) 2013 Ermes Pavese (Morgex, 900-1200 metri s.l.m.)
Finezza e leggerezza si trasfondono in presenza: questo Blanc de Morgex è lungo, morde. La sua aria così fredda, vitrea, appare forse poco partecipata, tuttavia il vino di Ermes Pavese è uno dei migliori esempi di bianco valdostano.

2. Radoy (kerner) 2011 Radoar (Velturno, vigneti a oltre 800 metri s.l.m.)
Si espone molto con un palco di sorrisi e odori fruttati, corre il rischio di passare per ingenuo ma non c’è nulla di male. La fisionomia corpulenta, nonostante la bassissima gradazione alcolica, è dovuta agli abbondanti zuccheri residui. Ha un’incisiva vena acido-salina che gli permette un’eredità vivace.

3. Fendant (chasselas) 2008 Domaine de Beudon (Fully, vigne tra 750-900 metri s.l.m.)
Non ha l’ansia di esprimersi, ha il fascino della lentezza. Erbaceo, strisciante, ha anche un lato ruspante tonico, asciutto, pietroso. Ritmo, delicatezza e pungenza insieme, non è generoso, vive della sua pulita, pervicace determinatezza.

4. Vinujancu (carricante, riesling renano, grecanico, minnella) 2013 I Custodi delle vigne dell’Etna (Castiglione di Sicilia, vigna a 1000 metri s.l.m.)
Rarefatto, la tensione diffusa non è fine a se stessa, l’affianca un lato cedevole ampio e leggiadro. Il sapore del Vinujancu si solleva tutto insieme, la sua voluttà cresce stando nel bicchiere e ci lascia un’impressione complessa e profonda.

in abbinamento alla mortadella di pollo e coniglio, alla carne bollita e al crostino con lardo di maiale nero casertano

1000 metri - Porthos Edizioni

5. Vinudilice (alicante, grecanico, minnella) 2015 I Vigneri (Randazzo, vigneto in Bronte a 1300 metri s.l.m.)
Esibisce subito un aspetto confortevole e vitale. Euforico, attrae per l’aspetto tattile (ricorda la polpa dei fichi d’india etnei, croccante e soda), punto di forza insieme a un’acidità crepitante.

6. Valtellina Superiore Valgella (chiavennasca) 2011 Cöf e Casele (Teglio, 850 metri s.l.m.)
La delicatezza del Valgella è un vero e proprio modello. Carezzevole, leggero come una foglia, ha il sano equilibrio di un vino dall’inclinazione autunnale, lievemente ossidata. Ringraziamo Marco Vuono per la sua ricerca.

7. Varetùo (tempranillo) 2013 Barranco Oscuro (Cadiar, vigneti a 1368 metri s.l.m.)
Scattante, caloroso. Il rosso andaluso si dispone, tra speziature e frutto, in modo espansivo. Ricco di riferimenti, a tratti frivolo, non cede mai il passo alla pesantezza, chiude con una dinamica schietta.

8. V de Valenzuela (vigiriega) 2014 Barranco Oscuro (Cadiar, vigneti a 1368 metri s.l.m.)
Impertinente e trascinante, fervido e agile. Ha un lato oscuro che costituisce parte di un’innegabile personalità, possiede un ordine interno non definito, ricco, ficcante. Coeso, i tratti più carnosi fanno da contraltare a etereità e acidità.

9. Perda Pintà Sulle Bucce (granazza) 2012 Sedilesu (Mamoiada, vigneti a 700 metri s.l.m)
Teso, reattivo, per niente immediato, è imprevedibile e suadente. Incide con il suo volume, mai ingombrante, in virtù di una maturità piena e inserita in un chiarissimo contesto mediterraneo. Può apparire rude, piuttosto ha grinta e profondità da vendere.

in abbinamento al lonzino di maiale nero, alla salsiccia di cinghiale e al salame di cervo