Dialogo tra due enofili impenitenti

S – Per esempio?
C – Il vino è una bevanda naturale, poiché espressione del sinergico connubio uomo-Natura. Una bevanda di grande identificazione territoriale e umana e che non è mai uguale a se stessa. Nemmeno la birra, già nota ai Sumeri e agli antichi Egizi, può vantare questa caratteristica.
S – Esatto. La birra, bevanda senz’altro degna di nota e, come giustamente hai sottolineato, antica quanto il vino, è per sua natura “ripetitiva” proprio perché basata su una ricetta.
C – È una bevanda viva, con una sua propria evoluzione biologica. Il parallelismo tra uomo e vino è davvero suggestivo. Parafrasando Charles Baudelaire: il vino assomiglia all’uomo.
S – Senza dubbio, qualcosa c’è. L’importante è non esasperare il concetto.
C – È una bevanda ancestrale. Come ha scritto qualcuno, la storia del vino è la storia stessa dell’umanità. Dopo almeno sei millenni continuiamo ancora a berlo e ad apprezzarlo, c’è da rifletterci.
S – È evidente che ha ancora tanto da raccontarci.
C – Penso anche che il suo “racconto” sia sempre in linea con l’evoluzione stessa dell’uomo che ne è l’artefice. Nessun’altra bevanda può, con assoluta certezza, vantare lo stesso livello di simbologia e mitizzazione. Come poche altre bevande al mondo, costituisce uno straordinario e sorprendente universo sensoriale-culturale, in grado – parafrasando Hemingway – di offrire un’ampia scelta di gioia e soddisfazione. È quasi sempre un gran bel bere, con qualcosa di magico, denso di civiltà e profondità.
S – Un concetto estremamente interessante. Te la senti di ampliarlo?
C – Certamente. Un approccio corretto al vino implica sicuramente due importanti effetti socio-culturali: un responsabile e consapevole consumo delle bevande alcooliche e un approccio gioiosamente sensoriale, in grado di contrastare la pericolosa decadenza dei sensi e farci assaporare il piacere di fermarsi.
S – Sono dei punti che si potrebbero sviluppare prossimamente. Altri riferimenti?
C – Il matrimonio tra cibo e vino: qualunque cibo possiamo avere davanti a noi, ci sarà sempre almeno un vino, in grado di sposarsi con esso e regalarci così esperienze sensoriali sempre nuove ed emozionanti.
S – È vero. Il vino anima il cibo e rende più caldo e coinvolgente il nostro rapporto con esso. Questo perché compie un’opera di sollecitazione e, aiutandoci a esplorare le caratteristiche del piatto, finisce per esaltarlo senza mezzi termini. La sua originaria vocazione edonistica trova nel confronto con il cibo una straordinaria applicazione.
C – Nell’intervista di cui sopra, l’illustre nutrizionista scomparso a cui finora ho fatto riferimento, in qualche modo conferma sul piano scientifico quanto tu hai appena espresso in modo così coinvolgente. Quando parla del vino come alimento si riferisce proprio a questa caratteristica del vino e che lui descrive in questo modo: “Il vino ci serve per apprezzare la buona tavola, per provare emozioni con il cibo”.
S – Beviamo, allora, tranquillamente quel calice di vino, sempre accompagnato al cibo, non perché dobbiamo per forza pensare a esso come pozione medicamentosa, ma semplicemente per apprezzare al meglio la buona tavola, per giocare con l’abbinamento e, soprattutto, per goderci quella calda atmosfera conviviale che solo il vino è in grado di creare.
C – E soprattutto, evitiamo di consumare quelle bevande gassate-dolcificate di origine industriale, assai deleterie dal punto di vista salutistico e del tutto “sterili” dal punto di vista culturale e sensoriale.

Atto I

Continua…