Dialogo tra due enofili impenitenti

S – È proprio così. Ho sempre pensato che il problema fosse proprio la difficoltà di far capire che bere dei vini buoni fosse più importante che cercare un effetto terapeutico. E anche il vino buono presenta, come giustamente dicevi, una forte complicazione ai fini salutistici proprio per la presenza della componente alcolica. E per questa ragione, tutti i medici responsabili si guardano bene dal dire “il vino fa bene alla salute”. C’è però, a mio avviso, un elemento che è molto importante: è vero che il vino non è una bevanda salutistica, però non ci sono dubbi che una delle cose fondamentali che ha l’obbligo di donare è un senso di benessere. E l’effetto di benessere costituisce senz’altro un elemento delicatissimo non solo nell’economia del consumo, ma anche nell’economia della produzione.
C – In che senso?
S – Nel senso che, spesso ci si concentra su un presunto piacere edonistico, dicendo che il vino deve essere bello da guardare, bello da odorare, etc. e facendo questo ci si perde negli aspetti spontanei, che spingono ad apportare varie correzioni, dimenticando invece che il problema fondamentale è proprio la difficoltà di ottenere un senso di benessere. Quando tu cominci a operare sul vino quelle manipolazioni tese a ottenere esclusivamente determinati effetti sensoriali, finisci per perdere l’originalità del vino ottenendo così non quel fondamentale senso di benessere ma l’effetto contrario. Il vino entra dentro di te e ti accorgi, in un secondo momento, che qualcosa non è andato a buon fine.
C – Il problema è che il consumatore medio, concentrandosi esclusivamente sugli effetti della mani-polazione non riesce ad afferrare questa sfumatura. Magari attribuisce la colpa al fatto di averne bevuto troppo e nient’altro.
S – Esatto. In questo senso, non può negarsi che è proprio delicatissimo il rapporto vino-salute così come è stato impostato in questi ultimi anni e dietro c’è senza dubbio una disperata e sbagliata impostazione di marketing.
C – Il quadro che esce fuori è decisamente poco confortante: si evidenzia una grande contraddizione tra il messaggio accademico, spesso incentivato dai produttori, di impronta salutistica e l’operato della maggior parte degli stessi produttori che, manipolando il vino in funzione dei desiderati aspetti spontanei, ottengono effetti secondari certamente poco salutari.
S – Centrato.
C – La mia tentazione è però quella di scindere le due cose e vederle, in realtà, come problemi diversi proprio perché le due cose operano su piani diversi. Ossia: il messaggio salutistico che pure un certo tipo di marketing cerca di portare avanti, e quel deleterio processo di manipolazione legato a una ben diversa impostazione di marketing che pone l’accento sul piano meramente consumistico-edonistico. È proprio sul messaggio salutistico come strumento di marketing che, a mio modesto parere, ancora oggi si continua a sbagliare. Non si può fondare il consumo del vino, in questo periodo storico, su basi salutistiche. Ritengo siano altri i riferimenti da utilizzare per incentivare un consumo benefico e responsabile del liquido odoroso. Riferimenti di tipo più evocativo, celebrativo.