Sempre meno

La recente pubblicazione da parte dell’ISTAT di dati sui consumi degli italiani nel 2009 induce a riflettere. Abbiamo pensato di interpellare alcuni protagonisti di eccellenza del mondo del vino, per chiedere loro, con promessa di anonimato, come intendano affrontare questo nuovo atteggiamento dei consumatori.

La recente pubblicazione da parte dell’ISTAT di dati sui consumi degli italiani nel 2009 induce a riflettere, giacché stiamo parlando anche di cibo, in un paese che proprio sul cibo e i suoi riti ha costruito parti importanti di identità e di tessuto sociale.
Riassumendo, i dati evidenziano – fra l’altro – una diminuzione non trascurabile dei consumi alimentari, “particolarmente evidente tra le famiglie con livelli di spesa medio-alti”. Il calo ha carattere quantitativo (le persone comprano quantità inferiori) e qualitativo (le persone comprano cibi meno costosi).
Le spiegazioni plausibili sono più d’una, si va dalla scelta di sobrietà alle minori possibilità economiche, passando per cento altre sfumature. Resta tuttavia l’impressione, forse per i toni usati dalle fonti Istat, che si tratti in linea generale di una stretta di cinghia, più che di un’adesione a sani principi alimentari. Un’impressione coerente con quella percezione di un paese impoverito e in difficoltà condivisa da molti. Insomma, torneranno di moda le polpette o gli italiani perderanno i chili superflui? Salumieri e vinattieri riprenderanno a vendere a credito? Diminuiranno le beauty farm e aumenteranno i discount? Tutte risposte che solo i sociologi e i trendologi potranno darci, nel frattempo abbiamo pensato di interpellare alcuni protagonisti di eccellenza del mondo del vino, per chiedere loro, con promessa di anonimato, come intendano affrontare questo nuovo atteggiamento dei consumatori. Come leggerete, il panorama è vario, si passa da un approccio radicale ad altri più sfumati:
– A me importa poco, vendo quasi tutto all’estero. E poi gli italiani non mi meritano, né me né i miei prodotti.
– La nostra associazione organizzerà un convegno per approfondire il fenomeno, abbiamo già il patrocinio del Ministero e una dozzina di sponsor, seguirà comunicato stampa, con preghiera di pubblicazione.
– Stiamo lavorando molto per favorire la comunicazione e spingere il nostro messaggio di innovazione nella tradizione. Le etichette, ad esempio, conterranno un Gratta e Vinci, disegnato da Giugiaro.
– La nostra azienda ha adottato bottiglie più spesse e ridotto il contenuto di vino, così si beve di meno. E’ nell’interesse del consumatore, si capisce, così vive più sano e più a lungo. E la bottiglia si può riciclare.
– Vede, la nostra mission è produrre solo qualità, quest’anno contiamo di arrivare a 15 bottiglie, frutto di altissimo artigianato, roba che l’Istat manco se l’immagina…
– Noi siamo per il rapporto con il territorio, se gli italiani comprano meno ci preoccupiamo, ma anche l’India è un bel territorio, e la Norvegia, e la Russia… Mai stato a Hong Kong?
– Da sempre la nostra strada è la ricerca, l’innovazione continua. Per il mercato arabo stiamo lavorando a un vino privo di alcol, capitasse mai uno sceicco osservante. Per ogni cartone forniamo a parte una mignon di alcol buongusto, così il cliente dosa come gli pare.

Fra tanta varietà, la posizione sui prezzi sembra largamente condivisa:
– Calare i prezzi? Non se ne parla, mi spiace ma i miei margini sono quelli del 2003. E poi noi c’abbiamo i premi, le fiere, la stampa, che dobbiamo fare?
– Io neppure, con quello che costano i fertilizzanti, o i corni o non so che altro useremo quest’anno, devo chiedere alla segretaria…
– Scusate, io ho investito una cifra e prima o poi vorrei guadagnare, non faccio mica l’apostolo. Si chiama libero mercato, no? Quindi liberi tutti.

In ultimo, la risposta che ci sembra più corale:
Noi faremo sistema, poi faremo squadra e alla fine catenaccio. Vedrà, ce la faremo.

Saluti e salute a tutti.