24 Set 16 luglio – Verso cascina Cottignano, Carlo e Giacomo
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Dal finestrino, all′orizzonte, sembrano attaccate al cielo, così vicine che il tempo di una passeggiata può portarti da loro, là dove le salite hanno inizio. Ho trascorso sei anni della mia vita a Torino e nelle andate e nei ritorni verso la terra natia le osservavo con un sentimento di bellezza, tuttavia, senza sentirle addosso, estranee e irraggiungibili. Poi una volta ci camminai per davvero. È stato come un lampo. La percezione che lassù potevo inseguire la mia fatica, portare i miei pensieri e farli camminare fino a sfinirli e renderli essenza. Ora, a guardarle, quelle montagne che fanno le Alpi, è guardare una parte di me, avere dentro un pezzo di mondo libero da tutte le nozioni di storia e geografia e nomenclatura, sapere che possiamo essere un luogo e dividere con esso la complessità e la semplicità dei giorni.

A Torino cambio il treno e seguo la rotaia fino a Biella San Paolo. Sono le 12 e poco dopo arriva la macchina e arriva insieme Giacomo.
Lo conobbi circa un anno fa a Boario nell′ambito delle giornate degli Estremi del Vino. Lì ci parlai e assaggiai i vini dell′azienda. Già avevo assaggiato il Coste della Sesia qualche mese prima quando nell′enoteca di Cerea ne avevo acquistato una bottiglia. Era di quelle bottiglie che ero solito comprare senza conoscerne il produttore. Un affidarsi leggero e disinteressato al fato. Aprii quel vino durante una cena solitaria e appuntai sul diario la bella sensazione che ne era nata al mio interno. Così decisi di guardare cosa c′era al di là, oltre alla giovinezza poco più che ventenne di Giacomo e ai bicchieri bevuti.
La terra biellese l′avevo calpestata soltanto una volta prima dell′arrivo del treno. La prima tappa dell′alta via numero 1 che parte da Donnas e risale i vigneti di pergole di Picotendro rientra per un breve tratto nella regione Piemonte fin davanti al Monte Rosa.
Quel giorno pioveva e c′era fin freddo ad agosto mentre oggi il caldo tira lungo e resta umido tra le terre del riso e del Bramaterra. La cascina Cottignano stampata sull′etichetta si fa reale ed entriamo nel suo cortile adiacente ad una parte di vigneto.
Stiamo imbottigliando il Bramaterra della vendemmia 2012. Tra poco si smette e andiamo a mangiare.
Faccio qualche ripresa poi mi aggiungo alla catena.
Dai, nel pomeriggio viene un importatore inglese ad assaggiare i vini poi, quando scende un po’ il sole possiamo fare due passi nei vigneti.
Bene.

Nella cantina il fratello più giovane Guglielmo e Marco stanno riempiendo e tappando bottiglie, Giacomo si unisce a dar man forte ed io esploro e prendo immagini.

Una vecchia tappatrice che pare dalle forme e dai colori incarnare uno stile di meccanica jukebox si muove a ritmo artigianale in una propria imprecisione accompagnata dall′imprecisione dell′uomo.

Nella gabbia di acciaio si alternano le file delle bottiglie riempite, un ventilatore soffia alle nostre spalle spingendo via le mosche, la radio è sintonizzata su una stazione di musica rock.

Poi Carlo, il padre di Giacomo torna dalla campagna, fermiamo le macchine e saliamo a mangiare in casa della nonna.
Si mangia quasi in silenzio come per non sprecare energie che rialzati da tavola si torna al lavoro tra la cantina e la vigna. La suocera serve un piatto di insalata a Carlo e i due fanno qualche battuta riguardo alla dieta che l′uomo si impone per pranzo. I figli ascoltano
e guardano in direzione del padre in un quadro appeso ad un passato di capi famiglia, rispetto, gerarchie.

Ricordo che anche mia nonna portava il cibo, lo serviva a tavola e rimaneva in piedi a guardarci come se tutto fosse apposto.
Si ricomincia. Carlo prepara il trattore per il trattamento da dare al vigneto e noi scendiamo in cantina per proseguire a riempire bottiglie.
Verso le 15 arriva l′inglese. Parcheggia l′auto presa in noleggio nel cortile tra la vigna e la casa e lascia la figlia che dorme tranquilla sul sedile davanti.
Giacomo inizia a parlare dell′azienda e del territorio biellese. Poi apre i vini. Il rosato di Nebbiolo, il Coste della Sesia e il Bramaterra.

L′inglese ha una voce cordiale che spesso si scioglie in un ridere allegro, assaggia serio e chiede notizie dei vini e della terra dove vivono le viti.

E andiamo a vederla questa terra che nei tratti dove è spoglia rimane rossa di argilla mista a calcare. Nelle piante qualche femminella ancora da togliere e i grappoli formati e chiusi che attendono di virare verso il colore bluastro dell′uva Croatina, della Vespolina o di Nebbiolo.

La risata forte dell′uomo d′Inghilterra percorre i filari, Giacomo indica le foglie e i diversi grappoli e si cammina forse senza sentire tutto il sole che scende sul mondo.
Poi salutiamo. L′auto riparte che la figlia ancora dorme sul sedile accanto al posto di guida e torniamo in cantina.
Verso sera ti porto a vedere il vigneto del Bramaterra così puoi fare qualche ripresa.
Possiamo assaggiare l′ultima vendemmia?
Sì, prendo due bicchieri.
Buono, si sente il freddo che c′è stato lo scorso anno. Dai torniamo a imbottigliare.
Riempitrice, tappatrice e cesta di acciaio che piano piano si riempie di bottiglie. Tutto fila dritto finché la bottiglia che ho in mano esplode quando il sughero cerca di entrarle nel collo. Rimango senza parole, è la fragilità di un′operazione artigiana.
Dopo pochi minuti è già tutto dimenticato e il ritmo si mantiene costante e sereno.
Giacomo mi fa segno che è ora di andare verso il vigneto. Raccolgo le attrezzature e saliamo in macchina.
A pochi chilometri da Masserano entriamo in un bosco e fermo davanti ad una vecchia casa Carlo che è appena sceso dal trattore. Padre e figlio si salutano e si confrontano sui lavori.

Proseguiamo sullo sterrato in mezzo al bosco per altri cinque minuti e alla fine giungiamo nei pressi della vigna.
Questo è il vigneto di Roina da dove prendiamo le uve per il Bramaterra.
È una vigna isolata, protetta da una
folta distesa di bosco. Camminiamo lungo un filare nella luce bella della sera.

È un luogo incantevole questo.
Sì, ma credo che dovremmo fare presto, ci sono molte zanzare.
Inizio a farci caso anch′io. Nell′aria c′è un costante rumore di insetti visibili come piccole nuvole basse. Alla fine del filare, accanto agli alberi del bosco ciò che abbiamo di fronte è una bella armonia non fosse per le piccole bestiole alate che sembrano aumentare di secondo in secondo.
Cavalletto, obiettivo, messa a fuoco, cerco di fare tutto all svelta, mi sento divorato nonostante la mia pazienza e la fatalità a cui credo.

Bene, ho fatto, possiamo andare.
In macchina mi guardo i piedi e le gambe completamente ricoperti di punture arrossate.
Cazzo, e come si fa a lavorarci in questo vigneto…
Mentre facciamo ritorno Giacomo mi mostra un campo dove sta il vigneto del Lessona. Prima di cena facciamo ancora due passi nel vigneto davanti casa.
Mio padre ha sempre lavorato nelle risaie, faceva il trattorista. Quando si è reso conto di come veniva utilizzata la chimica e i veleni nel mondo del riso ha deciso di smettere ed ha comprato questa cascina con le vigne vicine. Inizialmente voleva estirparle e piantati altro ma suo padre lo ha convinto a tenerle e a lavorarle. Così piano piano si è avvicinato al mondo del vino imparando un pò per volta.
A tavola c′è la famiglia intera con l′aggiunta dello zio che mi racconta dell′imminente partenza per il giro ad anello attorno al Monviso. Aperte verticali le bottiglie di Coste della Sesia e Bramaterra. Ci ritorno più volte come è capitato durante il giorno. Il vino più giovane si fa apprezzare per freschezza e immediatezza complice anche la temperatura. Il Bramaterra è lì, presente, in attesa di distendersi negli anni e di un cibo caldo nei giorni dei tempi freddi. Ci prepariamo il sonno seduti a bere una birra verso Lessona tra i tavoli di un circolo Arci dove anziani parlano a voce alta in quello che sembra un cortile di una vecchia casa privata.
La mattina di buon′ora scendiamo in cantina per finire l′imbottigliamento.
Guglielmo ci raggiunge più tardi a risveglio ritardato dopo la notte a seguire un concerto nel paese vicino.
Qualche parola di spiegazione tra i fratelli ma è il lavoro a mettere tutti d′accordo e il ritmo si alza fino alla fine.
Nel pomeriggio chiedo a Carlo se ha voglia di fare due parole così ci mettiamo nella sala degustazione e mi racconta di come è nata la storia dell′azienda e i suoi sviluppi, della volontà di Giacomo e la scelta di iscriversi a viticoltura ed enologia e della collaborazione con Cristiano Garella, l′altro socio dell′azienda.
Dietro alla forza e alla tenacia del padre si fa chiara la sua umiltà e la disponibilità a mettersi in discussione.
Il passaggio di etichetta ne è la prova concreta. Carlo è passato da una perplessità iniziale ad una accettazione, alla convinzione finale della bontà di un cambiamento.
La sua voce si fa ancora più grossa quando parliamo di terra e di cultura del vino. Stiamo vivendo una perdita costante di una cosa e dell′altra.
Lo seguo mentre si allontana verso qualche altro lavoro e guardo il figlio poco distante che sta riordinando la cantina dopo che tutta l′annata di Bramaterra ha trovato rifugio.

C′è un bel dialogo tra i due, un ascolto e una reciproca fiducia, di certo l′esempio più giovane di padre e figlio che abbia incontrato lungo il mio cammino. Mentre aspettiamo che arrivi l′ora per andare a Santhià facciamo una partita a scopa.
Proprio come si giocava di ritorno dalla mensa dell′università nella casa dello studente o più lontano negli anni quando ancora facevo le elementari e si giocava a tresette indietro, io, Vittorio e Gino, mio nonno, nella casa in collina tra il bosco, le galline e l′acqua fresca del fontanino.
Sto in coppia con Giacomo, Guglielmo gioca con Marco. Cominciamo bene poi perdiamo qualche punto per le mie giocate irrazionali. Alla fine vinciamo ma Giacomo mi dice che ha fatto fatica a capire come giocassi.

Beh, gioco un po’ così, accanto alla memoria delle carte tirate ci metto anche l′istinto. Mi annoio a ragionarci troppo.
È ora di andare. Saluto la gente e la terra che nel quotidiano convivono e si adoperano a che il vino continui ad esistere nutrito di argilla e di fondo di rocce che sanno di sale e di piccola frutta.
