Treno sulla linea Perugia-San Sepolcro - Porthos Edizioni

25 maggio – Fino alla Casa del Diavolo, Marco Merli

Lasciare i colli spoletini è lasciare una leggerezza, una delicatezza di forme e di prospettive che invogliano il viaggiatore ad indugiare con il corpo e tutto il resto. Prima di tornare a valle guardo su verso gli appennini che affiorano nel cielo quasi sgombro di nuvole. Non dovevo essere lontano da quei pendii quando percorsi la tappa Colfiorito-Visso. Mi pare quasi di riconoscere tratti di paesaggio ora che sono in basso e guardo in alto, chissà se sto incrociando un punto di vista passato che allora era alla ricerca delle tracce di un sentiero, di una via da cui scendere, se quel mio io è restato lassù a gridare quello che vede, a cercare di attirare qualche attenzione sperduta e disillusa. In quanti pezzi può essere divisa la nostra vita e quanti io troveremmo ad aspettarci a braccia aperte solo se ci concedessimo un tempo per andarli a trovare? Saluto Anna che mi lascia alla fermata di Bruna. L′autobus mi riporta a Spoleto di fronte alla stazione dei treni. Sento Marco, anche lui è in viaggio, è appena partito da Lecco dove si è conclusa la fiera dei vini. Mi piace il pensiero che oggi il viaggio sia questa convergenza di traiettorie, che Marco non sappia quasi nulla di me e che io manco conosca l′aspetto di Marco e i luoghi dove viva. Ho soltanto scritto sulla pagina del diario un nome di paese che da quando ho annotato non smette di solleticare la mia immaginazione. Casa del Diavolo. So che dista una ventina di chilometri da Perugia, nessuna altra idea. Il treno è in orario. Chiudo un po′ gli occhi accanto al finestrino che scorre. Perugia Ponte San Giovanni. Oggi il cammino sembra breve. Marco si sta avvicinando all′Umbria, mi dice che dalla stazione dove mi trovo parte un treno per Ponte Pattoli, di prenderlo che poi ci vediamo lì, casa sua è a pochi chilometri. Cerco indicazioni per Ponte Pattoli ma sugli orari delle ferrovie dello stato non trovo nulla. Poi vedo un′altra tabella degli orari. Sbiadita. In secondo piano. La linea è Perugia-San Sepolcro. La quarta fermata Ponte Pattoli. È un unico vagone quello che si ferma al binario numero 4. Colorato di spray e solitario e lento nel suo girovagare avanti e indietro.

Treno sulla linea Perugia-San Sepolcro - Porthos Edizioni

La stazione di Ponte Pattoli è presidiata da una donna seduta sotto una scritta inneggiante all′amore.

Stazione di Ponte Pattoli - Porthos Edizioni

Verso il cielo le linee di conduzione elettrica e al di là della strada i campi e le colline dove ancora la città non si è spinta. 

Verso Casa del Diavolo di Marco Merli - Porthos Edizioni

Verso Casa del Diavolo di Marco Merli - Porthos Edizioni

Mentre sono seduto accanto alla donna in attesa sento chiamarmi per nome. Due arrivi quasi in sincronia. Chiedo come è andata la fiera.
Ma, niente di speciale. Non c′è stata molta gente.
Casa del Diavolo è subito lì. Entrati nel cortile di casa troviamo Enzo, il padre di Marco, che sta armeggiando sopra un trattore verde marcato Deer.

Enzo Merli alla Casa del Diavolo - Porthos Edizioni

Questi trattori nuovi…è già la seconda volta che si guasta. 
Attaccato dietro un atomizzatore  dalla forma divertente e mai vista prima. Quasi un pezzo di cartone animato stile Gig robot d′acciaio.

Enzo Merli alla Casa del Diavolo - Porthos Edizioni

Accanto, una macchina vecchia fatta di una piccola cisterna, una manichetta attorcigliata e una pistola. 
Con questo ci dò il trattamento dove non riesco a passare con il trattore. Lo lascio ad inizio filare e srotolo la canna. 

Alla Casa del Diavolo da Marco Merli - Porthos Edizioni

Padre e figlio mi indicano la parte di collina che hanno acquistato da poco. Lassù ci pianteranno la nuova vigna.
I vigneti che stiamo lavorando adesso si trovano tutti lungo quel crinale. Domattina ci saranno da sistemare i tralci all′interno dei fili poi passerà mio padre a fare il trattamento.
Io e Marco restiamo per un momento appoggiati alle stanchezze del viaggio, alle future direzioni. Enzo continua a parlare del trattore e del lavoro che lo aspetta come se dovesse andarci di lì a poco.

Enzo e Marco Merli alla Casa del Diavolo - Porthos Edizioni

Non ci sono ansietà nel suo modo di fare, è un prepararsi, un assicurarsi che tutto sia pronto per il domani, che tutto funzioni. E in mezzo al viso una serenità che si allarga in sorriso. Poi quando restiamo soli mi racconta del suo passato di porta lettere.
Ho cambiato due 500, ho avuto anche una motoretta ma ho deciso di non aspettare la pensione lavorando in posta. Così dò una mano a mia moglie con il taglio e il disegno per l′abbigliamento e lavoro nella vigna. Eccola Patrizia. 
Saluto e li guardo cercare nell′orto un cespo di insalata per la cena. Oltre l′orto un′area pianeggiante con edifici in costruzione. Guardo verso la collina, sarà un bel risveglio. Marco mi chiama, lo aiuto a sistemare una rete, un materasso e un lenzuolo, nella cucina a fianco di una parte di cantina.                                           Beh, vino ce n′è per la notte.         
Già, quello non ti dovrebbe mancare.
Sei pronto? Andiamo a Perugia nell′enoteca-ristoro Stella dove Barbara ci ha invitato per festeggiare gli anni.
Andiamo allora.
L′ambiente è caldo di umanità e la nuova conoscenza si muove sincera tra un assaggio e un sorso di vino. Il tempo passa così, leggero e disinteressato.

Enoteca-ristoro Stella di Perugia - Porthos Edizioni

Il proprietario, un amico di Marco, ci prepara una interessante degustazione alla cieca. Saranno i tre vini che mi aiuteranno a dormire e che al risveglio avrò ancora nella bocca. Dei tre solo il secondo resta lontano per una questione di opulenza nonostante la bella fruttosità. Il primo e il terzo sembrano condividere uno spazio, un qualcosa, una fresca sapidità e una profondità che chiama a sé stessa, echeggiando tra le labbra e ciò che c′è oltre.       
Trebbiano Pepe 2011.
Arboreus Bea 2010.
Tristo 2012 Merli.
Tre buoni Trebbiani.

Bene, la vigna aspetta. 
Lascio che Marco mi prepari una fetta di pane delle sue. Burro d′arachidi, mezza banana, malto, anacardi e nocciole e cannella. Una tazza di caffè e partiamo. Marck è già fuori in auto che ci aspetta. Ci fermiamo al bar dove sale un giovane ragazzo. Siamo in quattro, due per filare. 
Questo è il vigneto che mi dà l′uva che uso per fare lo sfuso. 
Il vigneto è in una zona pianeggiante circondata da boschi, vicino un agriturismo e una fattoria didattica con cavalli e rapaci. Il suolo è argilloso e ricco di limo, i piedi vanno giù portandosi appresso uno strato di terra morbida. Il lavoro segue pacifico, i tralci già superano abbondantemente l′ultimo filo e piegandoli e attorcigliandoli capita che qualche punta si spezzi. Chiedo scusa alla pianta ogni volta che accade.

Marco Merli tra le viti della Casa del Diavolo - Porthos Edizioni

Ci fermiamo per un caffè, che siamo arrivati poco olte la metà delle piante e intanto arriva Enzo con il trattore ed inizia a spruzzare il trattamento.
Beh, andiamo ormai non si può più restare. Salutiamo Enzo e ci muoviamo verso le altre vigne.
Vigneto Geranio me l′ha affidato da poco un contadino che non riesce più a lavorarlo. Sono piante vecchie che stiamo reimpostando di anno in anno. 
Le piante sono cariche di grappoli e abbondano in germogli. Il terreno sembra più compatto.
Qui bisogna sistemare i tralci e fare una selezione dei germogli lasciando qualche opzione per il prossimo anno.
Tra i filari due piante di ciliegio già rosse di frutti maturi. 

Vigneto Geranio alla Casa del Diavolo - Porthos Edizioni

Risaliamo sul fuoristrada e arriviamo ad un altro vigneto che domina l′alta valle tiberina. In lontananza si vedono le mura di Perugia. Attorno alle piante che scendono ripide verso valle, una vegetazione mediterranea che sa di mare. Qualche goccia di pioggia inizia a cadere. 

Vigneti della Casa del Diavolo - Porthos Edizioni

Andiamo in cantina che ti faccio assaggiare qualcosa prima di pranzo.
Lasciamo la collina e il versante lungo il quale i vigneti stanno protetti dagli alberi e dalle siepi in attesa della mano dell′uomo.
Qui era il laboratorio di mia madre ora ci sono le vasche di cemento e le botti di legno e qualche cassetta piena di bottiglie che aspettano.

Cantina della Casa del Diavolo - Porthos Edizioni

Allora, ieri abbiamo bevuto il Tristo 2012 che ha fatto venti giorni di macerazione sulle bucce. Ti faccio assaggiare il 2014, ho raddoppiato i giorni di macerazione. 
È un vino molto dritto. Buono e piacevolissimo. Una struttura aerea sostenuta da acidità e minerale. Tutto è teso verso l′alto.
Questo invece è il Brucisco 2014, Trebbiano, Grechetto e Malvasia Toscana. 
Buono, il Trebbiano per adesso si fa sentire sopra gli altri, soprattutto la sua mineralità.
Passiamo al Sangiovese 2014.
Anche qui si sente la freschezza dell′annata. Una cosa che torna di regione in regione e che fa sembrare il vino già pronto per essere messo in bottiglia. Questo è il 2013. L′ultima vendemmia nella vigna vecchia di Sangiovese. Avverto un carattere più animale che mi ricorda certi Borgogna della Côte de Nuit. Qui il vino potrebbe aspettare anni di affinamento in bottiglia.

Brucisco 2014 di Marco Merli - Porthos Edizioni

Merlot 2013.
Anch′esso fresco dai tannini ancora verdi. Un Merlot che porta una sua identità di luogo e di “mano”.
Per pranzo ci assaggiamo il Brucisco bianco 2013 così vediamo la differenza con il 2014.
Al tavolo della cucina ci aspettano Enzo, Patrizia, la sorella di Marco e suo marito in un clima familiare di tranquillità e informalità.
Allora che dici di questa annata?
Sai, sento che qui il Trebbiano è meno preponderante. C′è un maggior equilibrio tra i tre vitigni. Il vino tende a nascondersi, forse è in un momento di attesa, non si concede ancora del tutto. 
Del resto è poco che è in bottiglia, ha bisogno di restarci un altro pò.
Che fate oggi?

Pensavo di andare nel vigneto vecchio a selezionare i germogli e sistemare i tralci.
Bisognerebbe anche darci una zappata sotto ai filari per sradicare quei rovi che si sono riformati. Non togliete troppi germogli, lasciate anche qualche grappolo in più che viene sempre bene.
Togliamo quello che c′è da togliere papà. La pianta va reimpostata.
Mi raccomando.
Risaliamo la collina senza più sole e senza più ombre. Il cielo porta aria fresca e grigi che si muovono veloci. 

Piante di Trebbiano e Malvasia - Porthos Edizioni

Un filare a testa Marco, io e Marck. Sono piante di quarant′anni di Trebbiano, Malvasia e chissà cos′altro. Sagome allungate e contorte che girano su sé stesse e che danno ancora frutti. 

Piante di Trebbiano e Malvasia - Porthos Edizioni

Alla fine del filare si schiarisce una parte di cielo. Un lampo e dopo una decina di secondi il tuono. Corro in macchina a prendere l’attrezzatura. Non voglio perdermi il primo temporale in vigna. La luce e il suono si susseguono con un intervallo di tempo via via più piccolo finché inizia a piovere. Risaliamo in vettura che la pioggia è diventata acquazzone.

Piante di Trebbiano e Malvasia - Porthos Edizioni

Bene dai, tre filari siamo riusciti a farli.
Tuo padre dovrà ripassare con il trattamento, quest′acqua non gli ha dato il tempo di attaccarsi alla foglia.
Già. Così domani avrà una scusa per vedere quanti germogli abbiamo lasciato a terra.

Sento le labbra bruciare del sole della mattina e dello zolfo che dalle foglie è passato sulle mani e da quelle al viso.

E domani?
Il meteo dice pioggia debole e nuvole.
Qualcosa dovremmo riuscire a fare…