06 Ago Bavagli e tovaglioli
Sul web, gli animi si scaldano a proposito della norma che, sulla scia di quanto previsto per altri media, introdurrebbe, per i blog come per gli altri siti internet, il dovere di pubblicare la rettifica di eventuali notizie false o tendenziose.
La libertà d’espressione è un tema importante, ecco perché intorno alla “legge bavaglio” c’è un certo clamore. In particolare, sul web, gli animi si scaldano a proposito della norma che, sulla scia di quanto previsto per altri media, introdurrebbe, per i blog come per gli altri siti internet, il dovere di pubblicare la rettifica di eventuali notizie false o tendenziose. Il tutto entro 48 ore dalla richiesta, passate le quali si rischierebbe una sanzione di 12.500 euro.
Il carattere punitivo e censorio della norma è chiaro a tutti, così come la necessità di opporvisi, ma suonano poco convincenti le argomentazioni di alcuni protagonisti del dibattito, che spaziano dal “content is king”, per cui sono la quantità e la qualità dei commenti alla notizia a dare un giudizio sulla sua veridicità, fino alla salvaguardia dell’agilità della rete, che sarebbe appesantita da richieste onerose dal punto di vista organizzativo.
E poi i blogger, si sa, hanno anche una vita e un lavoro e non passano 365 giorni l’anno davanti al pc, quindi la richiesta di rettifica potrebbe sfuggire e scatenare la multa. È intuitivo che se si trova il tempo di pubblicare una sciocchezza, si deve trovarlo anche per porre riparo, senza nascondersi dietro un dilettantismo che sa di opportunismo. Ma il problema economico della rettifica è serio: il giornalista può farsi coprire dal giornale o da una polizza professionale, mentre il blogger o il semplice internauta restano soli con la sanzione da pagare, se non sono veloci ad accogliere la replica. Ne potrebbe risultare una rete meno libera, appiattita su una comunicazione neutra, tutta tesa a non rischiare il portafoglio. E allora ci si aspetterebbe la ricerca di un compromesso fra la difesa della libertà di espressione e il rispetto dovuto al prossimo e alla verità, magari sul modello di quanto si è fatto e si fa (con molto meno clamore) in termini di libertà contro sicurezza. Tuttavia il dibattito sembra prendere altre strade e resta l’impressione che una parte del popolo di internet voglia poter dire qualsiasi cosa e non pagare dazio. Il rischio insito in questo atteggiamento è la scissione fra libertà e responsabilità, che non significa, in nessun caso, impunità.
Parole grosse, vabbè, meglio tornare al piccolo mondo del winefood, dove di tutto questo nessuno dice alcunchè, neppure i blog. Strano, perché col bavaglio non si mangia e non si beve, o perlomeno c’è qualche difficoltà. Inoltre, a bocca piena non si parla, ne va del bon ton o della netiquette. Insomma, la situazione sembra confusa, ma a pensarci bene non c’è da stupirsi, a pubblicare i comunicati stampa si rischia poco e di copia e incolla non è mai morto nessuno.
Tranquilli, a tavola.