Il diario di Federica da Sonoma

Prima puntata
Produco numeri per una cantina a Sonoma e poi ricerco la felicità nel “mio” vigneto, un piccolo fazzoletto di terreno con una Babele di varietà su piede franco vecchie cent’anni. Faccio il vino illegalmente nel mio garage. Sigh, in America il proibizionismo non è mai finito!
Ho notato il vigneto circa un anno fa e a ottobre 2012 mi è stato consegnato.
Un gran privilegio. La vigna non interessa al proprietario e infatti è stata trascurata negli ultimi cinque anni. Era difficile distinguere le viti tra i rovi di mora e piante di poison oak, pianta maledetta! Invece adesso, dalla strada che gli passa vicino, si vedono le viti fiere. 
Il vigneto è sito a nord di Healdsburg a sud di Alexander Valley (AVA) ed è collocato tra due strade, Healdsburg Avenue e Alexander Valley Rd. La parte vicino Healdsburg Ave. è pianeggiante. L’altra, la più grande e ancora non “bonificata” e potata, leggermente in collina. La superficie totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 ettari. Il vigneto è esposto a ovest ma a me piace dire che guarda l’oceano.
Il terreno, giovane in quest’area e prevalentemente rossiccio e profondo, in alcune zone diventa più compatto e quando piove l’acqua rimane e le rane sono felici. Sono presenti sicuramente Carignan e Zinfandel ma, in realtà, ce ne sono molte altre tintorie o a bacca bianca disposte nel vigneto senza alcuna logica apparente. Il proprietario, che finalmente ho conosciuto, ha promesso di mandarmi tutte le informazioni che possiede. 
A me piacciono le forme che le viti hanno assunto col trascorrere degli anni, la loro postura. Il vigneto ancora non lo conosco, lo sto osservando. Alcune piante sono così basse che per potarle è necessario sedersi altre per raggiungerle bisogna stendersi. Vorrei provare a vinificare alcune varietà separatamente, chissà… Sono curiosa di vedere quello che questo posto è capace di esprimere.
Credo sia difficile descrivere la propria visione, la propria vita accanto al vigneto. Non credo di avere la sensibilità e la conoscenza adeguate. Quando vado nella vigna mi piace salutare il cane del vicino e mangiare un burrito per pranzo. E poi guardare le “mie” bellissime viti. 
L’anno scorso sono riuscita a trasformare circa il 20% delle uve del vigneto.
Le piante non erano state potate l’anno precedente e le foglie, al momento della raccolta, erano quasi tutte gialle. I raspi sottilissimi e maturi si staccavano con facilità dai tralci. Il vino, ottenuto da queste varietà sconosciute bianche e nere, è un semplice e genuino vino da tavola. Il colore è molto femminile e ha un’acidità e una gradazione alcolica che non appartengono a questa regione. A me il vino non piace imbottigliarlo e sono felicissima di aver trovato nell‘Invenzione della gioia un paragrafo dedicato proprio al vino sfuso.


Federica Calabresi è originaria di Spoleto. Si è laureata in Agraria a Bologna e si è specializzata in Enologia a Perugia. Ha lavorato in Italia, Francia e Australia. Abita a Sonoma, dove lavora per un’importante azienda californiana. Ha accettato di narrare la relazione di sentimenti nata con un vigneto da viti franche. Il suo diario ci accompagnerà attraverso tutte le pratiche della vigna fino alla vendemmia 2013.