… e Cernilli restò solo

 

Scambio di sms al termine della presentazione:
direttore: «come è andata?»
inviato: «se era una punizione, sono stato punito a sufficienza…»

La parte più interessante della serata è stata sicuramente quella che non c’è stata.

 

L’invito alla presentazione ha in primo piano la copertina de Il romanzo del vino di Roberto Cipresso e il titolo dell’’incontro è “Vino & Politica –– Il Rosso e il Bianco: Presentazione-degustazione di nuove iniziative per il vino italiano nel mondo”.
Il programma non promette nulla di buono, ma gli invitati alla tavola rotonda finale –– Daniele Cernilli, Gianni Alemanno, Laura Bianconi, Oliviero Diliberto e Gennaro Migliore –– mi fanno comunque sperare… e poi non sono mai entrato a Montecitorio.

Le cose cominciano male, all’ingresso vengo punito per la mia scarsa confidenza con le Istituzioni: non si può entrare nei Palazzi della Repubblica senza giacca ed io ho il solo giaccone da moto (con il quale giro a piedi). Sarò costretto a tenerlo indosso per tutta la durata della presentazione: sarà una lenta, inesorabile sauna.

Ho Cernilli seduto davanti. Le mie speranze sono tutte riposte in lui. Ascolta e si distrae veramente poco nonostante l’’happening che precede la tavola rotonda, si trascini per oltre tre ore in un susseguirsi di stanchi e rituali interventi. La platea ne risente: le fustigate di vuoto spinto mietono vittime, rimpiazzate via via da ingioiellate signore di una certa età in attesa che scatti l’’ora del buffet.
Ȓ un pomeriggio da veri eroi del presenzialismo. Lui resiste, io, fedele, con lui.

Ci siamo, chiamano al tavolo i politici invitati. Pochi istanti e veniamo informati che Gianni Alemanno e Oliviero Diliberto hanno la giustificazione: il primo è andato a trovare Re Silvio all’’ospedale, il secondo è impegnato in una fondamentale riunione del gruppo parlamentare dei Comunisti Italiani. Risulta invece dispersa Laura Bianconi. Ad imbarazzo conclamato, riemerge dal caos, generato dalla contestuale apertura del buffet, Gennaro Migliore di Rifondazione Comunista: è solo e per lui non sarà facile.
Cernilli prova a controllare la sua legittima insofferenza infilando una dopo l’’altra interessanti statistiche che testimoniano il non buono stato di salute dell’’enologia italiana, ma l’’assenza della “controparte” pesa. Scruta più volte l’’unico presente. Lo fissa come chi sa che la sua fame non potrà mai essere soddisfatta da così misera mensa; ci pensa un po’’, lo studia ancora… si trattiene. Con il passar dei minuti, diventa però sempre più palpabile il suo bisogno di rivalsa per la poca considerazione prestatagli e, tra le cifre e i diagrammi, si farà presto largo una sana aggressività rivolta a chi lo ha snobbato, lasciandolo solo: la politica.
Dopo quello che abbiamo patito insieme –– Cernilli, io e i quattro eroi che hanno resistito con noi fino a questo momento –– è facile solidarizzare con il codirettore del Gambero… La politica la deve pagare e la politica lì è il giovane Migliore; è un problema suo se è stato così cortese da onorare l’’impegno preso (i comunisti non scappano mai!).

Si entra nel vivo, Cernilli mette la quarta. Sottolinea l’’importanza del comparto enologico nell’’economia di molte famiglie. Ricorda che il costo medio del vino è di 2 euro per litro e che solo i “buontemponi” spendono migliaia di euro per alcune (poche) bottiglie. Sottolinea che c’’è un evidente problema di comunicazione se esistono tutte queste doc ed igt e richiama con impeto e preoccupazione, l’’attenzione sulle politiche comunitarie che mirano a sopprimere 400mila ettari di vigna in Europa. Di questi, circa 200mila sono in Italia, dove la situazione estremamente parcellizzata (circa 800mila ettari per 700mila produttori) renderà le conseguenze oltremodo pesanti.
Insomma, abbiamo veramente tanti motivi per essere preoccupati e Migliore che fa? Parla dei trucioli.
Cernilli lo interrompe e con pazienza gli spiega di cosa si tratti realmente, poi prova a riprendere le fila della sua attenta analisi.
Migliore non ha capito che il moderatore è nervoso e che sarà quindi difficile cavarsela con i distillati di politichese… Riemerge e rilancia confusamente sulla necessità di sostenere la tracciabilità dei prodotti.
L’’insofferenza di Cernilli sale. Ora attacca, ricordando che fu Alemanno il primo a parlarne…
Giovanni Negri, coautore del libro, prova a abbassare i toni sottolineando la veemenza del nostro “investendolo” del titolo di onorevole; Cipresso si è da tempo eclissato nella nostalgia del romantico momento in cui –– accompagnato da luci soffuse –– ci ha letto un “commovente” passo del suo romanzo; Stefano Milioni (altro coautore del libro) osserva e tace.
Migliore è all’’angolo. Spegne il microfono, ascolta e prende tempo, poi, con timidezza e in evidente confusione, prova a tirare in ballo l’’intero governo Berlusconi (ci sarà pure qualcuno in sala che odia Berlusconi e sia disposto a sostenerlo…) reo, nel settembre 2003 a Cancun, di aver lasciato il suo ministro completamente solo. Poi, in evidente transagonistica, si gioca il tutto per tutto e cala l’’asso del buon compagno… Terra Madre. E’ sicuro che la storia dei poveri contro i capitalisti funzionerà…
Cernilli, sfinito dall’’incompetenza del suo interlocutore, abbozza per non saltargli al collo: «non può chiedere a me di Terra Madre dato i rapporti che ci sono tra noi e Slow Food». (Migliore abbozza anch’’egli: non ha idea di cosa stia parlando Cernilli). Poi gli concede una breve tregua, confermando che la distribuzione in mano ai grandi gruppi può segnare la fine della ricchezza della piccola filiera. Banalità per banalità.
Migliore sembra non rendersi conto che è meglio tacere e parte ancora. Parla del sindaco di Londra che studia come favorire la produzione agricola nell’’hinterland della capitale inglese e domanda se è ipotizzabile un approccio di questo tipo anche in Italia.
Cernilli, sconfortato, gli dà ragione.
Ci prova Negri a sollevare dal baratro il dibattito, spostando l’’attenzione sulle priorità che la Bonino dovrebbe porre per recuperare il gap accumulato negli anni dall’’Italia. Provocatoriamente domanda se il vino sia sufficientemente abbinato con il resto del patrimonio italiano nelle operazioni di promozione del nostro Paese.
Qualcuno risponde, ma la stanchezza prevale.

Ȓ stata una serata dal marketing troppo sfrenato per la mia povera mente. Una grande noia che ha mortificato intelligenze serie.
Ȓ finita, mi alzo e mi avvicino ad osservare una delle colonne per capire cosa le renda così particolari da aver dato il nome alla sala che ci ha ospitato (Sala delle Colonne di Palazzo Marini). Le tocco: sono irregolari e l’’effetto marmo è solo disegnato! L’’apoteosi della finzione.
Ȓ tutto perfettamente coerente. Coprire per essere altro da sé. Del resto abbiamo tutti la memoria corta e quindi in pochi faranno caso al revisionismo dell’’identità di molti. Basta questo per ricominciare: colonne nuove, Cernilli nuovi.
Oggi sono loro gli uomini che da sempre hanno lavorato contro l’’omologazione del gusto nel rispetto della diversità e in difesa delle piccole economie familiari, che non hanno mai avuto a che fare con gli “enosborroni” e che quasi provano indignazione per le folli spese enoiche di pochi “buontemponi”. E se qualcuno dovesse insistere a chiedere ragioni o avesse ancora qualcosa da obiettare basterà spiegargli che se siamo dove siamo è solo per colpa di mamma Politica!
Cernilli for President!