01 Mag Edoardo Valentini
A poche ore dalla morte di Edoardo Valentini, Damiano mi ha invitato a scrivere due righe per ricordarlo, avrebbe voluto fare un rapido aggiornamento del sito e metterle a disposizione dei lettori. Dopo averlo scritto abbiamo deciso che potevamo aspettare l’invio della newsletter. Eccolo dunque un piccolo ricordo, a cui associamo la possibilità di scaricare una versione in pdf dell’intervista apparsa su Porthos 8.
Intervistarli insieme sarebbe stato un bel colpo davvero. Edoardo Valentini e Angelo Valentini. Invece appaiono su due Porthos distinti l’8 e il 20. Rimangono due dei passaggi più belli nella storia della nostra rivista: il primo così autorevole e rivoluzionario nel suo efficacissimo marketing “dell’assenza”, il secondo così tradizionalista e tessitore di diplomazia da essere un vero custode di segreti. Edoardo depositario dell’anticlericalismo di famiglia, Angelo autenticamente appassionato e amico di Karol Woytila. Da ieri uno dei due ci ha lasciato fisicamente. Non più telefonate di primo mattino, l’ultima non meno di due mesi fa; basta anche con le cartoline da Loreto, dove con una grafia degna di un amanuense mi dava i compiti da fare per vivere meglio. Il vino rimarrà, c’è il figlio Francesco e ci sono quelli che hanno lavorato con Edoardo in tutti questi anni. Il vino, ovviamente, è l’ultimo dei problemi. Ora, che è l’inevitabile momento delle banalità prima del doveroso e ristoratore silenzio, mi manca la sua voce; fatico a recuperarla. Asciutta e roca, imprevedibile con i suoi acuti scatti d’ira o di gioia, esplora impietosamente ogni mia parte sensibile, la mette a dura prova. Adoro quella voce ma non posso sopportarla.
Addio, Edoardo