roy lewis

Il vino Nebbiolo – Le note di degustazione

L’evento è stato organizzato da Matteo Gallello, realizzato con la collaborazione della Tradizione, Gabriele Bonci e di Pomarius. Grazie al prezioso aiuto di Chiara Guarino, Pino Carone e Laura Pinelli. Condotto da Sandro Sangiorgi.

roy lewis roy lewis roy lewis
da Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, traduzione italiana di Carlo Brera, Adelphi, Milano 1992


Langhe Nebbiolo 2014 Giovanni Canonica (Barolo)

Si presenta con un colore rubino intenso e riflessi viola, testimoniando subito la freschezza dell′annata e la giovinezza espressiva. Il naso ha tratti fermentativi ma non invadenti, l′impronta del vitigno tende a essere netta, quasi a nascondere altri possibili sentori. In bocca la trama è semplice, ben ritmata e diretta, i tannini sono accennati e si nascondono dietro l′azione dell′acidità; finale piacevole e pulito, perfetto per il lardo di mora romagnola di Spigaroli.

Langhe Nebbiolo 2013 Giacomo Fenocchio (Monforte d′Alba)
Il colore è vivido come quello del precedente ma con una vena rosa-arancio, a rilevare l′annata più matura. All′olfatto è più articolato, alle note fragranti di frutti rossi associa una piacevole linea marina e la caratteristica foglia di pesca propria del Nebbiolo. Il sapore ha tannini dolci, acidità progressiva senza forzatura e una corposità distesa, elegante; come il vino di Canonica si muove con un tempo studiato, forse troppo. Funziona a meraviglia sul lardo e ci prova con la pizza di Bonci funghi e provola, solo che questa richiede una stoffa più paziente.

Langhe Nebbiolo Coste 2012 Principiano (Monforte d′Alba)
Il colore è granato ombroso, non proprio limpido. L′odore ci mette un po′ a uscire, in linea con l′incerto aspetto visivo, ma non è dimesso o sfuggente, è foriero di una promessa di complessità: il tempo lo gratifica, in virtù di una misura eccellente tra la vena carnale dei fiori marci e carnosa delle polpette al sugo e la sensazione di sottobosco che porta in dono note di fungo, tartufo e humus; notevole la tenuta nel bicchiere che esprime fino in fondo la qualità saliente di questo vino, l′essere unito, corale, sensibile al rapporto col cibo, come dimostra la sua capacità di servire la pizza gricia non perdendosi nei meandri dell′impasto ma esaltandone compattezza e sapidità. Da notare che in altri casi il Nebbiolo di Principiano si è distinto come più bello e territoriale di quanto non faccia il suo Barolo.

Felice (nebbiolo del vigneto Rocce Masolupo, San Rocco Seno d′Elvio, Alba) 2011 Carussin (San Marzano Oliveto)
Il colore granato è pieno, tratteggiato da un′estrema classicità. Naso di calcare e gesso, attraversato (unito) da un sentore di confettura denso, materno; è quello che impressiona meno dal lato propriamente odoroso, cambia nel calice senza particolari sussulti, restando fedele alla sua amichevole veracità. In bocca si mostra mordente, energico, procede in maniera meno cadenzata, quasi a scatti, tanto che la sua irruenza farebbe pensare a un liquido più giovane; chiude con grande pulizia e si consegna versatile nell′accostamento con il cibo. Il Nebbiolo prodotto da Bruna Ferro viene da un territorio di notevole vocazione che si trova più vicino a Barbaresco che a Barolo.

Nebbiolo1

Langhe Nebbiolo 2011 Roccheviberti (Castiglione Falletto)
Colore granato intenso, appena visibile la lieve sfumatura mattone. Profumo accogliente, etereo, quasi solidale col nostro naso, al quale dà il tempo di ricevere ed elaborare; mostra la sua origine delicata – le Rocche di Castiglione Falletto regalano rarefazione odorosa – e la cuce con l′impronta del vitigno. In bocca non si scompone, sale bene tutto insieme, forte di un′alcolicità consistente, inevitabile che non possa far fronte con un′adeguata durezza, caratteristica propria di altri vigneti più austeri. Lascia intuire una sintonia con primi piatti paste fresche condite con ragù in bianco.

Barolo Vigneti Rocche 2011 Roccheviberti (Castiglione Falletto)
Il colore granato osservato nel fratello minore torna con una maggiore intensità. Anche nel naso si nota la perfetta discendenza, il Nebbiolo è uno scampolo di questo Barolo che amplia completamente le premesse dell′altro: frutta rossa e nera in abbondanza, sfumature di erbe medicinali e un effluvio continuo, rassicurante. Il sapore è quasi sfacciato nella generosa offerta di tanta materia di estratti e di alcol, non sono evidenti la fibra del tannino e l′energia dell′acidità, eppure gli intarsi più ruvidi permettono alla dinamica gustativa di non appesantire l′impatto. È un Barolo delle Rocche di Castiglione, quindi terreno sabbioso, profumi dai tratti lussureggianti, propedeutico per chi soffre ancora severità e radicali astringenze e sceglie formaggi di latte crudo misto stagionati e salini.

Langhe Nebbiolo 2011 Giuseppe Rinaldi (Barolo)
Colore virtuoso, a cavallo tra il manuale del vino di Langa e la luce di quel “Barolo al Barbaresco” che un giovane Beppe Rinaldi chiese a suo padre in pubblico, provocandone l′ira, quando sentiva il loro troppo duro e inespressivo. Naso di una fragranza antica, l′impatto poco pulito spiazza, indispone, genera sentimenti controversi, rischia di far innamorare perché ci conduce senza mediazioni all′origine della vita; la florealità esplora il cuore dell′Europa evocando freschezze e maturità, la nota organica si distilla e si fonde con un senso di materialità brillante e mai greve. In bocca non si ferma, non teme il confronto col vino precedente, di cui non può eguagliare il peso ma può dominarlo in lunghezza; è un fiorettista mai domo, tannini agili e acidità dal tocco vibrante. Tome di alpeggio morbide e saporose.

Barolo Villero 2011 Giacomo Fenocchio (Monforte d′Alba)
Colore granato netto, vivo. Al naso fa sentire la potenziale complessità che si sta formando, è in grado di celarne il segreto più intimo, così da elargire sprazzi di giovinezza e di mineralità; ha uno stile impeccabile, impossibile non apprezzarlo. La bocca si aggancia alla ricchezza odorosa in un continuum appassionante; non ha l′austerità di altri Villero – la 2011 mostra di essere una stagione dai vini felici della loro maggiore prontezza – in compenso si segnala per una persistenza gustativa che mette in crisi tutti e tre i vini precedenti, difficile infatti tornare indietro. In questo momento la sua trama fatta di tanti strati merita un piatto vegano che ricrea le condizioni di una pasta al forno.

Una nota finale. Abbiamo amato la diluizione che il Nebbiolo presenta rispetto al Barolo; la sensazione è che le misure più contenute del primo abbiano i margini per restituire il cuore sensibile del luogo, senza confonderlo con eccessi di maturità, corposità e alcoliche durezze.