cartizze

Miniature di dicembre 2014

Porthos 37, una scelta
Da mesi, mi porto dietro cose da scrivere. Ho borse di appunti, fogli, libri pieni di segni e pagine piegate, blocchi di ogni tipo. È vero, sul sito si possono leggere le numerose degustazioni dell’attività didattica, dalle quali scaturiscono le schede che a mano a mano stanno trasformando il modo di concepire la descrizione del vino, quasi una propedeutica al completamento del numero conclusivo della rivista. Ma l’ultima mia cosa pubblicata su www.porthos.it è il ricordo di Gigi Balestra e risale a prima dell’estate. A parziale giustificazione di tale assenza c’è il tempo trascorso in auto che non mi consente di prendere il ritmo della scrittura, condizione necessaria per provare a esprimere quello che ho dentro. Non è come una volta, quando alla fine di un viaggio, al pomeriggio prima di fare lezione, mi bastava aprire il computer e digitare: articoli per collaborazioni varie, i pezzi per Sale e Pepe e Cucina Moderna, le note sugli accostamenti, la corrispondenza, tutto andava via quasi senza sforzo. L’età ha la sua influenza, la stanchezza di ogni trasferimento pesa sempre di più, come del resto la difficoltà che accompagna l’impegno nella stesura di qualcosa che non sia un pensiero buttato lì. Troppo brevi le pause tra una partenza e l’altra, troppo alta la presunzione di voler scrivere un contenuto durevole. Troppo intensa, infine, l’impronta emotiva di ogni serata vissuta con le classi, al punto da riuscire a scaricarla solo in coincidenza con la successiva. L’ambizione di voler affiancare l’insegnamento a una scrittura per me soddisfacente appare talvolta un’utopia.

cartizze
foto di giampi giacobbo

Così, d’accordo con Gretel e Matteo, ho deciso che dalla metà di dicembre fino a tutto maggio 2015 ridurrò al minimo l’attività didattica fuori da Roma e rimarrò qui, tra la mia casa e la redazione, a riprendere i fili di Porthos 37 per farlo uscire all’inizio dell’estate. È una scelta forte, perché fare corsi, seminari ed eventi in giro per l’Italia è una delle basi della nostra impresa editoriale, allo stesso tempo, però, ritengo irrimandabile la chiusura dell’esperienza della rivista. Sin dai primi di gennaio, condivideremo lo sviluppo del Trentasette attraverso gli strumenti che il nuovo sito ci metterà a disposizione. Sarà un’occasione per narrare la nascita di un menabò, per aggiornare lettori e lettrici sulla metamorfosi del nostro modo di raccontare il vino e, se possibile, per riflettere con chi lo desideri sul perché questo sarà l’ultimo numero della rivista.

Comunità (porthosiana)
Se posso permettermi una miniatura come la precedente, lo devo alla comunità porthosiana. È ora che scriva di quest’associazione spontanea senza statuto e senza regolamento, senza tesseramento e senza un indirizzo politico, l’unico soggetto che sento di poter definire porthosiano. Non esistono un vino né un pensiero porthosiani, di una scuola manco a parlarne – solo l’idea mi mette in imbarazzo – per non dire delle persone, a cominciare da me. La comunità è composta da individui che tengono alla resistenza del nostro progetto di divulgazione, tutto qui. Voglio salutare queste persone, verso di loro ho un dovere di riconoscenza. Si tratta di uomini e donne che regalano il proprio tempo per organizzare corsi ed eventi, per essere presenti alle manifestazioni dietro il tavolo a vendere libri e riviste. Poi ci sono le alunne e gli alunni, un patrimonio, un nutrimento continuo per chi come me considera la classe uno straordinario riparo dal quale rinascere ogni volta. È giusto considerarsi porthosiani anche se si sottoscrive un abbonamento e poi si fotocopia ogni numero per gli amici…
Qualcuno sostiene che è la comunità a rendere speciale l’esperienza a Porthos, altri invece sono convinti che siamo una setta poco accessibile, dunque il vero limite a una crescita della nostra attività. Eppure la comunità è per sua natura mobile, dinamica, accoglie e lascia andare, non rifiuta mai nessuno, neanche chi non ha molta voglia di mettersi in gioco.

L’invenzione della gioia, nuova edizione
A tre anni e mezzo dall’uscita, e dopo una ristampa, vede la luce una seconda edizione riveduta e corretta del “mio” libro. Numerosi erano gli errori (orrori) ortografici, difficili da leggere erano alcune parti dell’appendice dedicata alle vinificazioni speciali. A una prima scorsa i tanti interventi non sono però così palesi, nonostante siano ben rappresentati dalla nuova copertina di Federica Passarelli, la quale ha lavorato il dipinto di Marcello Spada, dividendolo quasi fosse un trittico e pescandovi un verde maturo che è davvero una novità per i nostri abituali bordò, terra e avorio. Un’altra rilevante operazione grafica è la stampa a colori delle cartine della Champagne che chiariscono ciò che la scala di grigio confondeva; inoltre le abbiamo ingrandite e in ciascuna ha trovato posto l’intera legenda originale.
La completa rilettura della nuova edizione è di Gretel Hohenegger, la sua competenza e la sua esperienza ci hanno messo al riparo da tante brutte figure. Un contributo risolutivo è arrivato da Rosalia Fusco, che aveva già curato la prima edizione e, di recente, ha seguito il libro su Emidio Pepe. Rosalia è l’editor dei miei sogni: ogni sua parola mette al sicuro la coscienza, sa leggere nei pensieri senza tradirli, come fosse costantemente dentro di me.
Poi c’è Matteo che “veglia” su via Laura Mantegazza e ci evita le dimenticanze più gravi.
È facile immaginare che siano molti i punti che oggi vorrei elaborare in modo diverso, ma non è questo l’esito più eclatante del rivivere il libro: i concetti e le linee principali del testo stanno producendo un effetto di superamento. È come avere a disposizione dei nuovi frutti da far maturare, originati da radici più ramificate, capaci di leggere il mio terroir intellettuale ed emotivo come fa il piede franco, lento perché prova a non farsi sfuggire nulla.

Gli Ignoranti
È tutto di Porthos il libro di Etienne Davodeau. L’edizione italiana uscirà in febbraio e la presentazione ufficiale sarà ospitata dalla manifestazione Sorgentedelvino Live 2015.
Grazie alle varie traduzioni richieste in Europa e nel mondo, l’autore ha migliorato sensibilmente il carattere dei dialoghi, così Ottavio Gibertini, che si sta occupando del lettering e dell’impaginazione, ha conferito al volume un profilo di altissima qualità. Raffaella Garruccio e Sergio Rossi curano la traduzione e approfittano della nostra “sorveglianza” per ciò che riguarda la materia viticola ed enologica. Rispetto all’edizione francese ci sarà un sedicesimo in più nel quale è narrato il percorso di reciproca formazione realizzato tra noi di Porthos, dediti al vino, e la squadra di The Box edizioni, esperta in fumetti e graphic novel. Un piccolissimo saggio della nostra edizione…