Miniature di fine anno – 2012

È stato un anno di rinascita, per Porthos e per me. La sfida del libro è stata pesante, soprattutto nei suoi effetti successivi. Dunque, nonostante la soddisfazione di averlo condotto in porto, il 2011 si è rivelato un anno molto difficile. Eppure, proprio dalla sofferenza e dalla tristezza di molte giornate sono nati i germogli di una stagione piena com’è stata quest’ultima. Come ho più volte scritto, sono un privilegiato, per questo guardo alle mie difficoltà con l’animo sereno di chi sente che, dopo tutto, va benissimo così. Questo pensiero mi ha aiutato a leggere ogni problema come un’opportunità e ad affrontare l’anno di Porthos come un’occasione per ristabilire una continuità, un ordine delle priorità e una qualità nelle relazioni con le persone. C’è ancora molto da fare, a tutti i livelli che mi riguardano, tuttavia non lamentarmi è stata una conquista meravigliosa.
Queste righe hanno diverse finalità. Innanzitutto vogliono esprimere gratitudine a chi ha deciso di seguirci, acquistando i libri e le riviste e sottoscrivendo il miniabbonamento. Sento poi il dovere di ringraziare le persone che frequentano il sito e ci aiutano a renderlo migliore. Alcune di loro sono le stesse che, in una benefica coincidenza, navigano ma non vogliono abbandonare la carta.
Sono grato, inoltre, a coloro che hanno partecipato all’attività didattica di “Porthos racconta…”. A Roma e nel resto d’Italia ci sono piccole comunità che sentono vicino il nostro modo di divulgare, non tanto per una sua regola quanto per la spontanea trasformazione al quale va incontro col modificarsi delle cose e delle persone. Si tratta di un reciproco sistema nutritivo nel quale ognuno si mette in gioco. In principio tale modalità può apparire faticosa, ma inestimabile è ciò che restituisce in termini di conoscenza e capacità di usare le proprie sensorialità ed esperienza.

«Pare che nel bere vino fosse un intenditore, come Sancho Panza, i cui genitori erano vignaioli. Nel vino è insita una sorta di diritto alla superiorità. Quando bevo vino, comprendo i secoli antichi, mi dico che anch’essi erano fatti di cose presenti e del piacere di viverci in mezzo. Il vino ti trasforma in conoscitore di stati d’animo. Ti rende attento a tutto e attento a niente. Nel vino balugina il ritmo. Se sei amico del vino, sei allora pure amico delle donne, e patrono di ciò che a loro è caro. I rapporti, anche i più ramificati, che intercorrono tra uomo e donna, ti sbocciano dal bicchiere di vino come fiori. È doveroso riconoscere pieno diritto a tutti gli inni levati al vino».

Robert Walser da “Il brigante” Adelphi, pagina 25, traduzione di Margherita Belardetti