28 Mar Miniature di Marzo 2008
Porthos Trenta è un numero speciale per il quale abbiamo sperimentato un nuovo formato. E un quadrato 20 x 20, che ci ha permesso di misurare nuove esigenze grafiche, visto che non potevamo adattare la classica dimensione rettangolare.
Andrea Scanzi
Dedico la prima miniatura del nuovo sito a questo giovane giornalista che, pubblicando il libro Elogio dell’invecchiamento (Mondadori), ha fatto un grande servizio a Porthos. Le sue parole sull’iniziativa editoriale e su di me sono davvero gratificanti e ci hanno permesso di raggiungere un pubblico finora quasi inaccessibile. Un grazie ad Andrea dal sottoscritto e dalla Ciurma tutta. Non dimenticate, Porthos vive grazie agli abbonamenti, grazie al passaparola, grazie al riconoscimento della sua indipendenza come valore fondamentale dell’informazione e della cultura.
Joly
In molti si sono meravigliati che la nuova edizione del libro di Nicolas Joly sia pubblicata da Slow Food. Ricevo quasi ogni giorno email o telefonate di persone che vogliono saggiare il mio umore, soprattutto dopo aver saputo della presentazione del volume presso Ca Scapin, dove sono riuniti i produttori venduti sotto il marchio delle Triple A e dove, peraltro, anche Porthos avrà uno stand. A sorprendere è la vicinanza tra Joly e Petrini, ma sono note le modalità con cui organismi prettamente commerciali, come Slow Food e Gambero Rosso, per bassa cucina contabile fanno proprie intuizioni, cose, persone che solo poco tempo prima ignoravano o disprezzavano; chi ci segue ricorderà, chi ancora non l’ha fatto è bene che aguzzi i propri sensi.
E il caso di spendere qualche riga su Nicolas Joly, anche perché qualcuno sta parlando di tradimento nei confronti di Porthos. Nessuno della Ciurma si sente tradito da Joly, anche coloro che gli si sono affezionati per averlo assistito più di una volta nelle sue presenze italiane. Nicolas rimane un amico e un sostenitore di Porthos, non dimentichiamo che ci ha donato e insegnato moltissimo. Avremmo voluto ci aggiornasse sulla sua scelta editoriale, visto che solo pochi mesi fa mi aveva detto di essere interessato a stampare con noi l’edizione aggiornata del suo libro. Ma Joly è diventato il portavoce di un movimento mondiale, inevitabile che scegliesse un partner all’altezza del compito di diffusione globale. Inoltre, in questi anni, il proprietario della Coulée si è mosso da navigato finanziere qual è: il suo vino si è giovato, anche in termini monetari, del successo mediatico ottenuto attraverso le 4000 copie de Il vino tra cielo terra distribuite in Italia e all’estero; Joly non ha esitato a cambiare alcuni dei suoi importatori qualora non fossero del tutto disponibili alle sue condizioni. Di ciò hanno goduto anche molti produttori che senza Renaissance e tutto quello che ne è derivato non avrebbero avuto una ribalta credibile.
Nulla di male quindi, staremo a vedere se si concilieranno il taglio etico e artigianale propugnato da Joly con le esigenze commerciali di Slow Food, vedi gli sponsor del recente convegno toscano in cui è stata presente Vandana Shiva. E il caso di rileggere alcune righe sul tema della serialità dall’intervista a Rocco Ronchi su Porthos 25: «Te lo potrei dire in termini filosofici. La distinzione che fa l’ultimo Sartre è molto bella: tra la praxsis che è atto, è vita, è durata, e il pratico inerte che è invece un’oggettività dura, massiccia, è ciò che non dipende più da noi e che resta lì, ottuso ed estraneo, e con cui dobbiamo fare i conti. Lo produciamo ma una volta che l’abbiamo fatto non siamo più noi, diventa un’alterità irriducibile, un residuo».
L’establishment
I nostri lettori ci chiedono perché Porthos non abbia ancora incontrato un rappresentante dell’establishment, soggetto di cui abbiamo parlato già in diverse occasioni e, in particolare, sul pezzo Il mostruoso equivoco presente sul numero 28. In realtà Marzio Mannino, intervistato su Porthos 24, ha illustrato molto bene le ragioni che farebbero preferire un approccio fortemente tecnologico rispetto a quello più naturale. E stato un interlocutore credibile, come dimostra la sua carriera che ha ormai raggiunto tutte le nazioni del mondo con potenzialità enologiche, dagli Stati Uniti alla Georgia, dalla Cina al Sudamerica. Se incontrassimo un’altra persona come Marzio, che non si nasconde dietro pretese di originalità territoriale e non cerca il consenso della stampa attraverso premi e punteggi, saremmo ben felici di ascoltare aspetti del suo lavoro che possano ampliare la nostra conoscenza. Invece prevalgono gli enologi alla Rolland, talmente integrati nel perverso sistema industriale, da non riuscire ad ammetterlo. Le loro dichiarazioni sono piene di viticoltura, le loro azioni si compiono invece soprattutto in cantina. Cosa potrebbero dire che non sia stato già rimasticato da tutti gli studi di marketing? Nulla, purtroppo. Lo dimostrano alcuni incontri che la Ciurma ha fatto presso produttori nati ieri e immediatamente sulle prime pagine grazie all’opera di queste figure, sempre più emissari del sistema e sempre meno disponibili all’ascolto del vigneto come unità vivente. Alcune battute, diverse sentenze appaiono talmente improbabili che pubblicarle sarebbe la versione moderna di Maramaldo «Tu uccidi un uomo morto».
200 tonnellate di posta non consegnata
Porthos Trenta partirà a ridosso delle elezioni, quindi dopo il 10 aprile. Vogliamo evitare l’imbuto postale, di cui abbiamo già diversi segnali, causato da una campagna elettorale che comprende due votazioni e sta muovendo una quantità di carta e di consegne mai registrata finora. Per non incorrere nei problemi di Porthos 28 e 29, sarà meglio per tutti pazientare un po’, soprattutto dopo aver saputo che il centro di distribuzione postale di Milano, ancora due settimane fa, aveva 200 tonnellate di posta arretrata da consegnare. Non è un caso che proprio in Lombardia, e nel capoluogo in particolare, abbiamo rispedito più di cinquanta copie del 29; alcuni degli abbonati ne hanno ricevute due copie, perché è arrivata loro anche la prima, con due-tre mesi di ritardo
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Un nuovo formato
Porthos Trenta è un numero speciale per il quale abbiamo sperimentato un nuovo formato. E un quadrato 20 x 20, che ci ha permesso di misurare nuove esigenze grafiche, visto che non potevamo adattare la classica dimensione rettangolare. E’ stato particolarmente dispendioso, ma molto utile per esprimere interamente l’impostazione ricca di contenuti e dal grande respiro narrativo.
Il sacrificio di un Terroir
Porthos Trenta arriverà a tutti gli abbonati con un libro in regalo. E un saggio di Samuel Cogliati, Il sacrificio di un Terroir, dedicato alla Champagne e illustrato da Giampi Giacobbo. Da tempo volevamo raccontare la zona enologica più celebre al mondo, provando a superare l’oleografia di maniera e le immagini scintillanti che ricorrono di continuo. Crediamo di esserci riusciti grazie al rigore con cui l’autore ha affrontato un argomento che lo tocca in profondità: ha descritto con precisione del disfacimento a cui la Champagne è destinata se non cambierà direzione, lasciando allo stesso tempo emergere la sua passione per il vino e per il territorio. Non mancano le informazioni fondamentali sulla zona e sulla tecnica di spumantizzazione, aggiornate ai nuovi disciplinari e lette attraverso la lente di chi sa che naturalità e sensibilità ambientalista sono ormai esigenze irrevocabili.