Miniature di Settembre 2008

Un ricordo dedicato a Gianni Masciarelli e Valentino Migliorini.
Ma non solo…

{gallery}MASCIARELLI{/gallery}

Gianni Masciarelli…
Proponiamo due foto dell’amico produttore abruzzese, morto qualche settimana fa. E’ il modo che sentiamo più vicino alle nostre abitudini e ai nostri sentimenti per lui.
Sono immagini riprese martedì 10 luglio 2001, quando con Franco Allegrini e Alessio Planeta partecipò al primo forum di Porthos (pubblicato sul numero 7).
A Gianni Masciarelli mi legano molti ricordi, la grande maggioranza dei quali è di stampo privato. Il suo rispetto verso Edoardo Valentini era tale da non permettere a nessuno di criticarlo, come quando il produttore di Loreto non aveva ricevuto i “tre bicchieri” per il Trebbiano e Gianni aveva discusso pubblicamente tale scelta.
Fu Masciarelli il primo a chiamarmi quando vide pubblicata la rubrica “il vino sul banco” di Porthos 13-14, dedicata sempre al Trebbiano di Valentini, sostenendo che per meritarsi un articolo così la sua azienda avrebbe dovuto passare almeno due generazioni.
I suoi buonissimi vini, prodotti tra gli anni ottanta e i primi anni novanta, avevano mostrato il vigore di un territorio abruzzese misconosciuto fino a quel momento. Il successo di critica e di pubblico lo aveva convinto a ingrandire la sua azienda, al punto che era diventata una specie di cooperativa – Masciarelli si sentiva un comunista vero – ma le bottiglie, cresciute nel numero, avevano perso la qualità e l’originalità che le avevano imposte all’attenzione di tutti.

… e Valentino Migliorini
Non ho foto del fondatore dell’azienda Rocche dei Manzoni. Ma ho avuto la fortuna di conoscerlo bene e non dimenticherò né lui né sua moglie Jolanda. La nascita di Porthos mi ha allontanato da loro e dal gruppo dei produttori “Langa In”, così è capitata una di quelle cose che succedono spesso, non aver saputo della sua morte, avvenuta nel dicembre 2007. Per gran parte degli anni novanta ci siamo sentiti amici, insieme con lui, Giorgio Rivetti, Domenico Clerico, Guido Fantino, Elio Grasso e altri abbiamo condiviso giornate bellissime. Con alcuni di loro abbiamo conservato un rapporto, diverso ma presente, con Migliorini invece non sono riuscito. Mi rimangono queste righe.
Una volta l’ho accompagnato a trattare l’acquisto di un vigneto. Era incredibile come un piacentino verace si fosse inserito nel tessuto contadino e bugianen della Langa più profonda: sapeva scegliere l’ora giusta, capiva perfettamente il dialetto e aveva una grande pazienza. I suoi vini, concepiti con un spirito quasi rivoluzionario, non sempre gli somigliavano. Quelli che ho amato di più li produsse tra gli anni ottanta e gli anni novanta, prima che Migliorini scegliesse alcune pratiche produttive che li avrebbero resi più “facili”.

C’è porthos e porthos
Sul Trentuno avete da leggere e da guardare (e ascoltare). Mi chiedo sempre cosa lega i numeri di questi ultimi tre anni con quelli degli inizi. Spesso li prendo in mano, cerco degli spunti e provo a mantenere lo spirito che li ha generati; il sentimento che prevale è un affetto sconfinato. Ma è inutile interrogarsi sulla possibilità di riproporci così; un porthos come il 7, verso il quale provo ancora un grande feeling, non potrei farlo oggi, finirei per non volergli bene, rimarrebbe un estraneo.

La vendemmia 2008
Una settimana di viaggio in Emilia, Veneto, Lombardia e Toscana – sui prossimi Porthos ne troverete conto – mi ha portato a pensare a una vendemmia che si sta prefigurando tra le più impegnative degli ultimi anni. Quella che per molti è apparsa come una primavera fresca e vera, finalmente meno estiva del solito, ha invece provocato numerosi problemi, i cui effetti non si sono arrestati. Al punto che il commento più diffuso è stato: «Voglio vedere come se la caveranno i produttori naturali.» Non fanno salti di gioia, almeno quelli che ho avuto occasione di visitare, ma le loro uve sono più sane e più buone da mangiare di quelle sentite presso alcuni produttori convenzionali, per i quali la situazione è quasi drammatica.
Non amo generalizzare e mi fermo qui, ho sentito alcuni produttori al telefono e la prudenza, la necessità di andare a guardare i dettagli sono quanto mai indispensabili, rimane però qualcosa più di una sensazione: la scelta naturale si fa sempre più urgente, anche per coloro che dovranno fare enormi sforzi per riconvertire i propri vigneti. Quindi, sento di dover raccomandare a tutti una visita come la mia, vedere, camminare, toccare e assaggiare.

Residui dei trattamenti nei vini
Una delle grandi certezze propugnate dall’industria chimica è che nulla di ciò che si usa nel vigneto si ritrova in bottiglia. Una ricerca compiuta tra il 2004 e il 2007 da un gruppo di scienziati europei, dimostra che alcuni dei principali, e più costosi, vini del vecchio continente sono contaminati da antibotritici e pesticidi.
Vogliamo approfondire l’argomento sulle pagine della rivista, per riportare tutti i dati ed essere precisi sulle conseguenze delle sostanze sulla salute delle persone, in questa sede ci sembra importante segnalare che nessuno dei media nazionali ha diffuso il comunicato stampa che risale al 26 marzo 2008. Scelta aziendale o distrazione?

Salvare il vino e la patente
Su Mille Vigne di settembre 2008 c’è un articolo di Giulio Porzio che mette in luce con dati e testimonianze l’attualità della crisi del consumo di vino, causata, tra le altre cose, anche dai controlli alcolometrici delle forze dell’ordine.
La ristorazione, già boccheggiante per la situazione economica (vera o percepita che sia, in ogni caso molto preoccupata), si ritrova uno dei suoi elementi traino completamente bloccato dal timore di sanzioni e sequestri.
Faccio una piccola riflessione: chi si mette alla guida alticcio o completamente ubriaco, deve preoccuparsi della patente o di cosa può combinare perdendo il controllo del proprio mezzo?
In ogni caso in vendita ci sono auto che insieme al lettore dvd e all’aria condizionata offrono di serie l’etilometro. Un amico di Genova che lavora in prefettura, interpellato sull’argomento, mi scrive «Tanto per parlare, il Circella offre gratis il servizio etilometro, prima di uscire tutti a soffiare nelle cannucce. Ma a pensarci bene, se il vino è così trainante per la ristorazione, perché non pagano con maggiore prontezza? E poi, com’è andata al passato Vinitaly? Controlli in massa? Pensa tu che ironia, non bastavano i finanzieri, ci si mette anche la stradale. E ora che l’esercito è per le strade…».