Pieropan

Per Nino

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Caro Nino, ho aspettato prima di scriverti. In questo tempo altri amici sono andati via e, ogni volta che è capitato, ho pensato che avrei voluto dedicarti un ricordo, ma davvero non trovavo come cominciare. Ho continuato a prendere appunti, rivivendo gli anni della nostra frequentazione, per non farmi scappare nulla. Ho provato a delineare il tuo profilo di produttore determinante per la nostra cultura del vino bianco, ben al di là dei confini della zona che hai così intensamente difeso e rappresentato. Soave e via Camuzzoni… le vigne vicine al castello, non importa quanto sia passato dal giorno della tua morte, i miei sensi non mi tradiscono e le emozioni premono fino a fare male, così stamani all’alba ti ho sognato.

Pieropan
foto di giampi giacobbo

Non mi era mai capitato d’incontrarti di notte. Teresita, tua moglie, mi fissava severa, sembrava volesse dirmi «cosa aspetti a scrivere qualcosa?». Tu eri come sei sempre stato con me, bonario e incoraggiante, sorridevi, forse un po’ amaro, a rassicurare Teresita che alla fine ce l’avrei fatta. Io e te non parlavamo direttamente, i nostri reciproci pensieri passavano attraverso la voce di tua moglie, era lei a farci dialogare. Così al risveglio ho deciso che sarebbe stata la giornata giusta per mettere giù qualche riga credibile.
Nino, amico mio, spero mi perdonerai se non mi sento di passare in rivista gli episodi che ci hanno unito, il sentimento che mi accompagna senza tregua è la tua generosità, qui è riassunto il senso della nostra amicizia. Ho provato anche a ricambiare tanto affetto, a un certo punto mi è sembrato impossibile riuscirci. Perché la tua è una forma di comprensione davvero rara e particolare, quella di chi ti sostiene con tutto ciò che ha, anche se non condivide quello che fai e vivi, anzi quanto più è ampia la distanza sul modo di affrontare le cose, tanto maggiore sarà lo sforzo per starti vicino. 
Ti sono grato per le opportunità che mi hai dato di seguirti nel lavoro, ho appreso che il vino è una cosa troppo seria per lasciarla agli enologi, ho imparato cosa amare e cosa rifiutare, e poi a togliermi dalla testa che ogni sensazione dovesse avere a che fare con un gesto del produttore. I Soave di Pieropan mi hanno consentito d’immaginare il significato di “flusso”, mi hanno schiuso la bellezza dei sentori fermentativi, quegli odori secondari che ci avevano insegnato a deprecare. Gli assaggi delle basi dalle quali nascevano La Rocca e Calvarino mi hanno educato a percepire il significato non algebrico delle interazioni, proprio quando stava per esplodere la tendenza prestazionale che ha condizionato per anni la produzione di vino.
Gli ultimi anni non ci hanno permesso di ritrovarci come in passato, alcune scelte mi hanno allontanato da te e la vita è passata tra le dita come in un soffio, senza quasi che me ne accorgessi. Non c’era nulla a dividerci, non è accaduto niente di traumatico, solo che non sempre si può spiegare quello che ci distanzia da qualcuno, oppure forse non si ha il coraggio di parlarne e di attraversarlo fino in fondo. Sono felice di averti conosciuto, quando dico che ho abitato a Soave mi sento fortunato ad aver goduto della tua ospitalità.
Ora Nino ti abbraccio con tutta la forza che ho, ma devo lasciarti e riprendere il mio cammino.

Sabato, 11 agosto 2018

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