Ricette d’evasione – l’arte di cucinare dietro le sbarre-

Clara Ippolito, collaboratrice di Porthos e grande amica, e Daniela Basti hanno curato un libro da leggere, s’’intitola Ricette d’’evasione ed è pubblicato da Cucina e Vini editrice al prezzo di 15 euro.

Il sottotitolo, l’’arte di cucinare dietro le sbarre, spiega bene quale sia il tema principale, anche se il contenuto va al di là delle premesse. La favorevole congiunzione tra le sature illustrazioni di Mauro Magni e le narrazioni dei detenuti alimenta un clima di avvincente successione gastronomica, alla quale non sfugge quell’’elemento di memoria familiare che è alla base di ogni gusto personale. Clara e Daniela, introdotte per l’’occasione da un bel testo della giornalista Daniela De Robert che da vent’anni si occupa come volontaria di vita carceraria, hanno cucito i racconti e le ricette –– aspetto comune a Porthos come sanno i nostri lettori –– lasciando vivere l’’ingenuità e la forza delle parole semplici, rinunciando a interventi di editing forsennato che avrebbero inutilmente spezzato il ritmo. La grafica di Alessandro Senni è divertita e leggera, anche se ci sorge il dubbio, oltre al piacere, che Clara una copia di Porthos gliel’’abbia regalata prima di impostare il libro. Le ricette sono credibili quanto le testimonianze, in modo che quando si arriva alla parte finale, dedicata a considerazioni storiche sull’’alimentazione, non si ha la sensazione di cominciare un altro testo. Godibilissimi, infine, i metodi per arrangiarsi con quel poco che si riesce a ottenere da fuori.

Leggendo i racconti dei detenuti è impossibile non pensare ad alcuni film che hanno tenuto insieme gastronomia e vita carceraria. Due segnalazioni per non annoiarvi. L’’uomo in più di Paolo Sorrentino, nel quale il personaggio di Toni Servillo, spettacolare, cucina la zuppa di pesce da vero esperto dopo che per tutto il film, da uomo libero, aveva ammaliato amici e amanti con i suoi manicaretti di cucina di mare. Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, quanto il personaggio di Ray Liotta, altrettanto memorabile, racconta di come si faceva il sugo in prigione con Paul Sorvino che affetta l’’aglio con la lametta e Scorsese padre che mette le polpette e i pelati al momento giusto.