A cuore aperto: la verticale di Gravner

Si è parlato molto, prima e dopo la serata, della verticale dei vini di Gravner condotta da Sandro Sangiorgi e organizzata dal Circolo dei Saggi Bevitori di Asolo. Molti interrogativi, molti dubbi.

Tante le adesioni ma anche le persone che non hanno avuto accesso alla serata, magari perché arrivati troppo tardi alla prenotazione e chi purtroppo, perché oggi spendere 80 euro per una degustazione è un grande sacrificio. Il Circolo dei Saggi Bevitori aveva programmato la serata da tempo, con l’intento preciso di metterci tutti in discussione come appassionati e come degustatori.

Serviva un vino che creasse dibattito e una persona che sapesse dibattere: Gravner e Sangiorgi risultava il binomio più adatto. Il vignaiolo di Oslavia, da sempre, divide gli appassionati da chi proprio non lo comprende a chi non ne condivide la scelta enologica. Sandro Sangiorgi che, sin dalla fondazione di Porthos nel 1999, segue il percorso dei vini naturali, ha condotto la degustazione attraverso uno schema degustativo insolito per chi è abituato a ingabbiare le sensazioni gusto-ofattive in schede tecniche.

Una degustazione a cuore aperto lasciando che le emozioni e la parte più profonda di noi stessi avessero la possibilità di cogliere ogni sfumatura, ogni angolazione di questi vini enigmatici. Prima dell’inizio della degustazione sono stati svelati i vini in modo tale da rimanere ancora più lucidi nel giudizio.

Credo che il primo vino, la Ribolla, sia stata la tipologia più vicina ai presenti per eleganza e finezza olfattiva. La 2002 ha una spinta notevole anche se, a mio avviso, evidenzia una freddezza inspiegabile; è solare ma poco comunicativa e lo dimostra la chiusura “assolutistica”. La 2004 è invece inizialmente ermetica, caratteristica che perde con la permanenza del bicchiere mentre in bocca è delicata, continua, persistente. La Ribolla 2005 è raggiante al naso, dolce e ben disposta con note suadenti di frutta candita. Si evolve cambiando continuamente direzione, in bocca è austera e si percepiscono note iodate: davvero un grande vino anche se è come se fosse un’opera incompiuta.

Il Breg 1998 è uno dei primi vini sul mercato prodotti con una lunga macerazione. Allora questa scelta non fu capita, dalla stampa in particolare, quella stessa stampa dalla quale oggi Gravner riceve i premi. Il primo Breg ha diviso gli animi in sede di degustazione: molti non lo hanno amato avendolo trovato eccessivamente rustico, alcuni addirittura con note di Brettanomyces troppo evidenti. Per quanto mi riguarda è stato il migliore della batteria ma sono stato uno dei pochi a pensarla così. Il Breg Anfora 2002, figlio in una stagione molto difficile, è risultato tuttavia un vino molto di territoriale.

Il 2004, vendemmiato molto tardi, quasi a novembre subendo alcuni attacchi di Botrytis, in degustazione non è riuscito ad arrivare fino in fondo e non l’ho amato particolarmente. La presenza del distillatore Vittorio “Gianni” Capovilla che conosce molto bene Josko e ne distilla le vinacce, è stata il valore aggiunto: i suoi giudizi approfonditi e legati a una profonda conoscenza dei vini si basavano sull’esperienza delle degustazioni fatte direttamente in cantina.

Entusiasmante la degustazione dei distillati di Breg e di Ribolla, realizzati nel rispetto totale della materia prima hanno rievocato le caratteristiche principali dei vini. La rusticità del Breg era affiancato alla nobiltà e all’eleganza olfattivo-gustativa della Ribolla. Rimane una riflessione a fine serata, un inaspettato senso di vuoto. Ho degustato con la mente e il cuore liberi, avvolto dall’incanto di un produttore che ho sempre amato ma il tentativo di non farmi condizionare dal giudizio, dalla conduzione e dalla sala non è bastato.