29 Dic Alsazia, il paradiso dei geologi
Rangen de Thann, foto di max argiolu
Domaine Zind-Humbrecht (Turckheim)
«I vini normali sembrano grand cru, quelli dei vigneti classificati paiono vendemmie tardive, le VT evocano la ricchezza definitiva delle Selection des Grains Nobles, le SGN sono un passo verso Dio». Così un cronista francese raccontava i vini di Zind-Humbrecht quando negli anni novanta emerse il primato dell’azienda alsaziana sui bianchi francesi e, possiamo dirlo, mondiali. Il leit-motiv non è cambiato ed è quasi un miracolo che tanta ricchezza non sia mai diventata stucchevole. La biodinamica sui terreni e nei vigneti ha definito l’armonia universale di ciascuna bottiglia, una fisionomia inconfondibile, un traguardo. È impossibile non notare la coincidenza tattile tra i vini del più nobile tra i Clos di quello che è considerato il principe dei Grand Cru: possiamo accarezzarla con la punta del naso quando avviciniamo il bicchiere, possiamo contenerla con un amore disperato nel momento in cui si rivela col suo patrimonio di dettagli, un grido e una stretta, un paradosso futurista per il suo ripetersi esasperante, inesauribile.
Gewurztraminer Grand Cru Rangen de Thann Clos Saint Urbain 2012
Eccolo, il più atteso… hai voglia a parlare di Riesling: quando si pensa all’Alsazia, la mente va al Gewurztraminer, e non potrebbe essere altrimenti, dal momento che è il luogo del mondo dove viene meglio. La misura dell’impatto odoroso consegna una stratificazione prodigiosa, nella quale ogni slancio aromatico, anche il più sottile e flebile, è utile alla causa. Lo sviluppo gustativo non si preoccupa del residuo zuccherino, è tale il potere di trascinamento della combinazione sali-tattilità che ogni sostanza diventa partecipe di un unicum, una lunga vibrazione dalla quale non ci si vorrebbe staccare mai, come una canzone da ascoltare e riascoltare per respingere il timore dell’inevitabile, il vuoto…
Il vino sembra fatto apposta per accogliere la tenerezza delle polpettine di cernia fritte accompagnate con una salsa di curry rosso.
Pinot Gris Grand Cru Rangen de Thann Clos Saint Urbain 2012
Per fortuna, il Pinot Gris non teme di stare tra i due aromatici, non è certo l’assenza di varietalità a metterlo in crisi… Parte da una prospettiva diversa, si fa quasi ambasciatore di un contenuto territoriale altrimenti difficile da distinguere, tanto si è avvinti dalle spire esotiche del precedente. Se i sentori classici come la pera e l’albicocca si stagliano nella relazione gusto-olfattiva, restiamo senza parole di fronte alla forza materiale che il liquido propone, alla pulizia dell’azione che non vuole lasciare dietro nulla d’irrisolto. Una concretezza pragmatica eppure quasi artistica quando, al momento di lasciarci, sono vaporizzati sentori insospettabili, quasi che il vino avesse “rubato”, o preso in prestito, a Riesling e Gewurz il segreto della loro unicità.
Il comportamento sul piatto precedente è una perfetta esecuzione ma gli manca il piglio del Gewurztraminer. Meglio su un formaggio caprino come il Sainte-Maure de Touraine.
Riesling Grand Cru Rangen de Thann Clos Saint Urbain 2012
Non è così facile imporsi da super favoriti, soprattutto se chi ti precede è andato al di là delle previsioni. È, di nuovo, la quiete custodita dal vulcano la chiave per comprendere la statura del Clos St Urbain: è un salire che proviene dalle oscurità più profonde, al punto che, tornando indietro agli ottimi Riesling d’inizio degustazione, si fatica a credere che sia la medesima varietà. Grandissima soddisfazione è levarci di torno le aspettative sul vitigno e poterci concentrare solo sul rendimento del tessuto minerale, una sensazione corale e purificante, un tema che è al tempo stesso riassunto ed estesa narrazione. Nessuno ha cercato idrocarburi, nessuno si è accorto che l’acidità era una delle più furibonde degli ultimi dieci anni – come risulta dalle analisi gentilmente fornite dal produttore – ma tutti sapevamo di essere di fronte al Riesling, vittime della sua munificente dittatura.
La salsa di pomodoro piccante con la quale è condito il baccalà alla libica è il cibo sul quale spendere la glicerina di un Riesling di oltre 14 gradi alcolici.
Rangen de Thann e Clos Saint Urbain
I suoli sono costituiti da rocce e sedimenti vulcanici (lava), con uno strato di circa 50 centimetri nelle cui fessure la vite penetra in profondità, terre che preservano un’alta temperatura. Le elevatissime pendenze che raggiungono anche il 70% hanno imposto una coltura a terrazze. Rivolto verso sud permette una lenta maturazione degli acini, qui le uve sono vendemmiate tra ottobre e novembre con un livello di concentrazione sempre molto elevato. Sulla totalità di quasi 19 ettari, l’azienda Zind-Humbrecht oggi ne coltiva nel Rangen circa 5 e mezzo.
(dal sito https://nonsolodivino.wordpress.com/)
il suolo del Rangen, foto di max argiolu
Riesling Vendage Tardive (dal vigneto Schoenenbourg) 1995 Hugel (Riquewihr)
Poteva bastare ciò che avevamo vissuto, per fortuna che Max Argiolu è uno di Porthos, perché in caso contrario non avremmo potuto assaggiare un meraviglioso esemplare della classicità alsaziana. E io che temevo che solfiti e retrogusto amaro da confettura di arance potessero monopolizzare l’espressione… Quanti ignoranti pregiudizi. Il prodigio degli Hugel, frutto del celebrato Schoenenbourg, mette in luce senza tema di smentita la sua origine più “fredda” rispetto ai precedenti, per l’annata e, soprattutto, per la collocazione sia del comune di Riquewihr, nel settore centrale della regione, sia del vigneto, caratterizzato da un suolo marnoso, scistoso e gessoso, ben diverso da quello vulcanico del Rangen. Nel gustare una VT la pienezza arriva quando pensi di aver afferrato il significato di un sapore o di un odore, si tratta di un’estensione di sensualità, vissuta sul filo da un Riesling compiuto e fragile, luminoso e struggente.
Riquewihr dal vigneto Schoenenbourg, da hugel.vin.co
Ringraziamo, nell’ordine di servizio dei vini, Raffaele Bonivento di Meteri, Mario Galleni di Teatro del Vino – al quale va un riconoscimento speciale per aver risolto una delicata questione nel giorno dell’evento – e a Nicola Sarzi Amadè dell’omonima casa d’importazione e distribuzione.