Baldo Cappellano: un ricordo

C’era una degustazione guidata da Sandro dedicata ai vini naturali, venne Baldo col figlio Augusto, come li vidi rimasi sorpreso nell’avvertire – istintivamente – quanto fossero diversi eppure uguali.

Ho avuto modo di incontrare Teobaldo Cappellano una sola volta, nel Giugno 2006 a Spoleto per “Vini nel Mondo”.

C’era una degustazione guidata da Sandro dedicata ai vini naturali, venne Baldo col figlio Augusto, come li vidi rimasi sorpreso nell’avvertire – istintivamente – quanto fossero diversi eppure uguali. Erano una cosa sola, tra loro un affetto non ostentato ma tangibile, inossidabile. Gentili, disponibili, curiosi. E quel sorriso sognante di Baldo, di cui dice Sandro.

Tra i vini in degustazione il Piè Franco 2000, un vino che pareva venire da un altro pianeta, non tanto perché fosse più buono (era buono, certo), quanto perché era diverso: non avevo mai sentito una cosa simile, prima d’allora, capace di unire in modo tanto efficace soavità e incisività. Un naso gentile da rimanerne rapiti, acqua di rose, camomilla, semi di finocchio, buccia di mandarino… e quei tannini unici, carezzevoli, per certi versi surreali.

Si parla tanto di geologia, ampelografia, enologia… in quel momento, assai più semplicemente, non potei fare a meno di pensare come un vino del genere potesse farlo solo uno con un sorriso così.

I vini in degustazione furono sei, serviti contemporaneamente.

Ricordo le raccomandazioni di Sandro a lasciarli lì, nel bicchiere, che avevano bisogno di respirare, distendersi, per poi passare all’esame olfattivo, senza bere, per coglierne sfumature, affinità, differenze.

Dovevo ancora mettere il naso nei miei bicchieri, mi voltai un attimo. Vidi Baldo alla mia sinistra, due posti più in là, i suoi bicchieri già belli che andati. Tutti.

Se ne stava lì, a seguire le parole di Sandro, Toscano in mano. E con quel suo sorriso sognante.