Chiocciole e margherite

Una notizia che ha sconvolto il world wide web e non solo. Scopritela con il solito tristram.

Non fatevi ingannare dal titolo che sa di primavera e di verdi prati: è la linguaccia acida di tristram che torna a farsi sentire.

 

 “Grazie, Signore, perché anche oggi mi hai fatto imparare qualcosa”. Così diceva Don Calogero Olivella, segnandosi il petto ed accennando una genuflessione, volgendo lo sguardo ora verso il tempio di Demetra, ora verso il manicomio di Agrigento.
E così, con l’entusiasmo fiero di Don Calogero, noi che siamo “devoti del corpo, perché credenti ostinati nell’anima”, ebbene anche noi alziamo lodi al dio degli internauti, perché oggi abbiamo imparato qualcosa. C’è bastata una scarna ed austera e-mail, sub specie di Comunicato Stampa, per scoprire che, nell’anno di grazia 2003, Santa Margherita è prima in classifica.
E qui non si parla di bandiere blu e spiagge pulite, o dei prezzi degli alberghi, perché non è della ridente (e ti credo) cittadina ligure che si tratta, ma dell’arcinota azienda vinicola e del suo sito internet.
Vediamo com’è andata.

Nel lontano 2003, anno evidentemente non ancora saturo di eventi mirabili, uno stimabile gruppo di enonauti, 8.500 circa, accomunati dalla frequentazione di un sito dedito all’informazione ed alla comunicazione sul vino in internet, è stato invitato a segnalare il proprio sito preferito, nell’ambito del piccolo mondo del vino, ovviamente. Dopodiché, un’agguerrita schiera di esperti del web prima, e di wine-guru poi, ha selezionato, fra i primi cento votati, i “dodici migliori siti del vino in Italia”. Il tutto con punteggi da uno a cinque, espressi in chioccioline, non quelle di Slow, ma quella sorta di spiralette che ormai simboleggiano tutto quanto abbia a che spartire con internet. Gli esperti hanno infine sentenziato che Santa Margherita batte tutti, per l’impatto emozionale, la grafica, la navigabilità, la funzionalità e la valenza comunicativa. Caspita. E adesso? Sarebbe una facile ironia affermare che, forse, non ci voleva la zingara per prevedere il risultato, e sarebbe fuori moda aggiungere che cotanta energia e cotale assemblea di operose menti avrebbe, forse, meritato ben altra causa a cui dedicarsi; limitiamoci quindi a ciò che, da tale avvenimento, potrebbe discendere. Si aprono, infatti, scenari nuovi. Per gli enotecari, ad esempio, che potranno aggiungere una nota al listino, o un adesivo sugli scaffali. E per le retroetichette, che già possiamo immaginare: “bianco paglierino, asciutto e floreale, ottimo su antipasti di mare e crostacei, dal sito web accattivante e intenso”.
Ma ne prendano buona nota, soprattutto, gli estensori di guide e vademecum, che a colpi di soli (e dagli con gli equivoci, sembra un multiplo di insolazioni) o di altri insopportabili simboletti valutativi, quali sorrisi, bicchieri, grappoli e altra paccottiglia, assegnano giudizi a questo e a quello, riempiendo pagine e pagine di carta non sempre utile.
Insomma, cari autori di indirizzari e liste assortite, ricordatevi che da oggi c’è un parametro in più per valutare vini e cantine: il sito web.
E metteteci una chiocciolina pure voi.