Ingannevole è la tv, sopra ogni cosa

Carne e NAS. Terracina e AGCOM

La notizia è ormai routinaria. Anche se la definiscono “scandalo”, nessuno si scandalizza più, è solo un’altra pietra che si aggiunge al muro dei misfatti alimentari: carni avariate che i NAS, in cerca di tracce equine, trovano nel magazzino di un’azienda a Milano. I dettagli sono tristi e inquietanti ma nulla che non si sia già visto, tralascio i dettagli perché, confesso, sono debole di stomaco. Mi dilungo invece – niente paura, poche righe – sul servizio apparso la sera stessa su La7, nel telegiornale delle venti. Gli autori, dopo la cronaca dei fatti, rivolgono qualche domanda a un funzionario della “Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione”, un signore dall’aria sicura e professionale, un tecnico. Ed ecco cosa ho trattenuto io, che tecnico non sono, dalle dichiarazioni del funzionario:

I pesticidi in Italia sono allo 0,4 contro una media europea del 3,5.
Per cento, suppongo. Se qualche lettore mi spiega che cosa vuol dire, gliene sarò grato.

I consumatori devono fare attenzione e non comprare su Internet.
Anche qui, se qualcuno sa, mi aiuti.

Certamente quest’ultima sarà un’estrapolazione di un lungo e articolato discorso, chissà da cosa avrà voluto proteggerci il funzionario. Certamente la frase sui pesticidi avrà avuto una funzione rassicurante, i numeri fanno miracoli, ma converrete con me che, in quest’arcipelago di pressapochismo, non ci fanno una gran figura né il funzionario, né gli autori del servizio. Quanto a me, ringrazio i NAS e, d’ora in poi, spengo il pc prima dei pasti, non vorrei trovarmi qualche hacker nel frigo.
P.S.: abbiamo chiesto all’ufficio stampa della Direzione ecc. di chiarirci il senso delle frasi del funzionario, ma non è arrivato nessun cenno, saranno tutti occupati a preparare le prossime, immaginifiche dichiarazioni.

Dimenticavo Terracina. Sbaglio, lo so, ma ancora mi stupisco della sfrontatezza con cui certa tv tratta i propri telespettatori. La trasmissione è Mix Italia della domenica, l’ennesimo format agroalimentare turistico, fatto di tavole imbandite, territori da scoprire, artigiani da salvare e tipicità assortite. Il motivo conduttore della puntata in questione è Terracina, città portuale lambita dall’agro pontino, ideale crocevia di prodotti marinari e terragni. Con l’avanzare dell’età divento più indulgente, quindi perdono il neo scrittore terracinese che, fra le tappe cruciali della vita, indica Aldo Moro a passeggio sul bagnasciuga. Hanno parlato? La profondità intellettuale del leader democristiano ha forgiato la giovane mente del neo scrittore?
No, costui vedeva il grande politico che passeggiava ed è tutto, ma tanto basta per segnare un’esistenza. Perdono anche il tono marchettaro, i capelli tinti, quello che volete, ma quando parlo di sfrontatezza, mi riferisco a una singola, incredibile inquadratura. Siamo nel mercato del pesce della ridente cittadina, il conduttore partecipa alle aste del pescato e si aggiudica teatralmente una cassetta di pesce. Una roba che immaginiamo freschissima e verace, vanto dell’italica filiera alimentare. Le immagini scorrono e ci fanno sognare zuppe, sushi e fritti misti, finché un’inquadratura spezza la magia: sul cartellino di plastica di una cassetta è scritto a pennarello il luogo di pesca, Spagna. 
Costava tanto curare di più il montaggio e lasciarci sognare?
Infine, due note sul lavoro dell’AGCM, l’autorità garante per la concorrenza e il mercato. I lettori bene informati sapranno già tutto della condanna inflitta dall’AGCM alla RAI, per la pubblicità ingannevole occorsa durante alcune puntate del programma Occhio alla spesa, condotto dal dott. Alessandro Di Pietro. In breve, alcune aziende hanno commissionato un paio di puntate “promozionali” ai realizzatori del programma, dietro lo schermo della libera scelta editoriale. In sintesi, bugie spacciate per verità scientifiche, a fini smaccatamente commerciali.
Devo la scoperta della notizia al sito Il Fatto Alimentare, dove trovate anche un approfondimento. Il mio consiglio, tuttavia, è di leggere il provvedimento 24189 dell’AGCM, che tratta diffusamente il caso e fornisce utili chiarimenti e definizioni in materia di pubblicità “redazionale” e “occulta”. Per chi non avesse tempo, mi permetto di estrarre alcune righe, che fanno riferimento al Codice Del Consumo: “La ratio delle norme risiede nella necessità che le pratiche commerciali, ed in particolar modo le comunicazioni pubblicitarie, debbano essere riconoscibili come tali e distinte da qualsiasi altra tipologia di comunicazione, in maniera che il fruitore possa rendersi conto della finalità promozionale della comunicazione trasmessa e calibrare di conseguenza il suo livello di attenzione nonché di affidamento”.
Insomma, c’è da sperare che all’AGCOM di vino si occupino poco.