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La lettera di Paolo Parise #2

foto di paolo parise

Con colpevole ritardo pubblichiamo questa lettera ricevuta cinque mesi fa, consapevoli però che non abbia perso la sua ‟validità″.

Carissimo Sandro,
è stata una sorpresa trovarti il primo giorno dell’anno nella casella di posta mentre facevo colazione, ancora assonnato ed arruffato. E un piacere.
L’anno nuovo era appena cominciato e leggere le tue parole mi è davvero piaciuto. La persona che stava con me mi ha visto sorridere. Grazie.
A dire il vero era da un po’ che volevo scriverti, del Corso, di quello che avevo metabolizzato, di quello che sentivo essermi entrato e quello che percepisco come sfuggente, dell’Invenzione e di chissà che altre cose.
Pensavo di farlo in questi primi giorni di gennaio, invece mi ritrovo qui al lavoro che devo ancora risponderti e ringraziarti per gli attestati e la lista vini. Perdonami il ritardo!

B2

Proprio la settimana scorsa ci siamo trovati con Fabio e Simone e abbiamo anche parlato di te; già sapevamo da Carlo e Matteo che nelle prossime settimane saresti tornato ai rigori e alle nebbie di Vicenza. Sarà un piacere rivederti. Quella sera abbiamo giocato, con dei vini che ognuno porta rigorosamente coperti, a cercare di vedere cosa ne esce dalle nostre chiacchiere, sensazioni ed emozioni. È vero che scorrendo la lista vini alcuni mi paiono più impressi nella memoria; proprio per la serata con Fabio e Simone avevo portato un vino che quasi con stupore ho visto abbiamo assaggiato nella seconda lezione del corso, cioè un bel po’ di tempo fa: il Cirò Rosso Classico Superiore A Vita. Moltissimi altri vini dopo di lui. Eppure me lo ricordavo bene, lo rammentavo nei termini che poi ho riscontrato. Alla tua solita domanda: Lo compreresti? Avevo da subito risposto positivamente trovandolo nel negozio di Luca Rigon. Alla domanda successiva: perché? Continuo a trovarmi più in difficoltà. Quella sera ho provato a portare e leggere loro pure una poesia, non particolarmente legata al Cirò quanto all’idea di soggettività, ed effettivamente a questa indecisione nel rispondere a quel «perché?». È una poesia di Vincenzo Costantino. Mi piace, avrei voluto metterla qui sotto ma l’ho trovata solo a frammenti. È stata, quella di maggio, la stessa serata del Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe e di Cortez the Killer live. E quest’associazione io credo la ricorderò per sempre. L’antro di Polifemo, Odisseo le pecore i compagni divorati, il buio il mistero l’escamotage per uscire e infine la luce e l’orizzonte di mare e libertà. A leggere che torni su proprio con i vini di Pepe è davvero fantastico.

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Ho letto il tuo saluto al 2015 sulla pagina di Porthos. Mi è venuto in mente un fatto, che ogni tanto racconto, e mi permetto di scrivertelo qui.
Metà anni novanta, ero studente universitario a Padova. Vivevo a Thiene, che è a 25 km a nord di Vicenza, proprio sotto le montagne che si vedono anche da Vicenza. Sulla sommità di questi monti, a circa 1200 metri, un giorno è scoppiato un incendio, piuttosto grosso. In meno di quarantotto ore si è mangiato tanti ettari di bosco e da casa riuscivo a vedere benissimo le fiamme e il fumo, e tutto il fronte del fuoco che avanzava. L’incendio è terminato di giovedì o di venerdì, al sabato mattina, che ero a casa, sono salito in auto fino in cima, dove passa una strada sterrata, per vedere cosa c’era. Del fumo saliva ancora dai prati divorati, puoi immaginare il deserto di cenere, la desolazione più incredibile, uno spettacolo di una tristezza unica, scheletri di abeti ovunque. Ricordo ancora la sensazione di dolore che ho sentito dentro di me. Oggi se torni lassù, magari a maggio quando la neve sarà sicuramente sparita, troverai prati verdi, nuovi boschi, vacche al pascolo, milioni di fiori, di insetti, di scoiattoli, caprioli volpi e chissà che altro ancora. A guardare bene, si potranno riconoscere i segni dell’incendio di una ventina d’anni fa, quelli non spariscono più, ma la montagna sarà tornata a profumare di resina, non più di fumo.
«Non c’è più quella grazia fulminante, ma il soffio di qualcosa che verrà». Questo frammento di Sandro Penna mi è piaciuto un sacco, come pure quello sull’odore di arance…
A presto!

paolo

P.S.: A Roma sì, prima o dopo ci tornerò, c’era una così bella luce a fine ottobre…

Mi piace

la verginità della pagina bianca

il mandorlo e la nespola

la coerenza

l’odore del coraggio

il profumo della paura

il suono della bocca di una bottiglia vuota

Vincenzo Costantino