07 Ago Miniatura di agosto 2015
Il mio primo pensiero va a “Porthos racconta…” il nostro progetto didattico. Alle persone che a Roma e in tutta Italia hanno contribuito a organizzare corsi, seminari e singoli eventi; per non rifilarvi un elenco di nomi – ci sarà tempo anche per quello – ne scelgo due che rappresentano bene il meraviglioso e piccolo gruppo che ha lavorato in quest’ultimo anno, Pino Carone e Giovanna “Jo” Pascoli. La loro principale qualità? Sopportare me…
Avevo promesso che nel 2015 sarei stato più tempo possibile a Roma per dedicarmi a Porthos Trentasette, alla fine non è andata così. In primo luogo perché tenere delle classi sul vino è un pilastro della mia vita emotiva, intellettuale e monetaria, una condizione irrinunciabile.
E poi perché non sono riuscito a sfruttare meglio i numerosi giorni a disposizione; ho degustato, raccolto interviste, preso un’incredibile quantità di appunti, ma per ora sono mancati i passaggi successivi, trasformare in testo credibile il tanto materiale che si anima dentro di me e comporre in maniera articolata le schede che arricchiranno l’ultimo numero della rivista. Chi mi conosce bene sa che sogno di vivere scrivendo, e ho dentro un sacco di cose da raccontare, tuttavia spesso mi vedo come Nanni Moretti in “Aprile”, quando in diverse occasioni la troupe prepara tutto e lui alla fine trova sempre una scusa per sottrarsi.
La situazione non è dissimile da quella di qualche anno fa, quando ero alle prese con l’Invenzione e il mio ventre ospitava una varietà di energie talmente pressanti da darmi l’impressione di stare covando un piccolo alien… Appena la forma si è purificata e ha smesso di essere così orribile, il libro ha preso la sua strada. È stato risolutivo l’aiuto di alcune persone, in particolare Rosalia Fusco che mi ha preso per mano e passo dopo passo mi ha mostrato la luce alla fine del tunnel. Matteo Gallello è diventato quello che nei sommergibili americani chiamano X.O. (executive officer), il secondo del capitano; è grazie a lui se il nostro impatto mediatico si è fatto migliore e costante, ma non solo, la sua gestione della cantina di “Porthos racconta…” lo ha reso un interlocutore credibile, indispensabile, nella scelta delle bottiglie per l’attività divulgativa. La sua sfida è ora aiutarmi a concentrare gli sforzi e condurre in porto la rivista che, in tutti i sensi, concluderà la trilogia sul vino naturale cominciata con Porthos Trentacinque.
Chiudo questa miniatura con l’annuncio di un’importante novità del nostro piano editoriale: abbiamo acquisito i diritti del saggio di Jackie Rigaux, “La degustation geosensorielle”.