Potrei vergognarmi

“ALL’’OMBRA DELLE MURA”
CITTADELLA (PD) DOMENICA 30 APRILE 2006

Vedi Sandro, potrei proprio vergognarmi.

Conosco il numero preciso delle pietre che compongono il muretto di confine del cottage di quel pescatore all’’Isola di Skye. So per filo e per segno quante piante di fuchsia costeggiano quel certo sentiero nel Donegal. Mi sentirei di guidare all’’infinito ‘contromano’ e senza perdermi per le strade del Kent o del Galles… ma ieri ero tutta tesa e dovevo guardare bene i segnali stradali per raggiungere Cittadella, a quaranta chilometri da casa mia, all’’incrocio delle strade che collegano le Alpi a Padova, i Colli Berici al Sile. Non la conoscevo e ne sono rimasta affascinata.

La chiesetta sconsacrata del Torresino, open space squisito nelle sue dimensioni, ospitava la degustazione di vini “All’’ombra delle mura”, meta del nostro peregrinare. Tiziana ci aveva provvidenzialmente consigliato questa manifestazione a scopo benefico, dedicata a chi ama il vino ma soprattutto (come si legge sulla locandina) a chi ha bisogno di saperne sempre di più.

Poco più di una manciata i produttori presenti. Benissimo.
ANGIOLINO MAULE – Gambellara, Vicenza
GIOVANNA MORGANTI – Castelnuovo Berardenga, Siena
CASA COSTE PIANE – Valdobbiadene, Treviso
EUGENIO ROSI – Volano, Trento
VITTORIO BERA e FIGLI – Canelli, Asti
CAMILLO DONATI – Langhirano, Parma
CASA ROMA – San Polo di Piave, Treviso
FRANK CORNELISSEN – Etna
CHRISTIAN GARLIDER – Velturno, Bolzano
VESCOVI-ULZBACH – Mezzocorona, Trento
MONTEFORCHE – Vò Euganeo, Padova
DAMA DEL ROVERE – Brognoligo di Monteforte d’Alpone, Verona
FROZZA – Colbertaldo di Vidor, Treviso
FILIPPI – Castelcerino, Verona
HARTMANN DONÀ – Ora, Bolzano
GINO FASOLI– Colognola ai Colli, Verona
TORBOLI – Tenno, Trento

Tutti lì, a nostra disposizione per offrirci spiegazioni e assaggi, senza spocchia alcuna o poca considerazione per chi non è ristoratore e non promette quindi guadagni sicuri. Così un rapporto molto cordiale si è potuto creare in un attimo fra tutti i presenti, amanti di una certa filosofia che viene dalla terra. Si era lontanissimi, puoi immaginare, dalla bolgia infernale del Vinitaly o di altre grandi manifestazioni di settore.

Facce già viste a Villa Mattarana o a Villa Favorita. Della serie: la vita è troppo breve per bere vino cattivo.
Elastici lacci emotivi ci facevano rimbalzare dal banchetto di Porthos presieduto da Giampi (l’ho visto proprio bene, sai) alle altre postazioni enogastronomiche e confrontavamo vini ed esperienze, commentavamo profumi e retrogusti…
Pensa che ogni volta che abbassavamo il calice ci trovavamo davanti facce rilassate e sorridenti, – esperienza sempre più rara–, che ci aiutavano a cogliere sfumature di gusti, a confermarci o meno le nostre impressioni di perenni principianti in questa liquida avventura. Mi sembrava che tutti fossero felici e pensavo a Leonardo da Vinci mentre declamavo istrionica per far sorridere Michela: “et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni”!

Beh, hai presente gli anellini attorno alle zampe dei piccioni? Ecco: all’’entrata della Chiesa del Torresino hanno messo l’’anello attorno al polso anche a me e Michela. Di cartoncino verde. Così eravamo libere di andare e tornare, sostare un poco sulle varie torri della cittadella –– quattro torrioni, dodici torri, sedici torresini –– prendere una boccata d’’aria, zampettare libere sotto la sequenza di quei portici così dolci, alzare gli occhi ad ammirare i fregi dei palazzotti signorili e ritornare sempre lì. O planare giù con lo sguardo a riempirci gli occhi di fioriture primaverili all’’interno dei giardini mentre percorrevamo –– alte nel cielo vicino a nuvole degne di Giorgione e Tiepolo –– il camminamento di ronda che gira tutto intorno alla cinta muraria.
Scenic flights, idea di libertà.
Per poi ripresentarci ancora lì sulla scalinata della chiesetta e ricominciare a becchettare bocconcini biologici, svolazzare attorno ai vini, chiedere qualcosa a tutti per continuare a crescere in questo viaggio di conoscenza così intrigante, lungo mille miglia ma che comincia con un primo umile passo.
Proviamo a fare come quella vecchia signora che cercava di essere filosofa e diceva che la cosa migliore dell’’avvenire è che viene un giorno per volta. Così noi un poco per volta cerchiamo di capirci sempre di più e ci avventuriamo in questo percorso senza fretta, prendendoci il tempo che ci vuole, gustando tutto lentamente, come ci insegni tu alle tue lezioni, Sandro.

I vini? Degustati tanti, piaciuti quasi tutti. Ça va sans dire, tutti con la stessa filosofia: produzioni limitate ma di alto livello.
Adesso… come dire… non ho la minima intenzione di mettermi a elencare le qualità di questi vini. O forse non ne ho la capacità, sì forse è questo. Finirei per dire sempre le stesse cose, userei magari termini triti e ritriti, farei considerazioni già scontate, non direi niente di nuovo su fermentazioni, filtrazioni, affinamenti, bla bla bla.

Ti prego Sandro, cerca di venirmi incontro e di capirmi.
Ti dico solo che i vini cantavano nelle bottiglie, ok? E poi… una volta che si sentono nomi come Maule, Morganti, Bera & C, dai, non c’’è altro da aggiungere.
Posso concludere queste considerazioni con il brindisi che era in voga a Venezia nel XIV secolo? (uffa, non fare lo stronzo, no, non ero ancora nata in quei giorni!). Chi ben beve ben dorme, chi ben dorme mal no pensa, chi mal no pensa mal no fa, chi mal no fa in Paradiso va; ora ben bevé che el Paradiso avaré!

Sufficiente?