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Riesling: lignaggio, rigore, identità – I lezione, Mosel Saar-Ruwer

5 maggio 2016, Sede di Porthos, con Max Argiolu

Parole chiave: vibrazioni, acqua di riso, erba medica, talento, fragilità.

Riesling1

Mise en bouche
Bernkasteler Graben Kabinett Trocken 1994 Sebastian Alois Prüm (Wehlen)
È un vino nato sottile che si è assottigliato in modo corale, conservando quella delicatezza “in filigrana” che ne costituisce il maggior elemento di fascino; è stato un modo per prepararci a sentire, per provare a rivolgerci alla tipologia, il Riesling nella Mosel-Saar-Ruwer.

1a
Eitelsbacher Karthäuserhofberg Kabinett 2011 Karthäuserhof (Trier)
Il liquido si solleva e attraversa la poesia del Riesling, s’insinua nelle pieghe del terroir e ci coglie pronti a ricevere il suo messaggio di freschezza; ogni volta che lo si avvicina riprende a spiegare dall’inizio chi è e da dove viene.

2a
Eitelsbacher Karthäuserhofberg GG 2009 Karthäuserhof (Trier)
Fiorito di rosa sulfurea, netto e generoso; la vena tattile è pronunciata e conduce la densità del frutto bianco nella corrispondenza naso-bocca, proprio in fondo, quando il profumo sembra scomparire.

3a
Scharzhofberger GG 2009 Reichsgraf von Kesselstatt (Morscheid)
Contraddittorio e riottoso, gioca tra lo slancio acido, quasi acre, e la matura cedevolezza dell’alcol, appassiona per come si trasforma nel bicchiere, dopo un inizio confuso sa far emergere una stratificazione disciplinata e questo maggiore ordine odoroso si riflette in una scatenata energia gustativa.

4a
Scharzhofberger Kabinett 2009 Egon Müller (Wiltingen)
Pugnace e progressivo, elegante per vocazione, non sbaglia una nota in virtù di un meraviglioso senso del ritmo; promette molto e mantiene altrettanto, sul piano sapido e su quello fisico, ma tiene per sé una faccia non rivelata, la tiene stretta e non la svela, almeno per ora.

1b
Wehlener Sonnenuhr Kabinett 2009 J.J. Prüm (Wehlen)
Come il primo della batteria precedente vive di finezze, cerca il pelo nell’uovo; col passare dei minuti si mimetizza per nascondersi, si piega in attesa che passi la piena del successivo, per poi rispuntare e toccare con rinnovata energia le aree sensibili della bocca; aiuta a comprendere il modello del vitigno applicato al luogo.

2b
Schieferterrassen (Magnum) 2007 Heymann–Löwenstein (Winningen)
È la scheda che non si vorrebbe mai scrivere, non solo perché il vino ci mette di fronte a una deriva espressiva difficilmente accettabile quando si tratta di Riesling tedesco, ma anche in virtù di un’intimità che rende talmente esclusivo il legame con lui da non poterlo raccontare; l’ossidazione e la pronunciata etereità, così evidenti all’inizio dell’assaggio, si fanno da parte per offrire una carnalità che sale profonda, che si fa furiosa e spezza qualsiasi aspettativa. Conosce i fondamentali, ha imparato a dimenticarli.

3b
Pündericher Marienburg Spätlese GK 2008 Clemens Busch (Pünderich)
Il ritorno alla casa del Riesling, alla sua fluida persistenza, a una forma regolare e viva, graduale. Non ha la plasticità del precedente e, alla distanza, questo appare il suo limite.

4b
Graacher Himmelreich Auslese 1997 J.J. Prüm (Wehlen)
Lieve nell’impatto odoroso, a un approccio poco attento potrebbe apparire quasi sfuggevole, in verità bastano pochi secondi e si capisce la strettissima relazione tra la cauta norma odorosa e la bellezza contenuta nell’insieme gustativo, una fervida luminosità, solare, amabile nel senso più universale del termine.

5b
Leiwener Klostergarten Eiswein 1992 Grans Fassian (Leiwen)
Crepuscolare e struggente, sin dal colore finalmente libero di mostrare la sua ambrata decomposizione; il sentore gommoso della buccia asciugata dal freddo si compone di una frazione minerale, sono gli idrocarburi attesi per tutta la degustazione; la dolcezza è abbondante, inserita nello schema classico del Riesling che si affina in bottiglia: spina dorsale acida, estratti che premono e calore appena accennato, un riparo, prima di riprendere il viaggio.