This is the end

I sogni possono fare bancarotta, esattamente come le aziende.
Per sincerarsene, è sufficiente cliccare qui: http://www.copia.org/

Schiacciato dai debiti, il sogno coltivato per decenni da Robert e Margrit Mondavi è andato in Chapter 11, un’espressione che ormai conosciamo anche noi italiani, dopo le follie finanziarie degli ultimi mesi. A nulla sono serviti i tentativi esperiti negli anni per dare ossigeno alla faraonica struttura: tagli al personale, spinte sulla redditività, vendita di terreni, tutto inutile.
Fondato nel 2001 grazie alle donazioni di illustri personaggi del vino californiano, COPIA era un centro no-profit di diffusione culturale, un luogo di celebrazione, dedicato al cibo, al vino, alle arti e alla cultura americana. Libri, teatro, cinema, concerti, mostre, il centro californiano ha ospitato di tutto, nei giardini, nell’auditorium, nella cucina panoramica, nella biblioteca, nelle sale. Avrebbe dovuto costituire la summa delle attrattive turistiche di Napa Valley, ma soprattutto, nelle intenzioni del suo maggior benefattore, Robert Mondavi, avrebbe dovuto consacrare il binomio vino e cultura, declinato in ogni sua forma. E adesso si chiude.
E’ un epilogo triste, ma se lo aspettavano tutti, a cominciare da Michael Mondavi, il primogenito di Robert, che non aveva mai gradito le elargizioni paterne, in fondo era denaro sottratto all’asse ereditario. Parliamo di molti soldi, il vecchio Mondavi aveva donato a COPIA più di 20 milioni di dollari, evaporati insieme a tanti altri.
Manie di grandezza, visione sbagliata, gestione inefficace, sfortuna: comunque sia andata, la parabola di COPIA ora è finita. Non sappiamo se sia un caso isolato oppure la fine di un modello, di un’idea, tuttavia resta un interrogativo: se l’errore fosse alla base? Se vino, soldi e cultura andassero d’accordo solo a due a due?