01 Mar ZEROWATT IN CONDOTTA (e tirare la cinghia)
Quando la portammo in casa pesava un quintale e mi assicurarono che avrebbe funzionato ancora a lungo. La cambiamo per una questione di dimensioni – mi disse Nosfe –, mio padre ha voluto prendere quella a caricamento verticale. Grazie a un’insperata fortuna, la lavatrice entrò esattamente nell’antibagno, passando di giustezza dalla porta a soffietto e incastrandosi alla perfezione tra muro e lavandino. Non c’era che dire: quando le cose girano bene… Fui subito molto fiero della mia lavatrice nuova: una Zerowatt anni ottanta ingiallita dal tempo. Una garanzia assoluta, di quelle macchine che oggi non si fabbricano più, pena il fallimento immediato dell’intera isola di Taiwan. Il marchingegno si rivelò efficace. Dopo alcune settimane, però, una leggera perdita d’acqua, fattasi sempre più ingente, destò la mia preoccupazione. Niente di grave: Nosfe la tamponò immediatamente con una generosa dose di silicone, a suggello della guarnizione. La Spaziozero riprese il suo funzionamento corretto.
Con il passare del tempo iniziai a notare un rumore strisciante, inizialmente raro e appena percettibile, poi più frequente e nitido. Occorsero alcuni mesi di osservazione del cestello, che ruotava in maniera sempre più episodica, per insospettirmi che si trattasse dello slittamento della cinghia di trasmissione. Quando l’intuizione si tramutò in convincimento, mi persuasi che fosse necessario sostituirla. Tra la decisione e l’azione trascorsero alcuni mesi di preparazione psicologica. Infine l’intervento si fece improcrastinabile.
Questa mattina, dopo una nottata infausta, decisi che avrei dedicato la giornata a numerose attività pratiche di normale manutenzione del domicilio. Tra queste, la sostituzione della cinghia. Inetto a qualunque attività intellettuale, mi armai di buona volontà e impiegai il mio magro patrimonio muscolare allo spostamento dell’elettrodomestico. La visione del retro fu un trauma da superare. Tuttavia, decisi di ripulire il pavimento solo a operazioni concluse, poiché avrebbero verosimilmente prodotto altra sporcizia. Smontato il pannello dorsale, capii che rimuovere la cinghia sarebbe stato più semplice del previsto. Consapevole del possibile rischio del mio gesto, mi risolsi a compierlo, considerandolo necessario. Mal che vada pensai farò venire un tecnico-sanguisuga. Ma ero deciso a sbrigarmela da solo.
Nel pomeriggio, riposta la cinghia usurata in un sacchetto, mi diressi al vicino negozio di ricambi di elettrodomestici.
– Buongiorno. Avrei bisogno della cinghia di una lavatrice. E questa, dissi mostrando il pezzo logorato dagli anni.
– Sì, si limitò a bofonchiare la commessa. Dopo qualche secondo tornò con un accessorio simile. – Ecco. Vede, questa è notevolmente più corta…
– In effetti. Ma è lei. Evidentemente si è allungata con il tempo.
In verità sono alcuni mesi che dovevo cambiarla… dissi con imbarazzo. Sorrise.
– Allora: è elastica, se ne accorgerà da sé. Lei la posizioni prima sulla puleggia piccola e poi la arrotoli su quella più grande.
Sembra facile, pensai. Posso farcela.
– Ochèi, grazie.
– Bene, sono 12 euro e 50. Raggelante silenzio. E un pezzo di gomma di un metro di lunghezza, pensai.
– Càspita. Fu lunica cosa che mi riuscì di dire. Meglio: fu la prima parola non volgare che trovai, dopo aver vagliato mentalmente tutte le possibili risposte, dal più innocuo turpiloquio, all’insulto, alla blasfemia. La signora abbassò gli occhi, cercando con lo sguardo un qualsiasi oggetto che potesse richiedere la sua attenzione. Esitai se pagare, chiedere spiegazioni, fare polemica, andarmene senza dire nulla, arrabbiarmi. Poi la mia indole indolente mi spinse verso il portafogli, da cui cavai la somma. Ma non resistetti, qualcosa dovevo pur dire. Era una questione di buon senso.
– Francamente non mi aspettavo un prezzo così alto, pensavo si trattasse di qualche euro…
– Guardi che ne ho anche da 16, da 18… ma anche da 9 euro – disse la signora, non so bene se per consolarmi o per giustificarsi.
– Ma cos’è, un prezzo politico che fanno le aziende [per scoraggiare le riparazioni]?, aggiunsi [e non aggiunsi].
La signora rialzò lo sguardo, abbozzò un sorriso e con la massima naturalezza possibile, rispose: – È il prezzo di questa cinghia. Fine della discussione. Uno a zero e palla al centro. Anzi, tutti negli spogliatoi, visto che raccolsi il mio resto, me lo intascai, salutai e tornai a casa. Così imparo a fare domande cretine.
P.S.: Per gli amanti del thriller, la sostituzione avvenne felicemente con le mie stesse mani e la Zerowatt riprese il proprio funzionamento.