23 Lug Campagne
testo e foto di Davide Vanni
Siccità
Il giorno è lungo a morire, e ancora indugia
Nei campi, finché il sole
Covando un feroce declino se ne va,
Le braccia aperte sui mari d’occidente.
Respira piano il tramonto sulla terra,
Distilla un grigio scintillio sull’alto grano
E sui fitti covoni, ove ore roventi
Hanno brunito e arso i pascoli morenti.
Anima dell’estate, luglio, mese imperiale,
Dispensatore prodigo di grazie,
Si è fatto incendiario, non trattiene il fuoco;
E ogni notte si strugge fino all’alba,
Spiando il misero oro della luna,
Il soave oro spurio del suo volto freddo
Che se ne sta lassù in contemplazione.Nancy Cunard (1928)
traduzione di Annalisa CreaContenuta nel numero 14 di Poesia, Feltrinelli editore, Milano 2022
L’essere umano ha bisogno di muoversi anche oggi, un sabato di un’estate calda.
Ascolto con il naso gli odori che portano sempre lontano, sensibile leggerezza e possibilità per chi non ha altro mezzo per allontanarsi e viaggiare. Così sono i mondi che mi vengono incontro, vegetali bruciacchiati e semi essiccati al sole di sentieri marini, mediterranee aperture tra cicale e arie asciutte. Del resto qui c’era il mare tempo fa. Cammino come se dovessi intravederlo alla fine di un qualche filare.
Arrivo nella vigna battezzata Vigna Muratori, perché due dei fratelli della famiglia proprietaria fanno i muratori.
Ricordo di averla vista subito dopo la vendemmia 2017 abbandonata rigogliosa di vegetazioni. Ci sono voluti quasi cinque anni per vederla rifiorire dopo tempi di chimica invasione e sconsiderate decapitazioni e ritagli.
Un filare era stato espiantato soltanto per poter passare con il trattore a spargere sostanze morte. Qualcosa ancora si fa sentire da sottoterra, aspetta comprensione.
Da allora le erbe hanno potuto fare da sé così il terreno ha trovato riposo e ha potuto ricominciare il respiro. Una falciata di tanto in tanto e pazienza nel guardare toccare e modellare i vecchi ceppi ancora vitali.
Una cassetta di uva nel 2018, tre nel 2019, nulla nel 2020, mezza nel 2021 e poi adesso…
Eppure non serve tanto nella vita.
Una donna con cui viverla insieme a pulsioni di semplicità e semplicità spontanee come la natura, povere e ricche di stagione in stagione, eternamente vitali, in grado di ridare vita a se stessi e alle cose intorno quando appaiono morte.
Va beh oggi il caldo fa sudare e tornando verso casa l’odore del mio sudore mi riporta a quarant’anni prima. Non serve andare lontano con i ricordi, portare in causa il mare o i deserti. Questo sudore come quello di quarant’anni fa è sudore della campagna. Oggi nell’astesana ieri nel mantovano.
Da bambino trascorrevo parte delle vacanze dagli zii della Rotta di Marmirolo.
Laggiù mi sembrava come uno stretto di Magellano. Laggiù mi sembrava che, oltrepassato il ponte sul canale artificiale della Molinella, il mondo finisse lì.
La campagna infuocata e pungente di zanzare mi accoglieva. Una vecchia corte con la stalla delle mucche di zio Luigi, la pasta fatta in casa ogni mattina da nonna Maria, il senso di essere lontani da tutto, fuori dal mondo.
“Non uscire!” Mi dicevano nel pomeriggio dopo il pranzo. Ma dirlo a un bambino di sette anni non aveva senso. Così il sudore di oggi mi porta a quel sudore mantovano tra il cortile di una corte e un ponte sulle acque della Molinella. Lontano da tutto, anche dalla vita che, per un attimo, si prendeva una pausa trasformando il mondo, le persone e quant’altro in sogno.