Incontro con Joh. Jos. Prüm il produttore simbolo del Riesling di Mosella - Porthos Edizioni

Un ferragosto particolare

a cura di sandro sangiorgi
foto di stefano spaziani


Un 15 agosto particolare il mio. Mentre sullo smartphone impazzano le immagini tipiche del Ferragosto italico, io sono sveglio di buon mattino e concentrato sull’incontro che avrò di lì a poco con un produttore simbolo del Riesling di Mosella, e non solo: Joh. Jos. Prüm. La famiglia Prüm non apre facilmente le porte di casa, neanche se si tratta di un “professional tasting”. Nessuno è mai entrato in cantina, gelosamente custodita da Herr Manfred e da sua figlia Katharina, che dal 2003 dirige l’azienda.

Incontro con Joh. Jos. Prüm il produttore simbolo del Riesling di Mosella - Porthos Edizioni
L’abitazione dei Prüm

La storia vitivinicola dalla Famiglia Prüm risale al 1156, come testimoniano gli annali del villaggio di Wehlen nei quali si nomina un tale Gerhardus Prüm. I rapporti di parentela tra i diversi produttori appartenenti alla dinastia Prüm sono sempre stati particolarmente complessi. Inoltre, alcuni rami cadetti della famiglia hanno generato importantissime cantine tedesche quali Dr. Loosen e Dr. Robert Weil.
La vicenda enologica che voglio raccontare comincia nel 1842, quando i fratelli Jodocus e Sebastian-Alois Prüm impiantano il vigneto in un lieu-dit, per dirlo alla borgognona, chiamato Lammertlay, in mezzo ai migliori vigneti di Wehlen. Appena installata la Meridiana sulla roccia più prominente rispetto al pendio del vigneto, quest’ultimo prende il nome di Sonnenuhr, comparendo per la prima volta su una mappa nel 1868; da questo momento il binomio Prüm-Wehlener Sonnenuhr diventa inscindibile.
Fino al 1913 il vino dell’appezzamento è venduto come Wehlener (di Wehlen); il 29 agosto 1913, per la prima volta è impresso il nome in etichetta e si stabilisce l’esatta estensione del vigneto pari a 8 ettari. Nei primi vent’anni del Novecento i vini del Sonnenuhr diventano così preziosi da favorire la ricchezza dei cittadini di Wehlen, tanto che la comunità ha le risorse per edificare il Hängebrücke (Ponte Sospeso)[1] sulla Mosella. Ricostruito dopo la guerra, nel 1949, il ponte diviene insieme alla Meridiana monumento storico e simbolo di Wehlen. Grazie all’eccezionale qualità dei suoi vini, il Wehlener Sonnenuhr offusca presto la fama dei prodotti vicini. Nel 1953 dagli originari 8 il Wehlener Sonnenuhr raggiunge l’estensione di 35 ettari, dei quali circa 7 appartengono all’azienda Joh. Jos. Prüm. Di questi, il 70% del Riesling presente nel vigneto è ancora a piede franco. Il 31 agosto 1970 il Consiglio comunale di Wehlen decide di dichiarare tutti i vigneti appartenenti al villaggio di Wehlen come “Sonnenuhr”: un ampliamento di circa 60 ettari che, dopo lunghe dispute legali, riduce l’estensione complessiva agli attuali 47 ettari, oltre cinque volte la dimensione del Kernlage[2] originario.

Incontro con Joh. Jos. Prüm il produttore simbolo del Riesling di Mosella - Porthos Edizioni
Il Wehlener Sonnenhur

L’attuale azienda nasce nel 1911 da Johann Joseph Prüm, ma è suo figlio Sebastian, che nel 1920 ne prende le redini, a svilupparne i tratti distintivi e a ottenere l’elevata reputazione che resiste tuttora. Alla morte di Sebastian, nel 1969, i figli Manfred e Wolfgang, ereditano l’azienda che dopo pochi anni rimane al primo.
La soglia di casa mi mette soggezione, sono consapevole che sto per conoscere uno dei mostri sacri del vino. Sono pronto dal punto di vista tecnico: ho studiato i differenti terroir di Bernakastel, Graach e Wehlen, i diversi sistemi di conduzione del vigneto, la tempistica delle vendemmie per ottenere i vini che rispettino i vari Prädikat, senza dimenticare le semplici lavorazioni di cantina, ma ho la netta sensazione che qualcosa mi sfugga. Ho bisogno di conferme. Penso a Sandro, a quando mi dice che possiamo conoscere tutte le viti del nostro vigneto preferito, ma poi ogni bottiglia e ogni bicchiere ci chiedono un’adesione diversa, pretendono un amore libero da ogni aspetto enciclopedico, così da trasformare una degustazione in vera conoscenza, un viaggio con le persone e dentro di loro.

Vigneti del Wehlender Sonnehur - Porthos Edizioni
Il Wehlener Sonnenhur

Ad accogliermi è la moglie di Herr Manfred, Frau Amei, che ha un fare gentile ma deciso – in perfetto stile teutonico; nel salotto di famiglia, usato come sala degustazione, trovo gli altri amici italiani unitisi al mio appuntamento dai Prüm. Frau Amei ci illustra la degustazione approntata per noi: una comparazione di diversi territori e annate attraverso i Prädikat più comuni, Kabinett, Spätlese e Auslese. L’assaggio prende subito la piega sperata: dai Kabinett del Bernkasteler Badstube, le cui ardesie blu concedono una mineralità gentile e delicata, passiamo al Graacher Himmelreich, Kabinett dalla potenza “rustica” e dalla mineralità mordente conferita dalle ardesie grigie; l’evocazione delle ardesie blu-verdi preannunciano il grande fuoriclasse di casa: il Wehlener Sonnenuhr.
Dopo i Kabinett 2011 di questi tre vigneti, passiamo al confronto dei Kabinett di Graach e di Wehlen  2009 i quali evidenziano una maggiore acidità e una parte fruttata più evidente rispetto al millesimo 2011.

Ardesia verde di Wehlen - Porthos Edizioni
Ardesia verde di Wehlen

In procinto di passare all’assaggio delle Spätlese, con la nostra ospite si apre un’interessante discussione sulla classificazione dei vini trocken (secchi) introdotta nel 2012 dalla VDP[3] e basata sulla classificazione del vigneto – analogamente al modello francese – non più sul residuo zuccherino tipico dei Prädikat codificati legislativamente nel 1971. Il punto di vista della famiglia Prüm è opposto a quello di molti produttori della Mosella, inclusi grandi nomi come Fritz Haag e Karthäuserhof, che reputano il nuovo modello un atto di valorizzazione e una strategia di riposizionamento dei Riesling della Mosella nel panorama dei vini secchi. Ne è testimonianza la produzione dei Großes Gewächs, vini secchi provenienti da vigneti classificati al vertice della piramide qualitativa e contraddistinti da un rigoroso disciplinare di produzione[4]. Manfred e Katharina Prüm non si sentono coinvolti da questa nuova classificazione e continuano a fare prodotti con residuo zuccherino, secondo il disciplinare dei Prädikat nello stile tradizionale.
Procediamo con le Spätlese 2009 dai vigneti di Graach e di Wehlen: la classe delle vendemmie tardive della Mosella si dimostra, ancora una volta, inarrivabile. Se, grazie all’annata, l’acidità appare più leggiadra e meno feroce del solito, la netta differenza negli assaggi è riconducibile alla diversa natura delle ardesie che, nonostante l’adiacenza dei vigneti, dona ai vini caratteristiche inconfondibili. La mini verticale della Spätlese del Wehlener Sonnenuhr contempla poi le annate 2008 e 2007: la prima esibisce un’acidità ancora mordace e contempla note di frutta bianca e agrumi, che rimangono integre nel lunghissimo finale e fuse con una piacevole sfumatura balsamica. La 2007 presenta un’acidità moderata, riconducibile alla calura dell’annata: il frutto, il residuo zuccherino e il senso di pietra salina sono perfettamente integrati in un finale lunghissimo di erbe aromatiche.
La degustazione delle Auslese senza uve botritizzate inizia con il confronto di Bernkasteler Badstube e Wehlener Sonnenuhr 2007. La prima stupisce per l’acidità esuberante: servita alla cieca sembrava frutto del 2012, e il residuo zuccherino, perfettamente equilibrato, porta con sé note di lime candito, ananas disidratato ed erbe. Il vino del Wehlener Sonnenuhr è più ampio del Badstube: la parte zuccherina si apre su note di cedro candito, frutta tropicale matura, mentre quella minerale si sviluppa su toni di eucalipto, integrandosi in un finale interminabile.
La 2004 del Wehlener Sonnenuhr Auslese è un capolavoro di equilibri tra la sapidità rocciosa e la parte fruttata legata alla flebile dolcezza, letteralmente aggrappate alla spina dorsale del vino animata dall’acidità. L’annata, “normale” dal punto di vista dell’andamento climatico, ha visto una vendemmia leggermente in ritardo, fattore che ha comportato acidità di grande finezza ed eleganza. Nella rovente 2003 la raccolta è stata anticipata, c’è stata una minima presenza di botrytis, riscontrabile in questa versione di Auslese[5]. Cedro e frutti tropicali canditi si fondono con la mineralità in un’ampia struttura, grazie anche all’importante contenuto di glicerina, mirabilmente supportata dall’affilata acidità, nonostante l’annata caldissima.
È grazie all’assaggio di quest’ultimo vino che capisco quel che mi sfuggiva all’inizio della degustazione. In tutti i vini di J.J. Prüm il residuo zuccherino non è mai “invadente”: sempre integrato nella struttura del vino, rispettoso dei sottili equilibri che compongono il minuzioso scenario della degustazione.
Frau Amei mi conferma che si tratta di una vera e propria scelta, di Manfred prima, accolta da Katharina oggi: è loro intenzione mantenere viva l’identità aziendale nel solco della tradizione iniziata da Sebastian Alois con il più basso possibile residuo zuccherino, nel rispetto del Prädikat e giusto il necessario ad arginare l’acidità.

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Negli ultimi anni, espressioni come «più è dolce, più è buono» o «maggiore è il residuo zuccherino, maggiore è la statura evolutiva del vino» sono diventate gli stendardi di alcuni falsi esperti di Riesling; purtroppo non mancano i produttori che si sono adeguati a questa deriva. La conseguenza è il trovare sul mercato vini che non si rispecchiano più nel Prädikat dichiarato, come ad esempio Kabinett, anche di aziende blasonate, che si dovrebbero contraddistinguere per l’essere abboccati (al massimo amabili) e si rivelano palesemente dolci come fossero vendemmie tardive (Spätlese).
I Prüm e altri produttori di primo piano, come Grans Fassian e Thomas Haag di Schloss Lieser, hanno scelto la strada più difficile: la tradizione dei Riesling di Mosella, armonia e persistenza, caratteristiche così magnificamente incarnate da tutti i vini degustati in questo ferragosto particolare.

Grazie Manfred, Amei e Katharina.

 


[1] È il terzo ponte costruito nel 1949 dopo che il ponte precedente è stato distrutto dagli alleati durante la II guerra mondiale. Il primo ponte denominato Kaiser-Wilhelm-Brücke, costruito dal 1913 al 1915 fu distrutto da una piena eccezionale nel 1920.

[2] Parcella dalla quale ha avuto origine il vigneto.

[3] Verband Deutscher Prädikatsweingüter, la potente associazione dei produttori tedeschi.

[4] Per ulteriori informazioni su questa classificazione bassata sul terroir anziché sui Prädikat e il residuo zuccherino: http://alt.vdp.de/en/classification/

[5] Il vino in degustazione era una Auslese senza la presenza di uve botritizzate solitamente indicata dalla presenza della capsula dorata (Goldkapsel).