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Il Sannio e i suoi vini, la coscienza della Dormiente

Elenco schede dalla serata “Il Sannio e i suoi vini, la coscienza della Dormiente” 12 maggio 2022

 a cura di Sandro Sangiorgi

A) Tino 5 2020, Robb De Matt (Foglianise – BN), Trebbiano 70%, Coda di pecora, Falerno e Moscato 30%, fermentazione spontanea, le uve restano 7 giorni a contatto con le bucce in tini aperti, nessuna filtrazione, maturazione in acciaio sulle fecce per 7 mesi e a seguire in bottiglia per 2 mesi.

Dal colore velato e dal profumo appena scomposto che si chiarisce in 2-3 minuti; in bocca l’effervescenza è sottile, impalpabile, lieve il tannino e convincente il finale. È un vino giovane non solo per l’età, ma anche per la concezione, per questo promette bene.

B) Notturni Passaggi 2020, Poderi Veneri Vecchio (Castelvenere – BN), Aglianico, Agostinella, Camaiola, Cerreto, Falanghina, Grieco, Pizzutella, Sangiovese. Macerazione di 3 giorni sulle bucce, maturazione di 8 mesi sui propri lieviti per metà in botte e metà in acciaio.

Rosa ciliegia acceso pur con una velatura; questo è un frizzante dichiarato, ha una certa struttura e un tannino rafforzato dall’acidità volatile. L’acidità fissa lo aiuta a reggere nella lunghezza sulla quale poggia la sensazione di volume. È più ambizioso del precedente, cionondimeno deve fare esperienza – parliamo del vino e ci riferiamo al produttore – e non mancano le basi per elaborare un “bolla” interessante.

 

Abbiamo abbinato ad A e B un formaggio pecorino stagionato di Mena Cirocco dell’azienda agricola Esposito Filippo, una salsiccia di macelleria agricola “Tasso del Taburno”, i taralli sanniti del Tarallificio Sagnella di S. Lorenzello e gli spettacolari “puparoli ‘mbuttiti” (peperoni imbottiti beneventani) di Maria Libera Calabrese.

Su richiesta dei partecipanti e con la gentile concessione di Maria, Mena ed Ennio ne condividiamo gli ingredienti

Pane casereccio sbriciolato

Olio evo

Aglio a pezzettini fini

Prezzemolo e basilico

Poco origano

Un pochino di aceto bianco

Vino cotto

Pomodori a pezzettini

1 uovo per legare

Pinoli

Capperi tritati (pochi)

Olive tritate (poche)

Manciata di formaggio (grana/pecorino)

Peperoni beneventani (rossi e piccoli) detti cornetto rosso

 

1b) Campo di Mandrie 2020, Az. Agricola Giovanni Iannucci (Guardia Sanframondi – BN) 100% Falanghina coltivate su suoli argillosi-calcarei. Fermentazione spontanea con macerazione di 2/3 sulle bucce per circa 2-3 giorni in acciaio ed 1/3 pressato direttamente sempre in acciaio. Maturazione in cemento, in legno ed in acciaio per 1 anno.

È il vino più pulito e ordinato della serata, il colore oro chiaro, nel quale s’intravede un sottile deposito in movimento, preannuncia un naso che cresce progressivamente. Si colgono incroci tra l’affumicato e l’humus, tra la frutta bianca e le radici, il tutto espresso con delicatezza. In bocca emerge la sua generosa alcolicità, colta già all’olfatto con un’integrata sensazione eterea, che però va a ondate, mentre l’acidità ha una tensione continua che ne allunga il tempo sulla lingua, anche grazie alla salina veracità. È un modello di cura e responsabilità, rassicurante e poco meno imprevedibile rispetto ai successivi.

 

2b) Bella Ciao Agostinella 2019, Podere Veneri Vecchio (Castelvenere – BN), 100% Agostinella, macerato sulle bucce per quattro giorni, maturazione in botti di ciliegio e acacia.

È il vino più discusso della serata. A me è arrivato il fondo e quindi, felice, mi sono beccato tutto quello che i calici con il liquido solo velato hanno espresso gradualmente. Piace nella vena dorata del colore un elemento di verde, forse a testimoniare il desiderio di affrontare il tempo. Inaugura l’esibizione odorosa con un tratto ossidativo (tanto per rendere semplici le cose), anche qui complice di una possibile evoluzione; la volatile è molto allegra, sotto di lei emerge il gusto di buccia di salame non sana (sourì) che non se ne va tuttavia, il vino conserva il fascino di un soggetto coraggioso, consapevole di essere stretto tra due prodotti più corposi e reagenti, eppure pronto a lasciare nella memoria una sensazione tattile originale e resistente.

3b) Iastemma, Canlibero (Torrecuso – BN) 100% Falanghina, 9 mesi di macerazione sulle bucce. Assenza di qualsiasi tipo di filtrazione, la decantazione avviene solo tramite travasi.

L’altra Falanghina della batteria è realizzata in maniera diametralmente opposta alla prima: nove mesi di macerazione le hanno donato un colore ambra trasparente. Il profumo ha un potere avvolgente, come il primo esplora aspetti terricoli ma tocca in profondità e fonde pietra con l’humus di un bosco intoccato; il caffè e la liquirizia liberano una girandola di emozioni. In bocca il ritmo non cambia, sempre grazie all’acidità che attiva sia gli estratti, costringendoli a distribuirsi, sia i tannini che lasciano un’impressione materiale, all’interno di una ricchezza di notevole respiro. Non la persuasiva avvenenza del secondo, tuttavia esprime un lato della Falanghina che finora poche aziende hanno avuto voglia e audacia di sperimentare.

1r) Hitchcock 2020, Robb De Matt (Foglianise – BN), Merlot 45%, Montepulciano 15 %, uvaggi rossi misti 40%. Fermentazione spontanea. Le bucce restano a contatto con il vino per 13 giorni in tini aperti con follature manuali. Dopo la svinatura il vino è stato trasferito in contenitori di acciaio dove ha continuato a maturare sulle sue fecce per 9 mesi. Dopo un solo travaso segue un ulteriore affinamento in bottiglia di 2 mesi.
Non filtrato, non chiarificato.

Il colore è acceso e fa il paio col profumo accattivante; si comprende il desiderio di offrire un quadro di facilità che non vuole appiattirsi ma restare interessante. Frutta rossa, frutta nera e carne fresca non ci lasciano sino alla fine dello sviluppo gustativo; qui il liquido parte con una dolcezza evidente, l’abbiamo definito “amabile”, a più di qualcuno non piace e sente condizionato tutto il resto. Altri, una minoranza che comprende anche me, non hanno provato fastidio e si sono goduti la scanzonata generosità di un vino schietto e un solo po’ confuso su ciò che farà da grande.

 

2r) Costa delle viole 2020, Az. Agricola Giovanni Iannucci (Guardia Sanframondi – BN) uve 100% Barbera del Sannio. Fermentazione spontanea in tini di acciaio e cemento, maturazione in acciaio.

Sin dal colore rubino intenso esprime una solidità compiaciuta ed efficace. Il profumo non ha esitazioni, com’era stato per la prima Falanghina, il numero 1b: composito e proponente al naso, con le note caratteristiche di un rosso mediterraneo prodotto all’interno è autorevole, appuntito e coi piedi per terra, ma poi accogliente e pronto a donare un approdo sicuro. Alcune persone ne hanno criticato la mediazione tra le parti che rischia di svuotarne l’energia, altre, tra cui io, hanno apprezzato la sua quadratura disciplinata e un equilibrio per nulla scontato, esigente e ben definito.

 

3r) Perdersi e Ritrovarsi 2019, Podere Veneri Vecchio (Castelvenere – BN) 70% Aglianico, 15 % Barbera del Sannio, 15% Piedirosso, fermentazione spontanea in vasche di acciaio, maturazione barriques per 18/24 mesi, non filtrato, non chiarificato.

Come il secondo ha ribaltato la proposta del precedente, si è posto con un aspetto visivo denso e dal colore viola pieno di vita. L’acidità volatile è sempre al limite, tuttavia ancora più che nel 2b trova alleati odorosi che l’aiutano a non vampirizzare il profumo, notevole per la capacità di trasformarsi nei calici e per una misteriosa qualità che modifica il nostro approccio. Riprende la modalità pirotecnica del 2b ma non cade nella trappola della lacuna descritta poco sopra e, anzi, si fa amare per come collega espressione odorosa e gustativa, insieme fino in fondo. La sua imprevedibile varietà ne fa, forse, il vino più buono dell’incontro. La questione delicata è l’accostamento, come portare in dote tanta irregolare speziatura?

4r) Raspone 2019, Canlibero (Torrecuso -BN), Aglianico 100% macerazione per 25 giorni su bucce e raspi in tini di cemento aperti. Maturazione 9 mesi in botti grandi di castagno e 4 mesi in acciaio.

Si presenta come se venisse da un altro pianeta, a cominciare dalla colorazione che è granato non troppo scuro e coperto, ma dotato di quelle sfumature agée che attraggono persone come me con una piccola passione per la necrofilia. Il naso all’impatto è muto, reticente, lascia passare un’esile linea di rovere… inevitabile credere e sperare in uno sviluppo del sapore e una persistenza del gusto di alto profilo. Ed è proprio così: arrivano finalmente i tannini che, con la complicità dell’acido più forte, il tartarico, s’impongono come mai in questa batteria, insieme al fervore, alla mineralità e a una corporeità piena di talento. Difficile scegliere quello che la sera della degustazione primeggiasse in senso emotivo e razionale; certo, il terzo col suo ritmo indiavolato richiede attenzione e dona coinvolgimento, ma il quarto si fa avanti con una sostanza gustativa degna di un Aglianico concreto e pieno di suggestioni; queste finalmente arrivano quando, riannusandolo dopo averlo bevuto, scopriamo una stratificazione di fiori maturi, frutti neri, calcare e carne di cavallo. Essere delicati, ripaga.

Dalla serata dedicata ai vini del Sannio è nata una playlist Spotify – Sconfinamenti #2 –  di dieci canzoni scelte dai produttori e da quelli di Porthos. Potete ascoltarla a questo link