
10 Mar Il Primitivo tra Manduria, Salento e Gioia del Colle
I due incontri de Il Primitivo tra Manduria, Salento e Gioia del Colle si sono svolti presso la sede di Porthos, organizzati da Matteo Gallello, realizzati con la collaborazione di Maria Pia dell’azienda agricola San Maurizio di Settefrati (FR), Pane & Tempesta, La Tradizione e Gabriele Bonci, grazie all’aiuto di Chiara Guarino, Roberto Muzi, Graziela Galardi e Pino Carone.
Condotti da Matteo Gallello e Sandro Sangiorgi, con la partecipazione di Paolo Patruno dell’azienda Patruno Perniola.
Le note di degustazione del 7 febbraio:
Mezzanotte 2015 Morella (Manduria)
L’impressione iniziale è di movimento, di spinta verso l’alto. Vigoroso, giovanile, preciso e mai fine a se stesso, si fregia di una schioccante vitalità. Potrebbe essere un vino che, in qualche modo, segna nettamente il senso del Primitivo di Manduria immediato e integro, compatto e fresco, ma la nota del legno ne limita la prospettiva e si lascia sfuggire di mano alcuni, ammirevoli, dettagli.
Ottenuto da impianti a guyot di dodici anni e da alberelli di quaranta, molto vicini al mare Jonio, su terra rossa e substrati calcarei. Il vino matura per alcuni mesi in vecchi tonneaux. Nella stessa zona si trovano anche gli incantevoli ceppi di primitivo di oltre ottant’anni da cui si ricavano “La Signora” e “Old Vines”. L’azienda è condotta tramite i principi dell’ agricoltura biodinamica da Gaetano Morella e Lisa Gilbee.
Uno di Noi 2013 Tenuta Macchiarola (Lizzano)
Presenza e pienezza non bastano. Un senso di disidratazione ne attenua varietà e schiettezza anche se accetta i suoi stessi limiti perché rimane unito e coerente nonostante si trovi in una posizione scomoda, tra due giovani rampanti. Non cerca di affermarsi o elevarsi, ribadisce, fa quel che può e ha cuore, tuttavia passa per essere ozioso, solare, solo un po’ sfocato.
Da spalliere condotte a guyot su terreno argilloso, poco fuori la cittadina di Lizzano, tra Taranto e Manduria. “Uno di noi”, come tutti i vini prodotti, fermenta e matura solo in acciaio. La 2013 è la prima annata a fermentare spontaneamente. Domenico Mangione, ex farmacista ormai totalmente dedito alla viticoltura, conduce l’azienda in biologico e produce anche negroamaro e bianchi suggestivi da verdeca e fiano.
Nataly 2015 Natalino del Prete (San Donaci)
Ha tutte le carte in regola per essere collocato in una raccolta di “piccola poesia”. Agguerrito e felice, appariscente ed essenziale. Inarrestabile il flusso radicale, cangiante, espressivo. L’aspetto che più sorprende è un’acidità letale. Ha nella pluralità dei ritorni retro-olfattivi il punto di forza, con un tannino lievissimo e una linea piccante, focosa, secca. Il più viscerale, primitivo tra i Primitivi.
Le proprietà, circa 12 ettari tra vigne e uliveto, si estendono tra San Donaci e Guagnano, sono curate da sempre attraverso un’agricoltura attenta, biologica certificata da oltre dodici anni. Il Nataly, da alberelli di vent’anni, fermenta e matura in acciaio. Coadiuvato dalla figlia Mina, Natalino alleva negroamaro, malvasia nera e aleatico, varietà tipiche del Salento brindisino.
Primitivo 2013 Francesco Marra (Ugento)
Ricco di sottintesi, accalorato, è insieme spesso, arrendevole e poderoso: per questi stessi motivi può piacere e turbare. Morbido e suadente, libero e ampio con una linea di ossidazione che lo rasserena, lo avvicina al mare. Il connaturato (quasi come se “lo dovesse avere”) residuo zuccherino è rifugio, conforto affiancato sempre a una tensione nerboruta e ben spesa.
Ventidue ettari di vigneto sulle terre rosse del Salento leccese. L’azienda agricola di Francesco Marra si trova nell’agro di Ugento, a circa 10 km dal Mar Jonio ed è condotta in biologico. Una parte dell’uva, raccolta e selezionata, fermenta spontaneamente in tini di legno da 15 hl; il vino si affina in acciaio e viene imbottigliato senza aggiunta di solforosa. Oltre al Primitivo, Marra produce anche 2300 bottiglie di Negroamaro.
Primitivo di Manduria Bacmione 2011 MilleUna (Lizzano)
Non è il formalismo a limitare questo Primitivo, certamente il più geometrico, maestoso e mai illusorio. Piuttosto l’alcol che brucia, come se fosse staccato e il tannino ne alimentasse la portata. Dotato di una certa veracità, abbacinante con un deciso residuo zuccherino. Possiede comunque un elemento di freschezza che lo rende affettuoso e gli concede di lasciare un buon ricordo.
I vigneti dell’azienda di Dario e Marco Cavallo si trovano tra Lizzano, Sava e Maruggio, distanti pochi chilometri dal mare e hanno un’età compresa tra 35 e 90 anni. Sono ricercate bassissime rese per ettaro e di conseguenza alte concentrazioni. Il Bacmione è prodotto da vigneti ad alberello di sessant’anni, matura in barrique per almeno sei mesi e affronta un lungo affinamento in bottiglia.
Primitivo di Manduria Ajanoa 2009 Vinicola Savese (Sava)
Inizia silente, la discrezione si traduce in materia asciutta, reattiva e solida. Anche dopo qualche minuto si concede appena con una nota di ciliegia distillata, come un’essenza. Rimane sempre un senso di oscurità. La struttura imponente che si rivela e avvolge tutta la bocca non scoraggia, anzi è una vera e propria motrice, con un afflato ritmato, denso, scoperto e chiaro.
«In passato il Primitivo veniva definito “Vino di Sava” o “Primitivo di Sava”, a testimonianza della provenienza delle uve.
Con il tempo assunse il nome di Manduria, dalla cui stazione veniva spedito su cisterne in partenza per il Nord, e su queste cisterne cariche di Primitivo veniva affisso il nome della stazione di partenza, per l’appunto Manduria. Fu così che si affermò come Primitivo di Manduria». È la testimonianza della famiglia Pichierri che da quattro generazioni produce esclusivamente Primitivo. L’Ajanoa è prodotto da vecchi alberelli, una parte del vino matura in grandi contenitori di cemento vetrificati e interrati, un’altra in tipici contenitori di terracotta chiamati capasoni.
Primitivo di Manduria 2009 Attanasio (Manduria)
Sotto un’aridità fatta di caffè, polvere graffiante, terra arsa e rossa, terra di Sud, terra di confine, terra di dove finisce la terra, si coglie qualcosa di insperato e di così tangibile fatto di radice di liquirizia succosa, tutt’altro che denso o addensato. È il Primitivo di Manduria paradigmatico, elegante, al quale manca solo un po’ di trasporto, di disinvoltura.
La famiglia Attanasio possiede circa sei ettari di alberelli di circa 50 anni nell’agro di Manduria. I terreni sono caratterizzati da uno spesso substrato di roccia calcarea tufacea fessurata. La vinificazione avviene in acciaio e la fase di maturazione del Primitivo secco avviene in barrique per almeno 12 mesi.
Primitivo di Manduria Dolce Naturale 2007 Attanasio (Manduria)
Quando la dolcezza è propulsione. Energia e visceralità a distanza di dieci anni significano che il tempo ha innalzato le grandi qualità di un’annata calorosa come la 2007. Materia avvolgente, acidità e tannino in un rapporto virtuoso e appagante. «Con la maturità i solchi diventano strade battute» diceva Barthes. Non solo da meditazione ma anche meditativo.
Da un singolo vigneto di 40 anni vengono prodotte circa 2000 bottiglie del Dolce Naturale, ottenuto da uve appassite direttamente sulla pianta fino a metà settembre, matura esclusivamente in acciaio.
e del 14 febbraio:
Pantun 2014 Domenico Caragnano (Mottola)
Impaziente e diretto, vino d’esordio, discreto, contenuto. Infonde tranquillità con questa sorta di equilibrio carezzevole tra la freschezza terragna e un frutto integro. Genuino, semplice, dall’alcolicità misurata, sa donarsi con schiettezza godibile. Testimonianza di un’annata piovosa in una zona fresca.
Dal 2000 Jutta e Mimmo producono esclusivamente primitivo sulle colline di Mottola da una vigna di tre ettari esposta a sud, su terreni argillosi e limosi a 400 metri sul livello del mare. Gli alberelli hanno circa vent’anni e il rosso Pantun matura in barrique da 225 e 300 ettolitri, contenitori di vetro e cemento vetrificato per un anno. Affina in bottiglia per almeno sei mesi.
Primitivo 2011 L’Archetipo (Castellaneta)
Solido, sin dall’inizio si espone con sentori vegetali, fragranti che, nel bicchiere, diventano linfatici. Non manca di caparbietà e impulso, in bocca è graduale anche se resta monotematico, come se si accontentasse di inspiegabili certezze oppure si fosse “intestardito” su un profilo erbaceo monopolizzante. Lavora bene con il cibo, è capace di accoglienza, segno che la sostanza c’è.
Valentino Dibenedetto, in seguito alla comprensione del pensiero di Masanobu Fukuoka, giunge a praticare un’agricoltura del tutto sostenibile, in cui sono innescate le sinergie tra tutti gli anelli dell’ecosistema e che esclude l’aratura. I sei ettari di primitivo allevati a controspalliera “libera” sorgono su terra rossa con notevole presenza di pietrisco siliceo-calcareo. Il vino matura in grandi botti di legno, segue un affinamento in acciaio per 12 mesi e riposo in bottiglia per almeno 6 mesi.
Primitivo di Gioia del Colle Marzagaglia 2011 Tenuta Patruno Perniola (Gioia del Colle)
Cedevole, ampio, note salmastre e di amarena, di farina di castagna, rimando a una lieve ossidazione. Sferico e frammentato, impigrito, dopo qualche minuto nel bicchiere è capace riprendersi da una nota legnosa derivata non dal contatto con le botti ma, secondo il produttore, da un’uva scottata in un’annata particolarmente calda e da una vinificazione “di fortuna”.
La tenuta nasce nel 1800 in contrada Marzagaglia, nella zona sud occidentale di Gioia del Colle. Paolo Patruno insieme alla madre ha voluto far rivivere l’antica masseria di famiglia. Dei 34 ettari di proprietà, 3 sono piantati a vigneto, quasi tutto primitivo, posto a 400 metri su roccia calcarea affiorante. Il Marzagaglia affronta una maturazione di tre anni in acciaio e un affinamento di almeno sei mesi in bottiglia.
Primitivo di Gioia del Colle Riserva Fatalone 2012 Pasquale Petrera (Gioia del Colle)
Pienamente mediterraneo, ricorda i Porto Vintage per l’interezza solo scalfita da rarefatte sensazioni marine e di roccia calcarea. Generoso eppure oscuro, in bocca ritornano aspetti eterei, non millanta potenza, si concede lento e consapevole del tempo trascorso che, per fortuna, ha lavorato, perché ha un impianto antico, come se fosse nato con l’aria.
Produttori da cinque generazioni, i Petrera hanno azienda e vigneti in località Spinomarino, nella zona sud orientale di Gioia del Colle. In quest’area le terre rosse miste a rocce calcaree e silicee sono presenti in strati sottili su banchi monolitici ricchi di fossili marini; qui sorgono gli alberelli adattati a spalliera. La Riserva fermenta e stagiona in acciaio e prosegue la maturazione per dodici mesi in botti di Rovere di Slavonia da 750 litri, prima della messa in commercio affina 6 mesi in bottiglia.
Susumaniello 2013 Cristiano Guttarolo (Gioia del Colle)
Rileggo dagli appunti: Pelle, tilt!, terra bagnata, infuriato.
Il Susumaniello di Guttarolo è l’intruso: vino di contraddizioni e circoli viziosi, resistente, ispirato. Si poteva pensare a un Primitivo di Gioia da vendemmia anticipata, vinificato con un breve contatto sulle bucce. Invece è un vino di altra stoffa, “neutra” e disarmante, marina, dissetante, godibile per la sua connaturata facilità di beva.
La masseria Guttarolo, la cui parte più antica risale alla fine del ’700, si affaccia su circa trenta ettari di proprietà tra uliveto, seminativo e vigneto. Quest’ultimo, poco più di tre ettari, è allevato ad alberello e spalliera e, oltre al primitivo, vede molte varietà tipiche tra cui verdeca, negroamaro, susumaniello (un impianto di circa mezzo ettaro di sette anni, vendemmiato a fine ottobre, vinificato e maturato per 12 mesi in acciaio. Da questa seconda vendemmia ne sono state ricavate circa 1000 bottiglie).
Primitivo Lamie delle Vigne 2013 Cristiano Guttarolo (Gioia del Colle)
Rileggo dagli appunti: Compiutezza, incalzante, dialogico, “d’un tratto”.
La maturità del frutto fresco apre alla parte fine del calore, il lato sanguigno, ferroso, completa le sensazioni. Il vino di Guttarolo percorre tutte le strade senza sapere se sono buone, ritorna su aspetti più viscerali, sembra stabilire un ordine per poi sovvertirlo. Inafferrabile.
Da alberelli e di circa 40 anni vendemmiati tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Solo contenitori di acciaio dove il vino matura per almeno 24 mesi. “Lamie” non dovrebbe riferirsi al mitologico mostro dal volto di donna e coda di serpente ma alla copertura a volta ribassata, tipica delle case rustiche pugliesi.
Primitivo Lamie delle Vigne 2015 Cristiano Guttarolo (Gioia del Colle)
Rileggo dagli appunti: zigzag, noci verdi, nitore della pietra bianca, stringato.
Il Lamie 2015 pretende libertà d’espressione e pazienza, con quell’acidità tanto feroce da sembrare “assetata”. Il vino appare come un’immagine mobile, aperta a mille combinazioni; si sta facendo, è promettente e unito, introspettivo per tutto il mondo che contiene.
I dati e le notizie relative a territori e origini del primitivo sono tratte da:
Baldassarre Giuseppe, Primitivo di Puglia – Storia di uve, epopea di vignaioli e di vini, Input edizioni, Monopoli 2013