Infantilismo senile

Devo confessare la mia pedanteria nelle compere. E’ la ragione per cui eviterò a mia moglie il supplizio di fare la spesa con me.
Sono molto puntiglioso nell’’acquisto di tutto ciò che non sia un genere voluttuario. Appartengo alla stirpe di chi studia il prezzo al chilo o al litro di qualunque prodotto, per scegliere quello meno caro. Questa filosofia di consumo si adatta a puntino al reddito di un giovane redattore frilèns. Oggi il compito era dei più improbi. Essendo quasi terminato il liquido tossico e inquinante che viene comunemente denominato detersivo per lavatrice, ho dovuto acquistarne altro. E’ una spesa che faccio a malincuore e che mi urta al pensiero di quanto danaro venga sprecato. Come quando sono costretto a comprare un capo d’’abbigliamento o a saldare le bollette.
Ho compensato le afflizioni di questo inutile esborso comprando due bottiglie di Ferrari di una partita che avevo messo alla prova qualche giorno prima.
Ecco i fatti. Mi accingo all’’insidiosa incombenza con determinata concentrazione, intimamente persuaso che un detersivo valga l’altro. Circolano voci incontrollate che vengano tutti prodotti da un’’unica misteriosa industria la quale ne modifica solo la densità e il profumo: dicerie alle quali mi beo di credere.
Scandaglio minuziosamente tutti i prezzi al litro, constatando le solite, inspiegabili, stupefacenti differenze. Confesso che già facevo fatica a mandare giù la pubblicità di quei quattro beoti vestiti di bianco che corrono latrando «Bolt due in uno è conveniente, chi non lo compra è un deficiente». Oltretutto il nome, Bolt, mi ha sempre dato l’’idea di qualcosa di poco intelligente. Tant’’è, oggi trovo buon numero di scaffali occupati in forze da confezioni doppie di Bolt in offerta, in due preziose fragranze a scelta: “oceano blu incazzato” e “primavera del vicino sempre più verde”. Ovviamente diffido della promozione, controllo il prezzo al litro con sospetto maniacale, lo confronto con tutte le alternative disponibili, dai nomi ormai mitici della masserizia italiana alle ditte del tutto ignote. Niente da fare: se la sono studiata davvero bene, questa volta 1,32 euro al litro non lo insidia nessuno neanche da lontano. Bolt stacca tutti di almeno venti centesimi. Un trionfo. Esito, spero, ricontrollo, mi arrendo all’’evidenza. Mi scoccia un po’’ consegnarmi sull’’altare di un’’offerta promozionale il cui concetto stesso è sospetto–, e mi scoccia anche portarmi a casa in una volta sola due flaconi anziché uno, con un aggravio di esborso. Ma in questo caso non posso negare che si tratti di un investimento a lungo termine, quindi chiudo gli occhi, afferro il detersivo e vado. Strada facendo mi concentro sul Ferrari, per dare un senso alla mia vita.
Arrivo alle casse, pago, torno al parcheggio, carico l’’auto, guido fino a casa, scarico e rientro. Al momento di riordinare le provviste, qualcosa mi lascia perplesso. Dopo lunghe e accurate considerazioni, mi accorgo che la duplice confezione di detersivo riporta una fascia trasversale “grande promozione”, ma non trattasi di Bolt, bensì di Ace. Sono assalito dal panico. Furibondo, ripesco lo scontrino dal cestino e verifico: Ace detersivo lavatrice x2 = 11,00 euro. Che l’’offerta a 1,32 euro / litro riguardasse Ace e non Bolt? Un rapido calcolo: 3 litri a boccia x 2 = 6 litri; 11 euro / 6 = 1,83 periodico. E’ evidente: mi sono sbagliato. E’ una disfatta fragorosa. Il Ferrari in sé non basta a consolarmi. Devo riflettere sul fatto che questo jéroboam di Ace costa 5,50 euro, meno di qualunque metodo classico e anche di qualsiasi Charmat dello stesso formato.
Resta un dubbio di fondo. L’’infanzia che si protrae colpevolmente in me causandomi molteplici problemi sociali sta debordando nella senilità senza transitare per l’’età adulta? Oppure il mio inconscio è intervenuto con una brutale censura sui marines della pubblicità? Questa sera mi tramortirò di Ferrari; domani chiederò lumi al mio psicoanalista.