Andrea Occhipinti da Osteria Iotto, cronaca della serata

Il 5 Luglio 2024, Porthos ha invitato il produttore Andrea Occhipinti ad una cena con degustazione dei suoi vini presso l’Osteria Iotto.
Condividiamo con voi la cronaca della serata.

Sandro introduce l’evento, ringraziando i presenti e raccontando com’è nata l’idea. Un anno prima, Andrea Occhipinti consegna a Porthos alcune bottiglie per una degustazione; in un momento di sospensione tra lui e Sandro – in pieno stile Matrix – Andrea esclama “Famo una serata!” e Sandro, entusiasta, pensa subito all’Osteria Iotto come luogo ideale per l’incontro.
Così si inizia a costruire l’evento.

Andrea Occhipinti prende la parola e dà i minimi dettagli sulla sua azienda.
Sandro illustra come si svolgerà la degustazione. Le annate di Aleatico vinificato secco finora affrontate da Andrea sono quindici e l’assaggio ne prevederà alcuni esemplari. I primi campioni sono serviti a bottiglie coperte e identificati con le lettere A e V, in onore di Andrea e di sua moglie Valeria.
Saranno accompagnati solo con il pane e da una canzone scelta da Sandro, il quale intanto legge una poesia di Paul Celan, autore rumeno di lingua tedesca.

I vendemmiatori
Essi vendemmiano il vino dei loro occhi,
essi torchiano ogni pianto, anche questo:
lo vuole la notte,
la notte, cui stanno poggiati, il muro,
lo esige la pietra,
la pietra, oltre cui parla la loro gruccia,
fin nel silenzio della risposta –
la loro gruccia, che un giorno,
un giorno d’autunno,
quando l’anno s’inturgida a morte, come uva,
attraversa parlando il mutore, fin giù,
nel pozzo dove sgorga il pensiero.

Essi vendemmiano, essi torchiano il vino,
essi pigiano il tempo come il loro occhio,
tutto il pianto che ne stilla ripongono
nel sepolcro del sole, che essi con mano
indurita dalla notte preparano:
affinché poi una bocca ne abbia sete, più tardi –
una bocca tarda, somigliante alla loro:
torcentesi verso quanto è cieco, attrappita –
una bocca cui dal profondo sale la schiuma da bere,
mentre il cielo si cala nel cereo mare,
per splendere da lontano, mozzicone di luce,
se finalmente il labbro inumidisce.

Conclusa la lettura, parte la musica: “Volver” di Carlos Gardel, interpretata da Estrella Morente per l’omonimo film di Pedro Almodovar.

Terminato l’assaggio, Sandro rivela che i vini sono l’Alea Viva 2015 e 2009 e racconta del suo primo incontro con questo Aleatico secco, tra il 2011 e il 2012. Fino a quel momento non gli era mai capitato un vino così, se non in modo casuale, trovandosi di fronte a esemplari “sbagliati” della Cantina sociale di Gradoli, nei quali il liquido da dolce si era trasformato in secco e leggermente frizzante.
Al contrario dell’Aleatico – aggiunge Sandro – altre varietà aromatiche, come il Moscato, sono sempre state vinificate anche in una versione secca, nella quale la morbida evocazione dei profumi fa da contraltare alla sensazione amaricante.
Sandro riferisce di un Aleatico di Portoferraio (Isola d’Elba), prodotto da Antinori nel 1975 e bevuto nel 1982, in cui la dolcezza si era in parte
consumata, trasformandosi in una sensazione amabile, non così zuccherina.
Conclude sostenendo che l’Alea Viva di Occhipinti esprime davvero una diversa interpretazione dell’Aleatico, di una non casuale secchezza,
determinata più dalla presenza dell’alcol che dall’assenza dello zucchero. Il primo infatti, ha sempre due funzioni: all’inizio contribuisce al velluto della stoffa gustativa, superata la metà della lingua favorisce la pulizia della bocca anche quando l’acidità non è particolarmente spiccata.

È il momento dei vini 1 e 2 accostati all’antipasto di alici fritte con peperoni cruschi 1.
Nel frattempo, Andrea Occhipinti racconta gli anni dell’università di Agronomia a Viterbo, l’avvicinamento all’Aleatico e a una sua possibile interpretazione.
Comincia a fare vino nel 2004, ma i primi esperimenti con l’Aleatico secco arrivano tra il 2007 e il 2008.
Fino a quel momento aveva prodotto esclusivamente la versione dolce, come da consuetudine dell’area di Gradoli.
Andrea considera e ricorda la 2009 un’ottima annata, motivo per cui ci teneva a riassaggiarne un esemplare in questa occasione. Raccontando più nel dettaglio il vitigno, spiega che l’aleatico è difficile da coltivare: ha una resa bassa e un’allegagione complicata dovuta ai numerosi aborti floreali. Spesso l’uva è colpita da oidio a causa della buccia sottile.
E, proprio in virtù della pellicola così fine, si presta anche a essere mangiata. Di contro, Andrea sottolinea le difficoltà commerciali del vino, che in Italia è poco richiesto, mentre all’estero trova diversi estimatori.
Vengono svelati i campioni 1 e 2, l’Alea Rosa 2015 (aleatico rosato) e l’Alter Alea 2018 (aleatico vinificato in bianco).
Tra i commensali si dibatte su quale vino stia meglio con le alici. Per alcuni il primo vino risulta più adatto, uno di loro afferma: “è facile decidere, la grassezza delle alici chiama il rosato”.
Tra le risate collettive c’è chi dice che “con le alici fritte andrebbe bene qualunque vino, vista la loro bontà, persino il Tavernello…”.
Al contrario, per Sandro la scelta non è così scontata: a suo avviso infatti il bianco si presta meglio, tanto da definirlo «grande vino di economia dell’abbinamento». In seguito, lo qualificherà come «il vino intorno al quale gira tutta la degustazione» e «somigliante alla base di uno champagne», in virtù della sua capacità di stare bene con tutto.

Viene servito il primo piatto – maltagliati con baccalà, pomodoro e pecorino – insieme ai vini 3 e 4, l’Alter Alea 2016 e l’Alea Viva 2023.
Sandro racconta del suo approccio all’Aleatico in bianco di Occhipinti.
Ammette di averlo sottovalutato all’inizio e, col capo coperto di cenere, riconosce che il produttore ha avuto ragione nel portare avanti la sua scelta.
Quindi Andrea rivela il momento in cui è nata l’idea di vinificare in questo modo. Dopo aver prodotto la prima annata “ufficiale” di Aleatico rosso secco, presentandolo a diverse fiere ed eventi, più di una persona gli fece notare che al naso sembrava un vino bianco. Fu lì che per la prima volta pensò di non far macerare l’uva sulle bucce. Era il 2009.
Questa versione è prodotta solo nelle annate migliori, grazie alla raccolta anticipata di una parte dei grappoli – intorno al 20 agosto – così come avviene anche per le uve destinate al rosato.
Dal pubblico gli chiedono se nei casi in cui sceglie di vendemmiare prima della completa maturazione si riesce comunque a mantenere un equilibrio tra acidità, aromaticità e colore. Andrea risponde che il bilanciamento fra le diverse componenti si ottiene solo nelle annate più fresche.

Vengono serviti anche i vini 5 e 6, La Caldera 2022 (greghetto rosso in purezza) e il Rosso Arcaico 2023 (50% aleatico, 50% greghetto rosso) insieme al maialino con patate.
La Caldera è stato uno dei primi vini messi in produzione, la prima annata disponibile fu la 2004, mentre il Rosso Arcaico vede la sua nascita nel 2013.
Per Sandro il primo è un vino fantastico, tra i migliori della produzione di Occhipinti. Assaggiando invece il Rosso Arcaico, nota che potrebbe
accostarsi a una carbonara, dato il richiamo all’affumicato.
Andrea aggiunge un appunto riguardo al vitigno utilizzato per gli ultimi due vini degustati, il greghetto rosso, definendolo “troppo facile” rispetto alla mole di lavoro che richiede l’aleatico.
Dal pubblico si alza una voce: «dateci una jéroboam di Alter Alea da abbinare al maialino», a sostegno della tesi di Sandro per cui l’Aleatico vinificato in bianco di Occhipinti potrebbe star bene con tutto.

Viene servito il vino 7, l’Alea Viva 2011. Sandro lo definisce armonico per la qualità dei tannini e dell’acidità e per la lunghezza. Nonostante si tratti di vini sempre al limite della surmaturazione, Sandro li ama molto.

Per concludere, arriva il vino 8 accostato al dessert, crostata con ricotta e confettura di ciliegie. Si chiama Lancerio ed è un Aleatico dolce del 2006, uno dei primi esemplari dell’azienda. Vinificato a caratello scolmo, così come il Vin Santo, è caratterizzato da una leggera ossidazione.
Sandro chiede al produttore come riesce a ottenere vini passiti da un vitigno che è noto per la buccia così sottile.
Andrea risponde che la raccolta dell’aleatico avviene a più riprese, in base al vino che si vuole ottenere.
La definisce una “vendemmia al contrario”, prima i grappoli che, se lasciati in pianta, potrebbero soffrire di più.
Quando l’annata è eccezionale e le uve mantengono una buona condizione le lascia maturare per provare a fare un vino passito.
Tra il pubblico c’è chi dice che questo vino fa pensare alla Sicilia e allo scirocco, sembra quasi un fortificato.
La serata prosegue tra la convivialità dei commensali.

1 Poco prima dell’assaggio dei due vini Sandro ricorda la corretta modalità di accostamento del cibo al vino, il quale prende forma a patto che il momento di uno non si sovrapponga a quello dell’altro; in bocca devono entrare in momenti separati: prima il boccone e poi il liquido. Quando iniziamo a masticare si forma il bolo alimentare che è avido di umidità. Se inseriamo il vino in quel momento, questo viene assorbito e diventa parte della ricetta. Arrivando dopo la deglutizione è invece attore di una prova autonoma e può esprimere tutta la sua efficacia, riassumendo il gusto del cibo e dando alla bocca il respiro che permette il successivo assaggio.