29 Ott Rosella, Florio e Montalcino
Abbiamo cercato unità espressiva, perché la verticale di un vino è anche questo, e mentre eravamo impegnati a descriverla abbiamo incontrato una diversità tenera e sommessa, come se ogni stagione tornasse in mente con immagini più precise o più sfumate, in accordo con lo stato evolutivo di ciascun vino. La libertà di cui parla Florio Guerrini, marito di Rosella, genero ed erede naturale di Manfredi Martini, è nelle piccole cose. Il Brunello del Paradiso sale lento e tutto insieme, inutile cercarlo se in quella fase la finestra è chiusa, non si aprirà. Allo stesso tempo, non serve chiedere quando si dona senza mediazioni, perché cogliamo tutta la sua intenzione di accompagnarci, come fa la voce di Rosella che racconta i suoi ricordi di bambina.
La verticale del Brunello di Montalcino del Paradiso di Manfredi
2000: Il colore tradisce la surmaturità delle uve – Florio la considera la più calda annata della sua esperienza – e la stagionatura del vino. Il profumo non si disunisce, passa dagli odori lattici alla carne salata, senza tradire imbarazzo ma anzi concedendo affetto a profusione. Poi un odore più pungente di glutammato, ben integrato al contesto odoroso. Timido e profondo. In bocca colpisce il tannino sottilissimo e la stoffa senza smagliature.
2003: È il vino più sorprendente della batteria, soprattutto per noi che lo conoscevamo e ne avevamo seguito la difficile chiusura di qualche anno fa. L’impatto odoroso è di braci, terra nera, canditi, liquirizia dolce. Il corpo si distribuisce con una serenità disarmante, ed è l’aspetto principale di una dinamica aperta e complessa. Il tannino affilato e l’acidità misurata lavorano per sorreggere un’impalcatura dall’eclatante pulizia.
2005: Alla fine dell’assaggio e a qualche giorno di distanza dall’evento risulta il più difficile da afferrare. Sulfureo ed etereo, sta affrontando una fase di chiusura. Tostato, caffè e miele di castagno. Conserva una propria leggiadria grazie all’ausilio del lato vegetale, dettaglio che per ora non crea problemi all’equilibrio del sapore. È lento, non ha la quieta disinvoltura del precedente, vista anche la disordinata disposizione dei tannini; un bagliore nel finale fa comprendere che conta su un futuro brillante.
2006: È considerata un’annata promettente, tuttavia poche volte abbiamo sentito un Brunello davvero all’altezza delle cinque stelle assegnate dal Consorzio. Forse anche per questo motivo, siamo affezionati a questo vino carnoso e armonico, capace di starsene buono finché non vale la pena uscire a mostrare la sua vibrante identità. Animale nell’impatto odoroso, si guadagna autorevolezza spaziando dal sottobosco a una struggente e promiscua florealità. Peculiare nell’irrequietezza giovanile, quasi reticente, dimostra quella tensione che contraddistingue qualsiasi forma di eleganza.
2007: Confuso e irruente, è il campione che offre meno punti di riferimento. Come se fosse chiamato a sottolineare la sua giovinezza rispetto a fratelli più posati. Inebriante è la vena marina e di macchia mediterranea, ancora presente il sentore del legno, non ha ancora affrontato il suo percorso introspettivo dal quale scaturirà sicuramente uno spettro organico e meno accessibile. In bocca è consistente, l’acidità scalpita, così come il tannino che arriva in fondo col suo incedere serrato. Il calore diffuso per ora rende generosa la beva.
2004 Riserva: Un meraviglioso fuoriclasse per carisma e determinazione. Appare subito come il più giovane del lotto, impressione generata anche dalla tonalità viva e profonda del colore. Inquieto, a tratti brusco, evoca il termine “intenso” nell’accezione letterale di “denso di significato”. Il ricordo fisico del profumo non ci lascia, anche a giorni di distanza, quasi che le narici non riescano a liberarsi di quel flusso pieno di vita. In bocca si stratifica e si espande, c’incalza deciso grazie a un tannino severo, mentre l’acidità vivida incita a un nuovo assaggio. Da conservare e da sentire, esemplare per comprendere che un anno in più di botte ha scatenato un potenziale formidabile, solo accennato nella versione ”base”.