Sul tema dei controlli alcolometrici

Certo che così son buoni tutti: direi che il modo di dire “sparare nel mucchio” si associ molto bene a questo tipo di decisioni “legiferative” prese dall’oggi al domani senza stare tanto a pensare sul chi-come-quando. Questo intervento è semplice e immediato, è matematica, 0,5 – 0,2 sono numeri che appaiono sul display del “palloncino”: entro sei un Angelo, oltre sei il Diavolo.
Chi legifera in merito a queste percentuali di alcol nel sangue, sarà astemio?
Mi sono preso la briga di fare qualche verifica su internet in merito all’età dei “conducenti” coinvolti negli incidenti gravi, mortali. Risultato: oltre l’ottanta per cento gli stessi sono in un’età compresa fra i diciotto e i trentacinque anni, ma con punte altissime entro i ventotto.
Penso, anche per esserci passato, che in quell’età si sommi un significativo mélange di ingredienti esplosivi, fatti di bullismo, desiderio di apparire, voglia di ebbrezza data dalla velocità, bevande a volte oscene ma dal nome accattivante e pasticche o altre porcherie simili.
Perché dobbiamo sempre legare tutte le erbe nello stesso fascio? Cerchiamo di studiare un distinguo applicabile.
Non sono io a dover dire di quanto, in media dopo i trentacinque anni, il cervello si apra, trovando una dimensione di equilibrio data dall’esperienza, dalla maturazione, dall’aver capito che quel “dimostrare” rischiando la vita è roba da ragazzi.
Mio figlio undicenne fra sette anni avrà la patente e io so che, come tutti i ragazzi, sarà alla mercé dei desideri di cui sopra. Personalmente farò il possibile per educarlo in merito, ma non sarà facile senza la partecipazione delle istituzioni: il Ministero degli Interni può intervenire integrando l’educazione morale con quella “sanzionatoria”. Le punizioni non dovranno essere pecuniarie, o per lo meno non solo, perché quelle, almeno inizialmente, sono sempre a carico dei genitori. Per sanzioni intendo la sospensione della patente, anche per infrazioni leggere, per arrivare alla revisione della stessa per infrazioni gravi, ivi compresa la percentuale di alcol nel sangue, che in questo caso potrebbe anche essere dello 0,2 per cento.
L’intolleranza dimostrata nei confronti di un bicchiere di vino francamente mi pare fuori luogo, sicuramente eccessiva per le persone di età adulta.
Direi che la migliore decisione debba tenere conto allo stesso tempo dei nostri ragazzi, evitando loro di morire fra le lamiere di un’automobile, e della nostra cultura secolare: togliere agli italiani adulti il consueto bicchiere di vino a tavola, mi pare decisamente esagerato. Con la certezza di demonizzare, a prescindere, un prodotto che è parte integrante della nostra tradizione gastronomica.
E’ sicuramente più complicato intervenire limitatamente alla fascia d’età incriminata, ma se riusciremo, i controlli e le sanzioni saranno sicuramente più mirati e efficaci.
Così facendo, daremo una seria indicazione comportamentale ai nostri ragazzi, che sfogheranno il loro desiderio di protagonismo anziché sulle strade in un modo auguriamoci meno rischioso.
Bisognerebbe così usare una tolleranza maggiore nei confronti di chi ha compiuto i trentacinque-quarant’anni, età in cui si inizia a ragionare con più senno e buon senso, determinando altresì, in modo indiretto, l’inizio dell’educazione “alcolico-edonistica”.
In questo caso il modo di dire “due pesi due misure” può essere risolutivo per un problema come questo, una medaglia con due facce: la medaglia siamo noi tutti, ma in questo caso la “faccia” dei ragazzi necessita di interventi diversi rispetto quella adulta.
In questo modo salveremo capra e cavoli, con i ragazzi che useranno maggior buon senso al volante per paura di perdere, anche se solo temporaneamente, la tanto sospirata automobile, e gli over quaranta, che completeranno più volentieri un piatto con il giusto vino, senza esagerare e senza i timori odierni.