21 Dic Un’ipotesi di Toscana Classica: Montepulciano I
Della matassa non ritruovo il bandolo:
L’incontro è stato organizzato da Matteo Gallello, realizzato con la collaborazione della Tradizione, Gabriele Bonci e di Pomarius. Grazie al prezioso aiuto di Chiara Guarino, Pino Carone e Laura Pinelli. Condotto da Giacomo Lippi e Matteo Gallello.
Crociani, Rosso di Montepulciano 2014
Bel colore rosso rubino trasparente e brillante, coi tipici, giovanili riflessi violacei dei sangiovesi 2014. Al naso predominano, inizialmente, indistinguibili i fiori macerati, sensazioni casearie e crosta di pane; col tempo, l’ossigeno chiarisce la caoticità iniziale su sensazioni schiette di rosa canina ed erbe fresche. La bocca, dapprima contratta, si distende ben presto su un profilo dominato dalla sottile progressione tannica che lascia il luogo, nel finale, a una piacevole e tipica nota amaricante d’altri tempi. È un vino che denuncia senza timori la sofferenza dell’annata; e che trae la propria bellezza proprio in certe debolezze di struttura. L’arista sott’olio, fiera del suo ripieno di battuto toscano (aglio, rosmarino, salvia, pepe e sale) e consumata come spuntino a fette sul pane bianco, ben si mariterebbe al profilo lieve ma non “leggero” di questo 2014.
Le Casalte, Rosso di Montepulciano 2013
Il colore rosso rubino più cupo dichiara da subito una maggior concentrazione rispetto agli altri vini della batteria. Anche il volume olfattivo si presenta ispessito, segnato da un basso continuo organico e terrestre su cui si organizza un’architettura aromatica giocata su note di cipria, rosa e cannella. In bocca è soavemente tannico, di bella freschezza e ritorni retronasali coerenti. I pici al sugo di chianina sono l’abbinamento intuitivo immediato.
Poderi Sanguineto I e II, Rosso di Montepulciano 2013
Colore rubino, di bella trasparenza. Al naso mostra una coloritura vegetale (ortensia, asparago crudo), mitigata da spezie generose, il coriandolo su tutte. In bocca collega la “tonica” tannica della batteria a una scaldante presenza alcolica, che arricchisce di succosità un sorso pieno e di grande piacevolezza, appena affaticato dalle nuance dei legni un po’ stucchevoli nella loro dolcezza. Una battuta a coltello di chianina, col tuorlo d’uovo e tartufo bianco della Val d’Asso, ben accompagnerebbe – e contrasterebbe! – i molti, freschi sapori del Rosso di Dora Forsoni.
Godiolo, Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2001
Colore brunito, poco vivo, intristito da un’unghia aranciata d’immobile fissità che fa pensare a una bottiglia che abbia inesorabilmente ceduto al tempo. Il naso si presenta dominato da sentori di torrefazione, brodo e un’intrigante, quanto imprevista, sfumatura minerale di grafite e sangue. Anche la bocca è poco stratificata, dolce in ingresso e segnata anche qui dal caffè e dal cioccolato; la trama tannica si esaurisce presto, senza tuttavia le amarezze che ci si attenderebbe da un vino che può apparire monocorde e in fase di progressivo esaurimento. I ricordi che lascia sono, infatti, piacevoli; e riscattano il tutto, rimandando a una sinestesia musicale segnata da una primitiva monodia: elementare, chiarissima. Si potrebbe osare un matrimonio laico con della selvaggina in dolce forte, cinghiale o, meglio ancora, la lepre; oppure con un formaggio fermentato in vinacce rosse particolarmente aromatiche o in un pesto di fave di cacao.
Podere della Bruciata, Vino Nobile di Montepulciano Cesiro 2012
Colore rosso rubino, scarsamente trasparente. Al naso mostra inizialmente la solare coloritura del pomodoro, lievito e pecorino fresco, gesso e tulipano; col tempo, il bicchiere si sposta verso una scansione più riunita di erbe fresche e secche, che si presta volentieri a una lettura prolungata, non tanto per i molti, immediati riconoscimenti, quanto per l’estrema piacevolezza dell’insieme. La bocca conferma la doppia dinamica olfattiva: dallo yogurt al gusto d’amarena, che domina inizialmente una tattilità un po’ anticipata e graffiante; all’ampiezza dei ritorni erbacei, guidati da un alcol accondiscendente, appena semplificati dal rovere. Lo abbiamo provato a tutto pasto – e con successo! – sul crostone di cavolo nero, sui pici in aglione, sul prosciutto; ma l’imponenza tannica rimanda, così come per i seguenti tre vini, a una bistecca alla fiorentina di ortodossa preparazione.
Crociani, Vino Nobile di Montepulciano 2012
Colore rosso rubino più scarico. Da subito palesa l’eleganza e la tipicità floreale dell’area di produzione: la vividezza della viola mammola, della rosa canina e del geranio, amplificati da una pungenza alcolica da profumeria e prodotto cosmetico. La bocca, dolce in ingresso, svolge a perfezione il paradigma tannico fin qui incontrato, chiudendo inaspettatamente in levare, astringente e maschia. Una bistecca e, in alternativa, il solo controfiletto coi fagioli zolfini del Pratomagno all’olio novo.
Le Casalte, Vino Nobile di Montepulciano Quercetonda 2012
Al colore si mostra da subito maggiormente concentrato rispetto agli altri vini della batteria. Al naso ingigantisce le reminiscenze del Rosso di Montepulciano 2013: la rosa, l’organico, la terra, la pietra; il tutto arricchito dalla novità del legno. La bocca mostra un tannino più fitto, ancorché tutto centrale e senza divagazioni, ma pare svuotarsi con l’esaurimento dell’opera di questi. Le bistecche di pecora alla brace potrebbero ben legarsi alla terrosità del sangiovese in purezza da vigneto unico di Chiara Barioffi.
Poderi Sanguineto I e II, Vino Nobile di Montepulciano 2012
Colore rosso rubino, trasparente con riflessi quasi sanguigni. Al naso coniuga le sensazioni vegetali del Rosso 2013 con più mature espressioni di oliva cruda e olio di frantoio; poi il fieno, la viola, il belletto, i “legni d’autore”. Il quadro aromatico si presenta tuttavia compiaciuto, felice d’esibire una complessità d’immediatezza borgognona, a discapito di una maggiore attenzione ben più appagante. Anche la bocca ripropone la stessa impressione, benché riesca laddove gli altri vini in degustazione cedono il passo a una più verace semplicità: l’ingresso dolce, anche qui di ricordanza transalpina, lascia presto la ribalta a un più tosco tannino che, esauritosi, passa la mano a una freschezza che riempie ex novo il sorso e lo conclude, paradossalmente, prolungandolo. Un’autunnale polenta al sugo di cinghiale potrebbe declinare al meglio le complessità del Nobile di Sanguineto a cui, forse, di più si addice una selvaggina lungamente cotta che non la rapidità di una costata di manzo.
Complessivamente, tutti i vini hanno mostrato una chiara coerenza espressiva che rimanda, genericamente, allo stesso areale, anche nelle espressioni più semplici del Rosso di Montepulciano, fondata su: floreali, rinfrescanti e immediate soavità sinestetiche; un tannino presente e articolato, vera guida e protagonista, assieme all’alcol generoso, della progressione gustativa, altrimenti moderatamente acida – complici anche un’annata calda come la 2012, e una più classica come la 2013, laddove l’unico Rosso 2014 mostrava chiaramente una freschezza più in evidenza; una certa snellezza espositiva, tuttavia un po’ assertiva e monologante, poco incline al dialogo, seppur confortevole nel tono di un cordiale parlar semplice; una tendenza a cambiare nel bicchiere con estrema rapidità impressionistica, restando però su di un registro coloristico dato e conservato. Né la maggiore o minore presenza del Prugnolo Gentile nel taglio sembra, infine, rappresentare un fattore di maggiore o minore qualità espressiva territoriale. Insomma, il territorio parla, a prescindere dal clone di Sangiovese coltivato.
Ringraziamo i produttori Susanna Crociani, Chiara Barioffi de Le Casalte, Dora Forsoni e Patrizia Brogi di Poderi Sanguineto I e II, Andrea Rossi per la disponibilità.