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Nero d’Avola e frappato nel cuore dell’oriente siculo

Siamo nel punto nevralgico del nostro percorso storico.
Nel 1606, la nobildonna Vittoria Colonna Henriquez, contessa di Modica, fondò Vittoria e immediatamente incentivò la produzione del vino concedendo privilegi a coloro i quali avessero piantato vigne: in quell’anno regalò, ai primi settantacinque coloni, un ettaro di terreno ciascuno a condizione che ne coltivassero un altro a vigneto, favorendo così un’enorme espansione nelle varie contrade del territorio. Per tutto il Seicento il vigneto vittoriese crebbe a dismisura. Il vino veniva esportato prima nelle altre città della contea di Modica e poi, attraverso il porto di Scoglitti e grazie alle navi trapanesi e mazaresi, anche a Malta e Marsiglia.

La qualità dei vini del sud est è ampiamente trattata da Paolo Balsamo nel suoi appunti di viaggio attraverso la Contea di Modica  (1808). L’abate asserisce che dalla campagna di Vittoria, ricca di vigneti, si produce un vino che considera il migliore tra quelli da pasto di tutta la Sicilia. Inoltre ci fornisce importanti informazioni sull’uvaggio del tempo: «Non è composto quasi di altre viti che di grossonero, di calabrese ed incomparabilmente più da frappato».
Il fiorentino Domenico Sestini, trasferitosi a Catania come bibliotecario al servizio del principe di Biscari, fornì un’importante testimonianza sulla vitivinicoltura del ragusano nella lezione che tenne nel 1812 all’Accademia dei Georgofili sui vini di Vittoria, elogiandone la qualità e descrivendo i vitigni, il sistema di impianto e di coltivazione, la fertilità dei terreni, le modalità di vendemmia e vinificazione.

santa teresa frappato

Dunque, da più parti, i vini di Vittoria e di Avola erano considerati tra i migliori, insieme ai Marsala. Tra l’altro, nella seconda metà dell’Ottocento si verificò un ulteriore sviluppo economico e la città di Vittoria divenne una delle più floride e produttive della Sicilia. In questo periodo ci fu un massiccio processo di riconversione di migliaia di ettari, prima coltivati a grano, trasformati a frutteto e vigneto. A tale trasformazione contribuì la crescita della domanda di vino e il relativo aumento dei prezzi, complice il progresso tecnologico che rese più facile e redditizia la coltivazione. Il porto di Scoglitti fu potenziato per fare fronte alle richieste dei vini; nel 1860 l’esportazione dall’agro di Vittoria toccò i 300mila ettolitri (oggi ne vengono prodotti circa 15mila), in particolare verso la Francia che, nel frattempo, aveva subito i terribili danni della fillossera. La domanda aveva stimolato la creazione di nuovi impianti, al punto che vennero sradicati anche oliveti secolari.
La fillossera non tardò ad arrivare: comparve in Sicilia nel 1880 in provincia di Caltanissetta, due anni dopo in provincia di Messina. Nel 1898 apparve anche a Salemi e Marsala, causando un forte periodo di crisi.
A Catania, fu fondata, nel 1881, una scuola di viticoltura ed enologia, cui fecero seguito le Regie Cantine e i Regi Vivai di Viti americane. Un’utilissima attività di ricerca e sperimentazione fu svolta anche dalla Regia Cantina Sperimentale di Noto che sorse nel 1889. La Cantina gestiva gli stessi vivai di Noto, di Siracusa e Vittoria e si occupò di ricostruire i vigneti distrutti dall’afide, coadiuvando l’attività con conferenze, corsi pratici, distribuzione gratuita e vendita sotto costo di barbatelle innestate. Vittoria pagò a caro prezzo la scelta monocolturale; migliaia di piccoli proprietari caddero in rovina, totalmente privi di capitale per procedere ai reimpianti, la ricostruzione avvenne soprattutto grazie alle grandi famiglie proprietarie terriere.
Dopo il 1891 la caduta della domanda di vini da taglio rese antieconomico il ripristino dei vigneti danneggiati e la superficie subì un decremento, i vigneti francesi, austriaci, ungheresi erano stati ricostruiti, i mercati si chiusero e le esportazioni diminuirono toccando il punto più basso nel 1907.
Da quel momento, la Sicilia strutturò la sua produzione sui vini da taglio e mezzo taglio, togliendo spazio a zone vocate e a vitigni adatti (nelle contrade di Vittoria il Frappato in particolare) a dare vini fini da pasto.