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Nero d’Avola e frappato nel cuore dell’oriente siculo

COS è la prima azienda che mi prefiggo di visitare. Incontro Giusto Occhipinti, vulcanico, spiritoso come sempre e, mentre preleva il vino da alcuni dei pithoi dell’anforaia, mi racconta le origini dell’azienda, nata nel 1980 da tre amici: lui, Giambattista Cilia e Cirino Strano. Il nome è l’acronimo dei loro cognomi. Per la prima vendemmia ricevono in affitto da Giuseppe, padre di Giambattista, la vigna ad alberello di Bastonaca e la vicina vecchia cantina di famiglia. COS inizia a far circolare il Cerasuolo di Vittoria, abbraccia la scelta biodinamica e, in anticipo sui tempi, nel 2000, utilizza le anfore di terracotta. L’azienda oggi conta oltre 30 ettari vitati di proprietà e, dal 2003, la sede della cantina si trova in località Fontane, da cui prende il nome il loro più ambizioso Cerasuolo Classico.

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Da Vittoria basta guardare verso nord-est per scorgere Chiaramonte Gulfi, posizionata a circa 700 metri, detta anche il Balcone di Sicilia per la posizione panoramica. La vista va da Gela (Ovest) all’Etna (Nord-est), la valle dell’Ippari e i suoi paesi (Comiso, Vittoria, Acate) e le dorsali degli Erei fino a Caltagirone, oltre il mare. Il territorio comprende un’area che va dai monti Iblei fino alla piana di Vittoria. Nelle zone più alte sono presenti ampi oliveti della tipica cultivar Tonda Iblea, qui è impegnativo praticare la viticoltura. Nel bassopiano raggiungo Angelo Di Grazia, enologo di Vigna Meridio, piccola azienda proprietaria di una vigna di nero d’avola, frappato e alicante; è molto interessante la chiara differenza del terreno rispetto a Vittoria: marne, sabbie e argille.

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Caltagirone si trova tra i monti Erei e gli Iblei, siamo a una quarantina di chilometri a nord ovest da Chiaramonte Gulfi. La città sorge al margine occidentale della provincia di Catania, a 608 m di altitudine, adagiata sulle tre colline che costituiscono lo spartiacque tra le valli del fiume Maroglio, che sfocia nel golfo di Gela, e quella del Caltagirone che scende invece verso la piana di Catania. Nella parte meridionale del territorio, a circa 20 km dalla città, si trova un piccolo altopiano sabbioso dove sorge il borgo di Santo Pietro con la sua Riserva naturale. Passo qualche ora qui, tra le sugherete del Parco in compagnia di Gianfranco Daino. Abbiamo di fronte la suggestiva vigna del Suber, il suo rosso da nero d’Avola, frappato e alicante, durante la potatura da parte della squadra dei Vigneri; 9000 viti per ettaro. Siamo nell’area più verdeggiante del territorio calatino, ricca di secolari querce da sughero (Quercus Suber, da cui prende il nome il vino).

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Proseguendo verso nord, lungo la strada statale 124, s’incontra San Michele di Ganzaria, siamo circa 500 metri in zona collinare nei pressi della montagna della Ganzaria, a sud dei monti Erei, verso il cuore della Sicilia. Si tratta di una suggestiva zona rurale piantata a grano e ulivi, con poche vigne sparse. Sono qui per Filippo Rizzo e i vini di Lamoresca, che si riveleranno tra gli assaggi più evocativi, a evidenziare quanto un’agricoltura e un’enologia naturali incidano sul profilo espressivo anche in un territorio “estremo” come questo. Il nome dell’azienda deriva dal primo oliveto acquistato nel 2000, quarantasei alberi secolari della varietà Moresca.

San Michele dG

Sulla via del ritorno vado verso Noto. Oltre Modica, lungo le varie strade statali e provinciali, il paesaggio offre panorami incantevoli inframezzati da innumerevoli, lunghissimi muretti a secco costruiti dal calcare frantumato per consentire la lavorazione delle terre. La zona, dal punto di vista geologico, è formata dal grande tavolato ibleo costituito da strati sedimentari e affioramenti di lave relative ai fenomeni del vulcanismo omonimo. La vegetazione tipicamente mediterranea interrompe le lunghe distese di agrumi mentre i vigneti migliori si estendono verso Pachino, il mare e sulle pendici delle piccole colline con pendenze ed esposizioni differenti e cromatiche disomogenee. Qui, l’impianto ad alberello pachinese impupato 4 ha densità rilevanti. Guido tra le contrade più importanti: Buonivini, Maccari, Bufalefi, San Lorenzo. Qui. presso l’azienda Marabino, incontro Pierpaolo Messina generoso e dall’entusiasmo contagioso; mi descrive minuziosamente le composizioni delle terre, le esposizioni e, nell’assaggio dei vini, è rivelata chiaramente la diversità dei suoli e la ricchezza donata dal contesto e dalle pratiche agronomiche biodinamiche.

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Quindi incontro Dario Serrentino, giovane proprietario de Il Mortellito. Visitiamo le vigne tra Bufalefi e Maccari, vecchi alberelli di Nero d’Avola e Frappato (ben presente in queste zone fino agli anni settanta, ora rarissimo) oltre a un recente impianto di Grillo e Moscato.

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L’ultima tappa è un luogo d’incanto, la Riserva Naturale di Vendicari, oasi protetta, ubicata nell’estremo lembo sud-orientale, tra Noto e Pachino. Ho la fortuna di camminare in una vigna ad alberello di Nero d’Avola che poggia su una sabbia rossa con inserti di terra nera, si affaccia sul pantano Sichilli, la laguna alimentata dalle acque dello Jonio, dimora di qualche decina di fenicotteri. Sichilli è anche il nome del vino, a base di nero d’Avola, prodotto dalla giovane azienda di Vittorio Savino, anch’essa nel consorzio dei Vigneri.

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È un congedo confortante, un ultimo sguardo alla bontà della bellezza prima di affrontare 900 chilometri in un sorso, con la musica giusta e l’arancino a bordo del traghetto.

 

Bibliografia:
Buttitta Antonino, Il vino in Sicilia, Sellerio editore, Palermo 1977
Lentini Rosario, L’invasione silenziosa, Torri del Vento Edizioni, Palermo 2015
Soldati Mario, Vino al vino, Mondadori, Milano 2006
Sono siciliano, Porthos 5, Porthos edizioni, Roma marzo 2001, pp. 16-21
Guida ai vitigni d’Italia, Slow Food Editore, Bra 2005

Fonti web:
Wikipedia
Consorzio Cerasuolo di Vittoria
Strada del vino Cerasuolo di Vittoria
Arianna Occhipinti
COS
Meridio
Manenti
Gianfranco Daino
Marabino
Lamoresca
Il Mortellito
Gulfi
Quincux

Discografia essenziale:
Mark Lanegan, Whisky for the holy ghost, Sub Pop, Seattle 1994
David Bowie, The rise and fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars, Rca, New York 1972
Black Sabbath, Paranoid, Vertigo, 1970
Cesare Basile, U fujutu su nesci chi fa?, Urtovox, Firenze 2017
Franco Battiato, Orizzonti perduti, EMI, Londra 1983
Carmen Consoli, Elettra, Polydor 2009

 

1 in cinque palmi ci sta tutta una vita

2 Fiore, fiore di gramigna/ la tirrannia calca i talloni/ miele di fichi secchi/ l’abuso e il potere/ strigliano e abbattono/ succo, succo di uva agra/ ogni governo che appesta questa terra/ granello, granello di sabbia/ ci scortica l’anima e semina rovina

3 Sono sempre alla finestra e vedo la grande civiltà/ che è stata, dove Turchi, Ebrei, e Cristiani si stringevano la mano/ allora si pensava che “La diversità è ricchezza”/ tempi di bellezza e di poesia, d’amore e di saggezza/Quel che è stato ieri oggi forse potrebbe ritornare/ solo se troviamo semi buoni da piantare/ In questa terra di fuoco e mare oggi sento che mi parla il cuore/ e dice che le cose stanno per cambiare

4 Impupato poiché viene “liato”, si legano i germogli a un tutore di canna e poi successivamente è “mazzunato”,  i germogli vengono piegati per inibire la dominanza apicale , come da antica tradizione. Fonte: www.marabino.it